Esperienza e digitale, qualità e flessibilità, decorativo ma sempre più progetto. Dovendo aggettivare il futuro prossimo delle aziende della luce è lì che si deve
andare a pescare.
Sono piccole ma indipendenti, per questo flessibili e capaci di surfare le onde burrascose del mercato. Con una certa dose di autarchia, ma, se in gruppo, capaci di fare tesoro di tutti i benefit che questo comporta. Le aziende della luce chiudono l’anno in crescita, pur nelle difficoltà a reperire materia prima. E non vedono l’ora di tornare a fare esperienza.
OBIETTIVO MONDO
Un anno “euforico” il 2021 per la piacentina Davide Groppi. Se gli incrementi in termini di fatturato hanno riguardato tutto il settore, nell’ordine di un +20-30%, la maison della luce ha sovraperformato il mercato, mettendo a segno un progresso di circa il 40%, sia verso il 2020 sia il 2019. Il direttore commerciale Luca Pompili sottolinea il “momento magico” che l’azienda sta vivendo in “tutti i mercati di riferimento. Dall’Emea, alle Americhe fino all’Asia-Pacifico, tutti i mercati hanno partecipato a una crescita importante”. In Europa, in particolare, ottimo è stato l’andamento di Germania, Italia e Francia. Anche “la Cina, dove con Italian Design Brands – il polo dell’arredo e del design italiano di alta qualità di cui facciamo parte dal 2018 – abbiamo aperto una filiale, sta dando ottimi risultati”. A marzo 2020 IDB ha costituito una filiale interamente controllata a Suzhou, a ovest di Shanghai. A guidarla l’AD Emanuele Nespoli, imprenditore e manager italiano da circa 20 anni in Cina e con un’esperienza decennale nel settore dell’arredo e del design. “Abbiamo un’idea e una visione molto chiara sul mercato – spiega Pompili – lavoriamo, infatti, su due concetti macro: il dualismo progetto-oggetto e una forte sincronicità commerciale. Questo significa da una parte lavorare sulla ricerca di prodotti da immettere sul mercato che ci accompagnano nella vita quotidiana e, dall’altra, lavorare sul concetto di progetto”. L’azienda lavora sul creare la luce all’interno di uno spazio abitativo, siano essi privati o pubblici, enfatizzando lo spazio stesso, l’architettura, gli arredi, per “renderlo più bello” ed emozionante. Lato commerciale “c’è l’aspetto della sincronicità, che significa creare distribuzione, conquistare nuove quote di mercato nel mondo e lavorare sul racconto, brand awareness” e specifica “partiamo da Piacenza ma l’obiettivo è il mondo. L’area Emea per noi è fondamentale ma stiamo affrontando con grande entusiasmo anche le Americhe e l’Asia, con tutti gli investimenti e le certificazioni del caso, perché vi intravediamo grandi potenzialità di crescita”. E intanto ci si misura con i tempi nuovi, dove il fisico e il digitale assumono per certi versi la medesima importanza, ma dove l’esperienza conta ancora moltissimo. E per farla vivere Davide Groppi dà vita al Teatro, un luogo creato all’interno dell’azienda e dedicato ai professionisti che vogliono immergersi nel mondo di Davide Groppi. Il Teatro “rappresenta la necessità di fare vivere l’esperienza della nostra luce e della nostra poetica, cioè l’insieme dell’estetica e dei significati che connotano la nostra produzione e collezione in un modo vero, autentico e immersivo”, spiega Davide Groppi, designer e fondatore del brand. “Abbiamo costruito questo luogo molto ampio all’interno dell’azienda, partendo dalla negazione della luce e rappresentandola in due modi: da un lato come oggetto e qualità del nostro lavoro, attraverso le lampade che rappresentano le lettere del nostro alfabeto ideale con il quale costruiamo racconti; dall’altra facendo in modo che la luce sia l’oggetto della nostra fotografia, come accade nel cinema e nel teatro”. “Nel piano strategico di quest’anno abbiamo considerato la possibilità di invitare clienti, architetti, scrittori, follower a vedere il nostro lavoro. Ad oggi sono cinque, a breve, sei, i teatri sul territorio, principalmente in Italia e contiamo di realizzarli fra non molto anche all’estero: spazi esperienziali, piccoli teatri, ambasciate dove si può andare a conoscere il nostro lavoro”.
PICCOLI MA COMPETITIVI
Da luglio scorso anche Axolight è entrata nel gruppo IDB. L’azienda di illuminazione con sede in Italia e negli Stati Uniti persegue ora un chiaro obiettivo strategico: “interagire in maniera contemporanea con il mondo della progettazione che è fatto da light designer e interior designer. E collocare le proprie creazioni presso la distribuzione selettiva, quella in grado di comprendere il valore del design, del processo creativo che c’è dietro e del made in Italy”. spiega l’amministratore delegato Giuseppe Scaturro. “Solo così – evidenzia – si resta competitivi pur essendo medio-piccoli nel momento in cui molti produttori si stanno dedicando alla produzione massiva”. E in questo senso, Axolight è reduce da “un percorso in cui ha razionalizzato e ottimizzato le linee di business dell’azienda per potersi focalizzare verso il core business vero”. E se il 2020 è stato traghettato senza difficoltà, pur nell’assenza di fiere, ma avendo cambiato il modo di comunicare, “Oggi la comunicazione virtuale può continuare a funzionare bene, soprattutto se affiancata a quella dei canali tradizionali. Abbiamo infatti di nuovo la necessità di toccare e fare vedere il prodotto, anche in maniera diversa rispetto al passato”. Acquisita dunque una strategia di comunicazione virtuale, si deve ora “tornare a cercare spazi contemporanei e a immaginare eventi dove, in modo moderno, si accolga il giusto target di persone e si comunica loro un messaggio corretto”. Insomma, sottolinea Scaturro, “c’è la necessità di un mercato fisico che va però riportato alla contemporaneità”. Intanto l’azienda si prepara all’appuntamento con la Design Week di giugno con una presenza all’interno di uno spazio destinato al B2B in corso Monforte e qualche evento in città in corso di progettazione. È inoltre auspicata la presenza ad Euroluce 2023.
OGGETTI CHE DURINO NEL TEMPO
Leucos, dopo alcuni passaggi di mano, è stata acquisita nel 2019 da Abramo Manfrotto, già Ceo di Alu. Che chiosa”: Un anno dopo è arrivato il Covid”. Per altro già “l’azienda aveva attraversato un momento difficile. Il nostro programma era dare corso a un riassestamento e ripartire”. I programmi sono stati un po’ messi in discussione, ma il periodo difficile è comunque servito a “mettere a punto una serie di attività e obiettivi”. Intanto l’azienda è stata trasferita da Salzano al medesimo stabilimento di Alu, così da dare corso a una serie di efficientamenti e di saving di costi (pur mantenendo due ragioni sociali distinte). Al contrario negli Stati Uniti, “abbiamo portato Alu all’interno del magazzino di Leucos”. Per le medesime ragioni. “Abbiamo lavorato molto dietro le quinte – spiega il Ceo – anche a livello organizzativo, nella razionalizzazione e aggiornamento della gamma prodotti”. Oggi finalmente, “possiamo riaprire nei mercati esistenti: il primo progetto è un ristorante a Copenhagen, con luci decorative su misura. Poi gli Usa, che sono storicamente sempre stati il nostro mercato di riferimento”. E se nel 2021 Leucos è riuscita a realizzare un 15% in più di giro d’affari sul 2020 (il 2019 non è un termine paragonabile, essendoci stata l’acquisizione) ora per il 2022 puntiamo al raddoppio”. Altre scelte strategiche hanno riguardato la “riduzione della gamma a catalogo” e “migliorie su famiglie di prodotti dal punto di vista qualitativo, quindi sia in termini di materiali, ma anche di capacità di durare nel tempo. Puntiamo a prodotti duraturi. Abbiamo poi lanciato due nuove famiglie e stiamo lavorando su una terza, con Patrick Jouin, con il quale Leucos aveva lavorato nel passato, oltre a un’altra lampada disegnata da un giovane designer tedesco, molto semplice ma bella” assicura Manfrotto. Che per il momento non pensa a crescere per linee esterne: “non è detto – assicura – che per essere forti bisogna essere grandi, entrare in un gruppo o in un fondo. Piccoli e flessibili ti consente a volte di prendere anche dei rischi che l’azienda grande non può permettersi”. Sicuramente, per il futuro, molti più progetti custom.
Nel segno della tradizione ma con una passione per il digitale Martinelli Luce, che sta prendendo le misure con il Metaverso e rispetto a cui ci saranno a breve novità. “Il 2021 – assicura il Ceo Marco Ghilarducci – è andato molto bene, nonostante la difficoltà a reperire semilavorati e alcune componenti che abbiamo dovuto sostituire con altre”. Superati i 20 milioni di euro (+60% sul 2020), grazie anche a una rapidissima conversione all’utilizzo delle nuove tecnologie in azienda. “Sono un appassionato”, confessa Ghilarducci, terza generazione alla guida dell’azienda insieme alla madre, che è socio e presidente. Quello che ha funzionato, in particolare, è stato “tutto il settore decorativo”, che ha venduto attraverso i canali e-commerce indiretti. Ora la spinta a progredire sulla strada della digitalizzazione è segnata. Anche in funzione del contract: “ci sarà un configuratore che ci permetterà di lavorare sempre di più nel settore. A catalogo abbiamo tantissimi prodotti, anche tecnici. La loro caratteristica è che sono componibili”. E che quindi possono sempre offrire “soluzioni custom”. Anche Martinelli, particolarmente forte nel Nord Europa, in Olanda e Belgio, ha avuto ottimi risultati dagli Stati Uniti e quest’anno andrà a inserire cinque nuovi prodotti. Una crescita, quella dell’azienda, “a piccoli passi. Non ho mai creduto nelle cose eclatanti”. La crescita dimensionale in questi anni c’è stata, ma tutta interna. Nessun pensiero a crescere ancora attraverso acquisizioni, fusioni o ingressi nel capitale. Molti i fondi che hanno bussato alla porta ma “da sempre sono contrario. A noi piace divertirci. Diversamente, non sarebbe possibile”. E intanto, per festeggiare i 100 anni dalla nascita del fondatore, si guarda al mondo virtuale, al Metaverso, appunto, con eventi in contemporanea e sovrapposizione con il mondo fisico.
IL VANTAGGIO DELL’INDIPENDENZA
A conduzione familiare anche Lumina, di cui Ettore Cimini, è proprietario (con il fratello e la mamma) e amministratore unico. Nel 2020 ha messo a segno una crescita del giro d’affari del 40% “del tutto inattesa”. “Ora dobbiamo capire se queste performance resteranno o no”, ma certamente siamo “un’azienda viva, attiva”. Che viaggia convintamente sola: “tarare la propria andatura su quella degli altri può essere comodo, perché dà accesso a documentazioni, normative, bandi… Ad andare da soli, però, si sta più attenti a risorse, rischi e opportunità. Noi siamo tra le poche aziende di illuminazione che producono quasi tutto in Italia. Per questo la nostra esposizione è molto limitata. Subiamo gli aumenti solo sulla materia prima e non sui costi dei fornitori. Questa catena produttiva corta ci ha indubbiamente avvantaggiato”. Una scelta “che è stata fatta nel 2007-2008 con la crisi economica mondiale, quando i fatturati sono crollati per tutti. Noi eravamo strutturati all’interno come produzione e abbiamo puntato tutto sulla qualità. Una scelta fortunata all’epoca: mentre gli altri facevano outsourcing noi producevamo tutto internamente puntando sulla qualità. Anche se, confesso, sono sempre siamo stai bravi a raccontarlo”. L’obiettivo per il prossimo anno è intercettare il contract estero. Soprattutto in Cina, Middle East, Cina e Russia.
IL RITORNO IN PRESENZA
Bene il 2021 anche per Stilnovo, che ha terminato l’anno con un aumento del fatturato del 25%, laddove il gruppo che ha acquisito il brand – Linea Light – ha fatto +15%. “Stiamo mantenendo la tabella di marcia che ci eravamo prefissi” spiega il direttore commerciale Gianluca Salciccia. Del resto, “Stilnovo è stata seguita in modo particolare, è un po’ il gioiello di famiglia, per il prodotto che esprime, la comunicazione e per come la stiamo veicolando. Una sfida nella sfida”. Anche Stilnovo, come altre realtà, ha dovuto affrontare diverse vicissitudini aziendali. L’acquisizione è avvenuta nel 2019 e “il mercato ci ha dato riscontro. Non solo in Italia, dove il brand è più conosciuto, anche il mercato cinese ed europeo ci stanno dando soddisfazioni. Il +25% rappresenta la base per la ripartenza”. Certo che “il prodotto Stilnovo va toccato, spiegato, capito. Difficile farlo a distanza. Abbiamo lavorato sin qui per immagini, ma contiamo per il futuro di riattivare tutte quelle attività promozionali che sono necessarie. Viaggiare nelle capitali europee e mostrarlo ci darà slancio, siamo ottimisti”. Appartenere ora a un gruppo ha sicuramente favorito la società in questa difficile fase di mercato, in cui si devono affrontare l’aumento del costo dell’energia e la carenza delle componenti soprattutto elettriche. Con tutte le conseguenze del caso. “Linea Light Group anche grazie ai numeri positivi del passato, ha preferito assorbire e fare solo aumenti accettabili per il mercato” chiarisce Salciccia. Il punto vero di partenza per il futuro sarà Milano, ma “guardiamo molto agli Usa”, mentre “metteremo in campo un’operazione massiva sull’e-commerce. Stiamo spingendo in tutte le direzioni a 360 gradi, facendo leva sulla peculiarità del nostro gruppo che è molto forte sul progetto”.