Entro il 2030 verranno investiti oltre 13 miliardi nel real estate milanese. Molti progetti hanno già visto la luce e se ne intravede la conclusione a brevissimo. Altri verranno realizzati nel corso dei prossimi tre anni. In tutti i casi, la tendenza è salire in verticale. Fu la scuola di Chicago, dopo il grande incendio del 1871, a teorizzare la crescita verticale delle città attraverso un significativo utilizzo dell’acciaio. Centocinquanta anni dopo, le stesse torri si innalzano in tutte le principali metropoli del mondo. Simbolo di progresso ma anche simbolo di ricchezza e ascesa sociale. Da New York a Singapore, da Londra a Dubai, i grattacieli hanno offerto risposte efficaci alla mancanza di spazio in contesti urbani già molto densi. Abitazioni, uffici, centri commerciali, nessuno ha resistito alla tentazione di cercarsi uno spazio sempre più in alto nelle cattedrali per eccellenza della modernità. Oggi le forme dei grattacieli sfidano la gravità ma restituiscono anche spazio al verde cittadino soffocato dalle colate orizzontali di cemento delle palazzine. Nuove soluzioni tecnologiche e architettoniche rendono i nuovi edifici eco-sostenibili e a basso consumo energetico. Sopravvissuti ai timori degli attacchi terroristici dopo l’11 settembre, costantemente simbolo di bolle finanziarie pronte a scoppiare in tutto il mondo, i grattacieli affrontano oggi la sfida della pandemia, degli uffici svuotati dallo smart working e dallo spopolamento delle grandi città a favore delle campagne e di un ambiente più a misura d’uomo.
La risposta di Milano è però chiara e netta: avanti tutta, una mossa d’orgoglio nei confronti di chi crede che la capitale meneghina sia giunta al declino e una scommessa, ancora una volta, per il futuro. Poco importa se oggi le nuove torri di Citylife sono quasi spente o la Unicredit Tower quasi disabitata. Non si tratta quindi di scommettere sul ritorno alla normalità ma di una transizione verso un new normal che Milano non ha timore a declinare a modo suo. La ricetta di Milano prevede quindi sempre meno uffici e case in palazzi di piccole dimensioni e spesso bisognosi di rifacimento, a favore di edifici che si sviluppano in altezza, in prossimità del centro storico, che favoriscono l’incontro e la condivisione, sostenibili, comodi da raggiungere e circondati da aree verdi. Non è un caso che la qualità della vita a Milano venga riconosciuta come in forte miglioramento già da diversi anni.
Dove oggi trovano sede la Torre PWC, firmata Daniel Libeskind, la Generali progettata da Zaha Hadid e la Allianz di Arata Isozaki, si affaccerà sulla medesima area anche la nuova Torre Aurora, prossima al completamento con i suoi 143 appartamenti su disegno degli architetti Pierluigi Nicolin e Sonia Calzoni, e la cosiddetta ‘quarta torre’, The Portico, un nuovo edificio destinato a ospitare uffici disegnato da Bjarke Ingels Group, già ribattezzato ‘lo sdraiato’ per via della sua forma che completerà l’importante riqualifica dell’ex zona Fiera.
Proseguiranno anche a ritmo serrato gli interventi previsti in prossimità della Stazione Garibaldi e Stazione Centrale. Lungo la sola direttrice di via Melchiorre Gioia, vedranno la luce ‘La Scheggia’, che sarà sede di Ubi Banca. Disegnata Gregg Jones di Pelli Clarke Pelli Architect, sarà il primo edificio in Italia a rispettare gli stringenti parametri del Nearly Zero Energy Consumption Building. Il suo completamento è previsto per il 2021. È alta 120 metri. Poi la nuova sede Unipol. Progettata da Mario Cucinella, la torre è già nota come il ‘Nido Verticale’ per la sua particolare struttura che ospiterà un giardino panoramico e uno sky restaurant. Torre Gioia 20 di 104 metri, firmata da Antonio Citterio e Patricia Viel arricchirà ulteriormente lo skyline di Porta Nuova. Altra zona, altro grattacielo: la Torre Faro è il progetto della nuova sede di A2A su disegno di Antonio Citterio e Patricia Viel che dovrebbe vedere la luce nel 2023: una forma tubolare interrotta da giardini pensili a 60 metri di altezza. Dovranno certamente essere date risposte strutturate a problemi complessi come quello di garantire abitazioni ad un costo sostenibile, riqualificare e riconvertire i piccoli uffici e i palazzi costruiti nel secondo dopoguerra, garantire adeguate zone verdi ed un’efficienza nei trasporti adeguata alla nuova urbanistica.
Come nella Chicago di fine Novecento, spesso le grandi difficoltà dinanzi alle quali è difficile trovare risposte certe si trasformano in occasioni uniche di rilancio e progresso. Milano ha lanciato la sua sfida che, se vinta, non vedrà innalzarsi solo il profilo del suo skyline ma anche quello di una capitale europea modello di crescita e sviluppo.