Dopo l’acquisizione da parte di Raza Heritage Holdings, continua la crescita di Frette. Marchio storico di homeware fondato da Edmond Frette nel 1860, è oggi conosciuto in tutto il mondo per i filati Made in Italy di qualità. L’azienda sta attraversando una fase d’espansione e sono in cantiere numerosi progetti. Ne abbiamo parlato con Filippo Arnaboldi, CEO del brand.
Qual è il modello di business di Frette?
Il nostro business, a grandi linee, si articola sostanzialmente in 50% retail e 50% hotellerie. In particolare quest’ultimo settore è, nell’ultimo periodo, particolarmente in crescita per la nostra azienda. Abbiamo infatti circa 1500 clienti e lavoriamo con grandi gruppi come Ritz-Carlton, St. Regis, Aman, Belmond, Mandarin Oriental o Four Seasons, per citarne alcuni. Dei 130 milioni di euro di fatturato dello scorso anno, 52 milioni sono derivati dall’hospitality e la geografia di questo settore si può suddividere in 60% Stati Uniti, 30% EMEA e 10% Asia Pacific.
Invece, dal punto di vista del retail contiamo attualmente 32 negozi diretti, ma, includendo anche gli store gestiti da terze parti, arriviamo a circa un centinaio di store in tutto il mondo in cui siamo presenti con i prodotti a marchio Frette. A livello di export i nostri mercati di riferimento sono nuovamente gli Stati Uniti, oltre agli Emirati Arabi, al Qatar e all’Europa dell’Est. In particolare la Russia, dove – nonostante la complessa situazione geopolitica attuale – abbiamo una presenza radicata.
Quali sono i progetti futuri dell’azienda?
Assieme ai nostri nuovi azionisti abbiamo finalizzato un piano quinquennale che prevede una notevole espansione della parte retail, che rimane una parte importantissima del nostro business. Da oggi al 2029 abbiamo in programma numerosi opening che porteranno gli spazi retail a quota 55 dagli attuali 32. Questa espansione sarà di supporto anche alla parte hotellerie, in quanto la gran parte dei nostri clienti fidelizzati ha avuto modo di sperimentare la qualità dei nostri prodotti all’interno di strutture ricettive di lusso. È una sorta di circolo virtuoso: l’hotellerie è il biglietto da visita del retail, e viceversa. Essere presenti con i nostri punti vendita in maniera capillare ci mette infatti in contatto diretto con le differenti realtà alberghiere. Un altro nostro obiettivo – e la domanda ci fa ben sperare – è raddoppiare il fatturato derivante dall’hospitality, attestandoci così su un giro d’affari complessivo di 300 milioni di euro entro il 2029.
Inoltre, la parte dell’ospitalità non si esaurisce solo negli hotel. Stiamo intraprendendo partnership anche nel settore cruise – come ad esempio la cruise line di Four Seasons – e nei treni brandizzati, come il Belmond Venice Simplon Orient Express. Questo settore offre delle sfide inedite, sia per le specifiche di prodotto – in quanto bisogna rispettare determinate esigenze di non infiammabilità – sia in merito a complessità logistiche.
A livello di prodotto, su che cosa avete intenzione di puntare?
Il nostro obiettivo è di diventare un global lifestyle luxury brand e quindi vogliamo puntare in particolare sulla parte decorativa. Dal 2016 abbiamo rinunciato al concetto di “stagionalità”: vogliamo introdurre nuovi prodotti che il consumatore finale possa sempre aggiungere a ciò che ha acquistato in precedenza. Ne è un esempio la collaborazione che abbiamo avviato con Thom Browne: è stato realizzato un prodotto che non ha assolutamente tempo e va oltre le mode. Inoltre, accanto al concept di sleeping experience che rimane al centro del nostro business, vogliamo espandere tutta la parte più marcatamente lifestyle, dal dining all’outdoor. E in questo senso ci stiamo anche orientando per proporre prossimamente un nuovo layout espositivo nei nostri spazi retail. Vogliamo creare degli showroom che rappresentino al pieno l’idea di “Casa Frette”.
Qualche altro progetto speciale?
Stiamo pianificando il ritorno nella sede storica dell’azienda, a Concorezzo (MB). Investiremo 2,5 milioni di euro per creare lì un museo aperto al pubblico dove esporre il nostro immenso archivio storico. Ma non solo, sarebbe bello anche poter creare una sorta di museo itinerante per far conoscere a tutti l’heritage di un’azienda che può vantare più di 160 anni di storia.