Quanto pesano le imposte all’import sul mobile italiano? Ogni Paese che le applica presenta valori differenti a seconda della voce doganale. Negli Usa, la maggior parte delle categorie resta duty free ma si teme un inasprimento. Il picco è in India, con il 43,96%.
A volte ritornano… Il 2019 è stato l’anno dei dazi, prima minacciati e poi concretizzati, con gli Stati Uniti protagonisti nell’adozione di una misura che, prima di Trump, sembrava ormai appartenere al passato. Le tensioni commerciali prima con la Cina, poi con l’Unione Europea – a seguito dei noti fatti legati ai sussidi europei ad Airbus – hanno quindi determinato la cancellazione della magica formula duty free, conseguenza dell’apertura commerciale dei quindici anni precedenti. A ben vedere, però, la realtà non è costruita su un manicheismo puro, prima no e adesso sì, perché i dazi non erano mai del tutto scomparsi. E il mondo del mobile, per ora risparmiato dall’inasprimento che invece ha colpito formaggi, liquori e altri prodotti made in Italy, lo conferma.
QUADRO AMERICANO
Leggere i valori medi del dazio è tutt’altro che facile, perché si devono affrontare codici doganali estremamente differenti. Ad esempio, nel caso degli Stati Uniti, la tariff schedule del mobile comprende al capitolo 94 una ventina di pagine di sottocategorie e all’interno di queste pagine domina la parola free, con l’eccezione di quei Paesi che sono disciplinati a parte (categoria comprendente ormai soltanto Cuba e Corea del Nord). Tuttavia, a partire da pagina 13, compaiono le prime percentuali di applicazione dei dazi: si va un minimo del 3 fino a un massimo del 12% per particolari tipi di lampade. E se è vero che in generale il mobile italiano destinato agli Stati Uniti viene risparmiato dai dazi, nel particolare, ci racconta Diego Quadrelli, direttore generale di Tramo Contract: “I dazi a oggi non esistono per mobili o per oggetti d’arredo, ma sono riscontrabili ad esempio per le parti in marmo. Quindi, se consideriamo una cucina, potrebbe essere totalmente tax free: ma se il top è in marmo, quella parte è sottoposta a dazio. Questa complessità rende sostanzialmente impossibile indicare, in un mobile, l’imposta media applicata in dogana”.
Tramo, acronimo di Trasporto Mobili, è una società leader nel suo ambito che, come si può intuire, è quello di trasportare esclusivamente mobili e complementi d’arredo. Ha sede in Svizzera e opera in tutto il territorio nazionale. È presente nel mondo con 16 società e con diversi accordi di partnership locali. “Negli Stati Uniti – precisa Quadrelli – siamo particolarmente forti perché disponiamo di cinque società che coprono ogni area dell’Unione. Così il fatturato generato dalle consegne in Europa è più o meno lo stesso di quello che deriva dal trasporto negli Usa”. Tramo Contract serve circa 1.500 mobilifici, perlopiù italiani, e muove 530mila metri cubi di mobile l’anno. Ovviamente nel territorio dell’Unione Europea non si pongono problemi, perché non c’è limite alla circolazione delle merci e non ci sono dazi (con l’incognita futura della Gran Bretagna), ma ciò non significa che l’Europa, nella parte extra Ue, ponga meno problemi rispetto agli Stati Uniti. “Può sembrare assurdo, ma una delle destinazioni più complicate è proprio la Svizzera”, afferma Quadrelli. “Noi ci siamo dotati di una dogana interna, grazie alla quale riusciamo a gestire con più semplicità le pratiche, ma questo non ci esime dal dover rispettare tutte le garanzie richieste e dall’avere una documentazione perfettamente in regola”.
Tuttavia, i maggiori problemi secondo l’esperienza degli spedizionieri sono riscontrabili in determinate aree del mondo: si tratta di Russia e America Latina. La prima è complicatissima dal punto di vista pratico e burocratico. Stando alle tabelle che ci sono state fornite da Ice Mosca, il capitolo 94 ovvero quello legato al mobile prevede una quota fissa, che può tranquillamente superare il 10% del valore doganale del singolo pezzo, e una quota variabile sulla base del peso. Il calcolo medio, anche in questo caso, è impossibile, ma si può tranquillamente affermare che la tassazione non va quasi mai sotto il 10% del valore, al quale poi va sommata l’Iva. Complicato? In Brasile va anche peggio. La tabella fornita da Ice San Paolo prevede diverse forme di tassazione. Il dazio vero e proprio, uguale per tutte le categorie, incide per il 18% del valore, ma poi c’è un 25% di Icms (equivalente più o meno alla nostra Iva) e altre aliquote legate al programma di integrazione sociale (Pis) e al contributo per il finanziamento di sicurezza (Cofins). Quadrelli sintetizza così la situazione brasiliana: “Si arriva a pagare il 35% di dazio all’import e valori così alti sono evidentemente studiati per limitare l’ingresso di produttori esteri”.
Passando all’Asia, i dati di Ice evidenziano per la Cina un aspetto: l’import di mobili è sostanzialmente duty free, ma si applica un 13% di Iva che comunque frena, anche se di poco, la corsa del mobile italiano ponendolo ancor più fuori budget per la classe medio-bassa del Paese. In India, invece, troviamo la quota in assoluto più alta: per Ice è pari al 43,96% del valore. Nel mondo arabo, afferma Quadrelli, i dazi sono moderati, in alcuni casi ci troviamo perfino di fronte a Paesi che non li applicano, e la complessità burocratica è nella media. In sostanza, la situazione peggiore è quella legata alla Russia: “Per noi è più facile portare merce in Gabon che non a Mosca”, afferma il direttore generale di Tramo. Il quale, parlando invece del Far East, sottolinea: “Cina, Corea del Sud, Giappone e altri mercati locali sono affrontabili senza particolari difficoltà che non siano quelle puramente linguistiche, e per affrontarle ci siamo attrezzati appoggiandoci a un broker locale che ci segue tutta la documentazione, rigorosamente scritta nella lingua dei Paesi a cui i mobili sono destinati”.
RUSSIA CONGELATA
Nell’esperienza di De Girolami, azienda veneta specializzata in spedizioni internazionali con 35 milioni di ricavi annui e una quota extra Ue pari al 10%, il dazio è certamente un limite all’export, perché fa diminuire la competitività dei prodotti sui mercati di destino delle merci, ma è importante capire il contesto in cui un dazio nasce. “Può essere guidato da un’esigenza di protezione della produzione interna, può rispondere a politiche di produzione sottocosto da parte del paese produttore concorrente oppure può nascere nel contesto di uno scontro geopolitico”, sintetizza Leonardo De Girolami, vice presidente internazionale della società con sede a Motta di Livenza (Treviso), anch’essa iperspecializzata sul mobile e con clienti dislocati nei vari distretti nazionali: dalla Brianza al distretto del Livenza, dalla Toscana all’area adriatica fino alle Murge. Tra i loro primi clienti compare un gruppo francese. “Stati Uniti, Cina e mondo arabo, che sono i mercati extra Ue di riferimento del mobile italiano, non applicano dazi particolarmente severi – osserva – mentre per quanto riguarda la Russia, la situazione è attualmente congelata per colpa delle sanzioni derivanti dalla situazione geopolitica”.
Dazi a parte, ci sono molte altre forme di barriere non tariffarie ideate per limitare l’import del mobile italiano. De Girolami le elenca tutte: “Si va dalle procedure all’importazione complesse e burocratiche, con scarsa trasparenza, alle certificazioni di prodotto imposte sulla base di normative non chiare, alla mancanza di reti distributive e di partner locali, per arrivare alle distanze culturali e all’incertezza geopolitica che frena gli investimenti. Non esiste in assoluto una situazione peggiore e quando si parla di Paesi nei quali vige un dazio all’import del mobile italiano ed europeo, l’incidenza oscilla mediamente tra il 5 e il 15% del valore. Per evitare o limitare invece le barriere burocratiche e culturali, abbiamo scelto di collaborare con uno spedizioniere partner internazionale individuato proprio in virtù della sua conoscenza delle normative e delle procedure locali. Per nostra esperienza, una spedizione ha successo quando è stata ben preparata”.
Questa, naturalmente, è la situazione a oggi. Perché il futuro, stando alle sensazioni del momento, potrebbe essere un po’ più complicato. “Attendiamo le decisioni degli Usa, che al momento sembrano i più orientati verso misure protezionistiche. E un altro grande osservato speciale è la Cina, che rappresenta forse il mercato più promettente”, conclude De Girolami.