Tempo, cornice e luce. Tre parole e tre concetti chiave che raccontano la progettualità di Ico Migliore e Mara Servetto dello studio Migliore+Servetto Architects. A questi tre valori se ne aggiunge un quarto: condivisione. “Uno spazio, che sia interno o esterno, va immaginato nel suo insieme. Il progettista, il designer e tutte le varie figure professionali dedicate a un progetto non possono lavorare autonomamente l’uno dall’altro. È come in un film, bisogna mettere insieme tutte le competenze fin dall’inizio”. Ico Migliore, che abbiamo incontrato nel suo studio milanese, sintetizza così la sua visione dell’architettura e del design. Dal 1997, da quando ha fondato con Mara Servetto a Milano, sua socia e compagna, lo studio Migliore + Servetto Architects ha lavorato a progetti diversi, dall’architettura all’urban design e dai musei agli allestimenti temporanei.
Padiglione Italia in Triennale
Ultimo in ordine di tempo è il Padiglione Italia alla XXII Esposizione internazionale alla Triennale di Milano con l’opera 4 Elements Taking Care per cui Ico Migliore, nominato curatore insieme a Federico Bucci, Luisa Collina con Marco Bocciolone, Donatella Sciuto del Politecnico di Milano, ha voluto rappresentare una contemporanea biblioteca del sapere scientifico per restituire la visione dell’approccio multidisciplinare e analitico del Politecnico di Milano. “In Triennale ogni nazione ha scelto un’eccellenza nella formazione – spiega Migliore – e per l’Italia è stato selezionato il Politecnico di Milano. Ci siamo chiesti: come possiamo raccontare in 100 metri quadrati circa la storia e le peculiarità di questo centro del sapere? Volevamo stimolare il pubblico con un’idea di complessità. Credo sia fondamentale oggi ripartire da qui nell’architettura, dare spunti alle persone per andare più a fondo. Così, per il Politecnico abbiamo immaginato un progetto che raccontasse l’eccellenza dell’istituto nell’ambito della ricerca nei settori aria, acqua, terra e fuoco”.
Nasce così l’idea di suddividere lo spazio in tre parti. Nella parte centrale, in un’articolata video-installazione che congiunge cielo e terra sono proiettati i quattro elementi e i problemi ambientali che affliggono il pianeta. Intorno, una sorta di libreria a tutta altezza che avvolge il visitatore e composta da grandi libri fuori scala che lo invitano a scoprire, in modo interattivo attraverso dei video, 41 progetti del Politecnico. Terza ed ultima parte è una sorta di wunderkammer del Politecnico con disegni progettuali, immagini storiche e oggetti che tracciano la storia dell’università passando dai suoi celebri studenti da Carlo De Carli a Enrico Forlanini e Giovanni Muzio. “Abbiamo concepito questo progetto per poter dialogare con pubblici diversi e dare la possibilità a tutti di poter attingere spunti di approfondimento”, aggiunge Migliore.
Retail e museo, sempre più vicini
L’idea di andare oltre la semplice presentazione delle immagini è il fil rouge di tutta la progettualità dello studio nell’ambito museale e il perno del suo concetto di un nuovo tipo di esposizione della cultura. “Con il nostro studio siamo attivi in tre ambiti – spiega – retail, culturale e urbano. I primi due si stanno sovrapponendo da tempo. I negozi sempre più musei e, viceversa, i musei devono diventare luoghi da consumare, dove poter tornare, allontanandosi quindi dall’iconografia tradizionale di ambienti polverosi. E così anche il retail. È vero, ormai si compra online ma proprio per questo il negozio è il luogo dove poter approfondire, dove poter scoprire, dove poter essere al riparo dalla profilazione digitale, dove i marchi possono raccontarsi. Qui – aggiunge Migliore – l’elemento chiave è il rapporto con il tempo. Che, secondo me, è la vera unità di misura dei luoghi. Se non si progetta in base al tempo, si rischia di dare vita ad ambienti non funzionali”.
Un esempio sono i negozi di Dmail, la catena che fa capo al gruppo Percassi. “Tre anni fa ci hanno selezionato per progettare i nuovi punti vendita. Abbiamo pensato a tutto, dal tempo, alla flessibilità, al cambio merci, all’uso della luce”. Uno dei prossimi progetti sarà il concept per un noto marchio italiano di abbigliamento, recentemente rilanciato dopo essere passato sotto il controllo di un gruppo straniero. “Anche in questo caso siamo partiti dal tempo, cercando di capire come le persone si relazionano a questo elemento. Ma sono convinto che, assieme a questo, la luce sia uno degli elementi fondamentali che devono stare alla base del progetto. La luce è funzionale, narrativa, crea un ambiente, sa rendere uno spazio ospitale o meno. Bisogna partire da lì, capire dove spostare l’asticella della narrazione tra la luce narrativa del cinema e quella fredda dello stadio. In mezzo c’è l’equazione perfetta per creare un rapporto con il luogo circostante”.