I numeri che raccontano il 2023 dei principali player del settore sono in discesa. Così, dopo un biennio post Covid di crescita double digit, si punta ora sulla soluzione delle questioni internazionali e sull’innovazione.
Dopo un 2021 con un giro d’affari in crescita del 15% rispetto al 2019, chiuso a 7,5 miliardi di euro, e un 2022 che è stato in grado di raggiungere gli 8,7 miliardi di euro di fatturato, con una crescita del 16% anno su anno, ripetendo quindi quasi la stessa performance avuta l’anno prima, l’industria ceramica italiana tira il freno nel 2023. Come spiegato dai dati di Confindustria Ceramica infatti, c’è stato un segno negativo per i fatturati globali del comparto, scesi nel 2023 a 6,2 miliardi di euro in calo del 14% sull’anno precedente. Si tratta di un segno negativo che, pur avendo diverse motivazioni esogene, si può definire quasi fisiologico. Innanzitutto perché il comparto arriva da due anni di crescita double digit e, anche per questo, dopo un doppio grande exploit post pandemico poteva essere facile aspettarsi un rimbalzo negativo in produzione e vendite. Oltre a ciò, va detto che ci sono state diverse e importanti cause esterne, a partire dalle sempre più complesse questioni internazionali che hanno contribuito anch’esse a questa inversione di tendenza. In questo quadro fosco resta un dato buono legato all’occupazione: il settore oggi conta in Italia oltre 26mila addetti diretti, ai quali si unisce un’internazionalizzazione produttiva in Europa e Nord America, da parte di aziende controllate da ceramiche italiane, che a sua volta sfiora il miliardo di euro di fatturato. E se i numeri globali registrano queste performance deludenti, anche i fatturati delle dieci più importanti imprese nazionali del settore sono tutti in calo netto o quasi. In tre casi in particolare (come si vede nella tabella), si assiste infatti a consolidamenti: è lo scenario che coinvolge brand importanti quali Laminam, Italcer e Casalgrande Padana.
Consolidare e innovare
“Il 2023 è stato segnato – spiega Alberto Selmi, CEO di Laminam – da un peggioramento del già complesso scenario geo-politico e macroeconomico del 2022. Gli elevati tassi di interesse hanno impattato in modo significativo sugli investimenti residenziali, che hanno subito contrazioni in quasi tutti i principali paesi del mondo. Ciò si è poi riflesso in un conseguente calo della domanda di materiali per l’edilizia e l’arredo e quindi dell’industria ceramica”. Secondo i dati di Confindustria Ceramica, l’industria italiana ceramica ha registrato nel 2023 una contrazione delle vendite in volumi pari al -17,8%. “In questo contesto difficile, Laminam ha chiuso l’anno guadagnando implicitamente quote di mercato. in quanto il fatturato consolidato è rimasto stabile – a 237,4 milioni di euro rispetto ai 243,4 milioni del 2022 -, lievemente in calo a valore, segnando -2%, e leggermente in crescita a volumi a +0,1%. Questi risultati sono stati influenzati dalla dinamica dei tassi di cambio rispetto al 2022 che ha impattato negativamente per 9,8 milioni di euro e dalla normalizzazione del mercato, che era cresciuto eccezionalmente post pandemia. Il fatturato 2023 risulta infatti in crescita di oltre l’85% rispetto al 2019, ultimo anno pre-covid. Oltre a ciò segniamo un EBITDA adjusted pari a 35 milioni di euro, con un’incidenza sul totale dei ricavi gestionali pari al 15%. Il Gruppo è riuscito a mantenere la redditività aziendale a doppia cifra, con buoni risultati di marginalità rispetto ai trend di mercato. Un risultato reso possibile grazie al continuo focus su un modello distributivo distintivo, alla qualità e all’innovazione di prodotto e alla promozione sul mercato”.
Ripartono gli investimenti
Percorsi di consolidamento anche quelli di Italcer e Casalgrande Padana, che nel delta anno su anno tra 2022 e 2023 segnano rispettivamente -3 e -4%. “Il gruppo – spiega Graziano Verdi, Ad di Italcer – ha chiuso il 2023 con un fatturato solo di poco inferiore rispetto a quello del 2022, ma con un EBITDA in linea, nonostante un mercato globale difficile e in significativa contrazione. Si tratta di un brillante risultato che è stato ottenuto grazie alla varietà della gamma di prodotti di Italcer, e alla decisa crescita delle vendite di formati picco- li nei quali il gruppo eccelle. Grazie a questa ricetta anche nel 2024 Italcer sta confermando la performance del 2023, nonostante il perdurare della crisi congiunturale”. Più complesso invece l’anno di Florim, azienda che pur restando sul secondo gradino della top ten del settore dietro Marazzi, scende di un 20% anno su anno. “Il profilo economico del 2023 – dice il presidente Claudio Lucchese – evidenzia un fatturato consolidato di 467 milioni di euro e investimenti pari a 121 milioni di euro, che salgono a un totale di oltre 270 nel biennio. Dato in linea con il piano di rinnovo impiantistico avviato nel 2022 volto all’innovazione e al miglioramento della qualità del prodotto”. E se l’anno appena concluso verrà ricordato per il protrarsi dell’instabilità geopolitica, con effetti negativi anche sull’economia, Florim guarda con ottimismo al futuro. “Pur avendo assistito a una contrazione dei volumi rispetto al 2022, abbiamo confermato gli investimenti sia nelle sedi italiane che in America. E inoltre è stata confermata l’attenzione alle principali capitali del design con l’inaugurazione del nuovo store di Manhattan a New York”.