“Lo scorso anno avevamo tutto pronto per la quotazione sull’Aim. Poi le turbolenze del listino ci hanno consigliato di sospendere, ma siamo convinti di cogliere l’opportunità della Borsa appena la congiuntura tornerà più tranquilla”. Gianni Tanini, amministratore delegato di Devon&Devon, brand di interior decoration per il bagno, era un po’ emozionato mentre presentava 25 anni di storia dell’azienda, avviata alla fine degli anni Ottanta sull’esperienza dell’impresa di famiglia attiva nei materiali per l’edilizia. L’imprenditore, assieme alla moglie Paola, art director, e alle figlie Teresa e Caterina, impegnate nello sviluppo del marketing e dell’immagine della società, nei giorni scorsi ha raccolto presso l’hotel Château Monfort a Milano la stampa e i clienti più vicini per “raccontare Devon&Devon”. Dagli esordi, ovvero la ri-scoperta dello stile inglese (“vagamente vittoriano”) e le sue potenzialità per il mercato dell’arredo, alla scelta del nome (“deriva dalla contea del Devonshire, e poi ci è parso semplice, difficile sbagliarne la pronuncia”), al progetto di una distribuzione con negozi monomarca (“quattro quelli diretti: Milano, Firenze, Amburgo e Vienna”) e, adesso, il balzo su mercati lontani (“con l’apertura in mall nelle città di Singapore, Mumbay e Pechino”). Una storia fatta di richiami a personaggi come la “Audrey Hepburn di Holly” (la svampita indimenticabile di Colazione da Tiffany), e gli affari con gli hotel di Francis Ford Coppola. Un percorso che ha portato Devon&Devon a un giro d’affari, nel 2012, “tra 22 e 23 milioni di euro, e se ci fosse anche una timida ripresa, i 30 milioni non sono lontani”. Adesso, può essere il momento di un cambio di marcia: aprire il capitale alla Borsa (sul segmento Aim, Alternative Investment Market) per allargare le spalle e affrontare le sfide che si presentano. “E perché – ha concluso – è un valido strumento per continuare a raccontare questa storia ai mercati”.