Manca la chiusura del cerchio. L’industria del design ha investito nel digitale coprendo il 75% della circonferenza, ottenendo risultati in tecnologia e automazione, Crm (customer relationship management) e gestione dei dati, comunicazione digitale e social; per completare il tutto mancherebbe l’e-commerce e qui le imprese italiane del mobile sono deficitarie. È quanto emerge dalla ricerca di Pambianco Strategie di Impresa presentata durante il quarto summit di Pambianco dedicato al design e organizzato con Interni Magazine e Federlegno Arredo.
La ricerca, illustrata durante il convegno da David Pambianco, è stata effettuata su un panel di 28 aziende leader, per un fatturato complessivo di 2,9 miliardi di euro (valore medio per azienda pari a 104 milioni), con un rapporto ebitda/fatturato superiore al 10 per cento. La ripartizione del giro d’affari di questo campione è quasi totalmente generata dalle vendite offline: il 56% circa delle vendite dipende dalla clientela wholesale, il 30% dal contract e il 14% dai negozi monomarca. L’e-commerce riesce a generare appena lo 0,4% e su 28 aziende considerate, soltanto due aziende hanno un sito dedicato.
“La rivoluzione digitale ha consentito un contatto diretto tra brand e consumatore, togliendo peso agli intermediari e aprendo un’autostrada alle aziende. Ma se c’è un’autostrada, va sfruttata”, ha affermato David Pambianco, sottolineando come non si possa più parlare di nicchia quando ci si riferisce agli acquisti online e al target di consumatore che opera tramite internet attraverso pc o smartphone. “Soltanto negli Usa, parliamo di 80 milioni di persone. Sono la parte rilevante del mercato”.
L’impatto della rivoluzione digitale ha riguardato tutte le aree di operatività aziendale: produzione, comunicazione, vendite. La ricerca però evidenzia che l’incidenza delle azioni messe in atto è stata molto elevata in ambito produttivo, dove il 78% del campione sostiene di aver adottato tecniche di automazione industriale, così come nella comunicazione, dove l’investimento nell’ambito digitale è salito dal 3 al 22% della spesa complessiva, prevalentemente a spesa del cartaceo. Quanto all’e-commerce, soltanto il 7% del campione allargato (5 aziende sulle 70 considerate) ha creato un sito dedicato e solo il 18% ha collegato i negozi DOS a una piattaforma online propria o gestita da terzi.
“Il limite principale delle aziende è la paura di entrare in concorrenza con i dealer – ha aggiunto Pambianco – ma la realtà ci dice che il mondo va avanti anche senza di loro”. Spicca in particolare il case history di Wayfair, arrivato a 4,7 miliardi di dollari di ricavi nel 2017, tutti generati dal digitale. Complessivamente, negli Usa, il giro d’affari delle vendite online di arredo è di 33 miliardi di euro.
Nella rivoluzione digitale gli italiani, primi player mondiali a livello qualitativo, sono all’avanguardia nell’innovazione produttiva e hanno saputo adattarsi ai tempi in termini di comunicazione, ma appaiono in grave ritardo dal punto di vista commerciale. “E non si può fare a meno dell’e-commerce – ha concluso Pambianco – perché il consumatore abituato a informarsi e ad acquistare online lo fa per tutti i prodotti di cui ha bisogno”.
Il summit 2018 è stato il primo organizzato in partnership con Interni, rivista del gruppo Mondadori specializzata nel design e diretta da Gilda Bojardi, dopo tre anni di collaborazione con Elle Decor. “Ok al digitale, ma la nostra è una testata che si muove ancora prevalentemente sul cartaceo”, ha ricordato Bojardi, evidenziando nel suo intervento tutte le attività organizzate dal team di Interni a livello internazionale, dalle mostre in Cina fino agli allestimenti durante il Salone del Mobile. Proprio ad Interni si deve la nascita del Fuorisalone e il coinvolgimento della città di Milano nelle attività legate all’arredo durante la settimana del design.
Il summit è stato aperto dall’intervento di Luca Peyrano, CEO di Elite-London Stock Exchange Group, che ha sottolineato l’apprezzamento da parte del mercato dei capitali per i valori intangibili del design italiano, ricordando la validità dello strumento Elite messo a disposizione da piazza Affari per le pmi di tutti i settori. “Si tratta di una prima riflessione strategica, in grado di creare le condizioni per arrivare preparati alla quotazione. E se Borsa non dovesse essere, vi offriamo strumenti utili per la sfida che state affrontando”, ha detto Peyrano.