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Guardiamo al futuro con ottimismo

Davide Malberti, CEO di Rimadesio

Guardiamo al futuro con ottimismo

by Fiammetta Bonazzi
17 Marzo 2023

Si pensa a una fabbrica di mobili e s’immagina un luogo che sa di vernici e solventi, e risuona di rumori metallici, tonfi, martelli. A Giussano, cuore operoso della Brianza, il modello Rimadesio – un’avventura iniziata nel 1956 da Luigi Riboldi e Francesco Malberti a Desio, da cui l’acronimo Ri Ma Desio – non ha nulla a che vedere con questo format produttivo. Anzi. Da vent’anni il CEO Davide Malberti, che con il fratello Luigi è al timone dell’azienda, s’impegna per dare forma una fabbrica a misura d’uomo che lavora secondo un modello industriale sostenibile, ad alta tecnologia e a elevata flessibilità. Di questo piacere del fare, e del fare bene un passo alla volta, racconta Davide Malberti: imprenditore “illuminato” che, nonostante la tempesta dell’ultimo triennio, guarda al futuro con un ottimismo concreto. E tutto italiano.

Il 2022 sarà ricordato come l’annus horribilis per l’imprenditoria mondiale anche causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime, in particolare l’alluminio. Come è andata per Rimadesio?

Per noi è stato un anno positivo, nonostante una congiuntura ulteriormente complicata dall’inizio della guerra in Ucraina, che – fra i vari danni che ha provocato – ha anche alterato gli equilibri commerciali con la Cina, uno dei maggiori produttori mondiali di alluminio. In Rimadesio circa 65% dell’alluminio che si utilizza è riciclato e proviene da fonderie italiane, ma nel 2022 il prezzo del metallo ha subito un rialzo eccezionale: per il nostro approvvigionamento, pari a diverse centinaia di tonnellate nell’arco dei dodici mesi, abbiamo speso quasi il doppio rispetto al 2021. Poi, per fortuna, nel secondo semestre le quotazioni si sono stabilizzate e ora stanno leggermente calando, e lo stesso vale per il vetro, il legno, la carta e il cartone da imballaggio. Se questi sono i primi segnali del 2023, ci si può permettere di essere ottimisti.

C’è qualche novità sul versante organizzativo?

Arriviamo da un periodo di riassetto su più fronti – risorse umane, investimenti, impianti produttivi e logistica – ma questo non ci ha impedito di chiudere il 2022 con un fatturato di 75 milioni di euro e con 80 milioni di ordini, un record assoluto nella storia di Rimadesio. Rispetto al 2021, il 2022 ha registrato un incremento dei ricavi pari al 12% e l’inizio del 2023 si annuncia con buone potenzialità. Nel frattempo, sono andati avanti i lavori per la costruzione di una nuova sede che confina con la nostra fabbrica storica, a Giussano, dove trasferiremo le attività strategiche del brand, dalla produzione alla gestione logistica e commerciale fino ai vari uffici marketing e comunicazione, presumibilmente entro la metà del 2025. Questo stabilimento, acquisito per 14 milioni di euro, avrà una superficie coperta complessiva di oltre 44 mila metri quadrati a fronte dei 24 mila attuali. Nel nuovo quartier generale, il cui progetto è stato affidato a un importante studio di progettazione italiano, ci sarà anche uno spazio destinato alla ricerca & sviluppo, che va nel solco del format fabbrica 4.0 e rinsalda una volta di più il nostro impegno rispetto alle prospettive di crescita future e il desiderio di voler valorizzare il lavoro in presenza e la qualità manifatturiera tipica del territorio brianzolo, anche nell’ottica di portare in azienda nuovo personale. Il post Covid, in effetti, ha fatto emergere una notevole difficoltà nel reperimento di manodopera, specializzata e non, e, nel nostro settore, è un problema da affrontare con urgenza, soprattutto perché la domanda è in espansione.

Negli ultimi tre anni si è in qualche modo modificata la vostra presenza sui mercati?

L’Italia rappresenta tuttora un mercato di riferimento, e vale da sola il 32% del nostro fatturato. A seguire, in Europa, Germania e Spagna si distinguono per la presenza di negozi e monomarca a brand Rimadesio, mentre sono in evoluzione sia la Cina, dove stiamo costruendo un network commerciale con partner locali fidelizzati, che gli Stati Uniti, in particolare il Nord America, dove abbiamo creato una nostra filiale e dove nel 2022 si è registrata la nostra migliore performance in termini di ricavi dell’ultimo periodo. Sempre negli States, la primavera scorsa abbiamo inaugurato un flagship store da 600 metri quadrati in Madison Avenue a New York e a dicembre abbiamo aperto una showroom da 320 metri quadrati a Miami, in collaborazione con il partner locale Solesdi: si trova nel cuore del Design District, una delle più grandi aree commerciali del mondo dedicate al design di ricerca, all’architettura, all’arte, alla moda e al food.

Come si sta sviluppando il vostro modello commerciale?

Presenza capillare sul territorio attraverso una rete consolidata di rivenditori e alta qualità del servizio sono i pilastri su cui poggia la nostra strategia retail. Oggi siamo presenti nei negozi plurimarca specializzati nell’arredo per un totale di 700 punti vendita distribuiti in 85 Paesi, con una copertura estremamente articolata sia in Italia che all’estero. A questi si aggiungono le 65 showroom monomarca aperte nelle maggiori città del mondo, spazi espositivi completi in cui è possibile apprezzare l’intera offerta Rimadesio e accedere ai servizi di personalizzazione. Soprattutto dopo la pandemia è cambiato l’atteggiamento del cliente, che non si accontenta più solo del prodotto base – porte scorrevoli, armadiature, sistemi e arredi per il living, il pranzo o la zona notte – ma il più delle volte ci chiede finiture, accessori e realizzazioni tailor made: il Covid ha ridisegnato gli ambienti della casa e dei luoghi di lavoro, facendo emergere esigenze inedite di fruizione e divisione degli spazi. E se questa è la tendenza per il futuro, ed è probabile che sarà davvero così, il “negozio” andrà ripensato come un luogo di incontro privilegiato con l’utente finale ma anche come il fulcro di uno scambio di creatività fra azienda e clienti. Noi, del resto, fin dagli anni Novanta ci siamo posti la mission di essere una fabbrica che lavora soprattutto sul su misura, potendo contare su una tecnologia 4.0 applicata alla nostra fabbrica e su una filiera esterna perfettamente connessa, e nel tempo abbiamo maturato un know how che ci permette di assecondare in tempi brevi e richieste più diverse e complesse: è un vantaggio non da poco, soprattutto in una realtà di mercato come quella attuale, che vive l’esclusività del prodotto customizzato come antidoto alla globalizzazione di gusto dilagante.

Si può anticipare qualche novità in vista del Salone di aprile?

Anche quest’anno Rimadesio non sarà in Fiera: siamo convinti che ormai si tratti di manifestazioni non più sostenibili in termini di costi, di affollamento – una variabile non da sottovalutare – di gestione e di impatto sull’ambiente, e in ogni caso anche il nostro cliente finale ha capito che un allestimento fieristico comporta uno spreco di mezzi e di materiale che si può e si deve evitare. Preferiamo quindi partecipare alla Design Week usufruendo della nostra sede espositiva di via Visconti di Modrone a Milano, 800 metri quadrati dove è in corso un profondo restyling che terminerà in tempo per l’apertura del 17 aprile, e la stessa regola vale per il London Design Festival, per la New York Design Week e per Design Miami, tutti eventi nel corso dei quali saremo presenti nei nostri flagship store in loco, senza bisogno di allestire stand ad hoc. Presenteremo una collezione pensata per la zona giorno a firma di Giuseppe Bavuso, che dal 1987 collabora con noi e dal 1995 è il nostro unico designer oltre che lo storico direttore artistico di Rimadesio. Ci sarà anche l’aggiornamento di alcuni prodotti già in catalogo, proposti però con nuove finiture, che ormai sfiorano le 300 varianti, e declinati con diversi materiali, che spaziano su nove differenti tipologie, dall’alluminio al marmo, dai tessuti alle simil pelli, dal vetro al legno, che proviene da una filiera nazionale certificata.

La sostenibilità secondo Rimadesio?

La parola sta sempre più assomigliando a una formula vuota, a un termine di moda che può voler dire tutto e niente. Come imprenditori abituati alla concretezza, è già da tempo che lavoriamo per produrre nel rispetto della salute dei dipendenti e dell’ambiente, ponendoci nel tempo nuovi obiettivi sostenibili: sono scelte che implicano un costo ma, in prospettiva, generano risparmi industriali e danno vita a una diversa cultura d’impresa. Nel 2004, per esempio, siamo partiti con gli imballaggi eco e la produzione di energia da pannelli solari, nel 2007 siamo stati la prima realtà industriale in Europa a installare due impianti di storage a batterie agli ioni di litio, per cui oggi siamo energeticamente autosufficienti al 75% e abbiamo posizionato nel parcheggio aziendale le colonnine per ricaricare gratuitamente le auto elettriche o ibride di dipendenti e visitatori. Inoltre il processo di verniciatura è realizzato internamente solo con vernici idrosolubili della gamma Ecolorsystem, composta al 100% da vernici all’acqua prive di sostanze nocive per l’uomo e per gli ecosistemi, mentre nel 2022, anche per compensare il caro energia, abbiamo ridotto di 7,5 °C la temperatura nei forni di verniciatura, con un risparmio di 720 kg di CO2 alla settimana, pari a 43 tonnellate l’anno. Sempre nel 2022 è stato inaugurato un impianto per il riciclo dell’acqua utilizzata nel reparto-vetro, con un risparmio giornaliero di circa 15 mila litri che non vengono più prelevati dalla rete idrica comunale. Per ciò che concerne l’alluminio, che con il vetro è la nostra principale materia prima, ogni anno in Rimadesio ne vengono avviate al riciclo 130 tonnellate.

Ci sono in cantiere progetti contract?

La domanda al momento è più concentrata sul mercato casa e retail, e su poche commesse di alto livello, di tipo residenziale e nell’hôtellerie, dove ispirazioni home e soluzioni tipiche dell’hospitality sono sempre più mescolate fra loro. Probabilmente è finito il tempo di volersi cimentare a ogni costo su qualunque progetto: il nostro obiettivo è continuare a fare sempre meglio ciò che sappiamo fare già bene, come imprenditori e come persone.

L’articolo è disponibile sul numero di febbraio/marzo di Pambianco Magazine Design.

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