Il World Ocean Day, che dal 1992 si celebra ogni anno l’8 giugno, offre lo spunto per riflettere sul ruolo degli oceani come fonte della vita sulla Terra. Ma anche di materiali di scarto da rigenerare.
Giulio Bonazzi, presidente e CEO di Aquafil, l’azienda fondata ad Arco, in provincia di Trento, nel 1965 e che nel 2011 ha messo a punto una tecnologia esclusiva per produrre nylon di qualità a partire da vecchi tappeti, moquette giunte a fine vita, rifiuti industriali e anche dalle reti da pesca dismesse dal settore dell’acquacoltura e da quelle abbandonate nei mari, ha le idee chiare in proposito: “Ognuno di noi ha il dovere di fare la propria parte per salvaguardare gli oceani, come suggerisce anche il tema della Giornata di quest’anno, The Ocean: Life & Livelihoods: un claim per richiamare l’attenzione sull’importanza dei mari come fonte di vita. Nel tempo, purtroppo, noi li abbiamo riempiti di plastica, che ha un impatto devastante sulla biodiversità. Per questo servono opere di sensibilizzazione dei singoli e delle comunità e azioni concrete e concertate da parte delle imprese: aumentare la consapevolezza che non si devono gettare rifiuti nei mari è fondamentale”.
Per salvare il Pianeta Azzurro, è indispensabile “fare rete”
Non è un caso, allora, se a livello globale stiano crescendo le adesioni al movimento delle Blue Humanities, una community diffusa che raccoglie in tutto il mondo uomini di cultura, sociologi, biologi, artisti, designer e imprenditori impegnati nella tutela delle acque che coprono il 70% del pianeta. E proprio su quest’onda lunga che, in maniera trasversale, coinvolge le università, i poli di ricerca e le aziende più virtuose, sta surfando Giulio Bonazzi, che nel 2013 ha fondato insieme a una organizzazione no profit l’iniziativa The Healthy Seas, diventata oggi una fondazione attiva nel Mare del Nord, nell’Adriatico e nel Mediterraneo. Recentemente è arrivata anche nel golfo della California, iniziando anche in quell’area azioni di recupero di reti abbandonate e creando momenti di informazione sul tema. La Fondazione basa la sua attività su tre pilastri: ridurre i rifiuti marini, creare consapevolezza sul fatto che i rifiuti non vanno gettati in acqua e avviare collaborazioni con pescatori e associazioni per ritirare anche le loro reti dismesse. Nel tempo, Bonazzi ha continuato a tessere un network di partnership con i player legati al comparto della pesca e dell’acquacultura con sede nei territori che si affacciano sul Mare del Nord, è entrato con Aquafil (per una quota del 32%) nel capitale della norvegese Nofir, leader europea nella raccolta e trattamento di reti giunte a fine vita, da poco (marzo 2022) ha siglato un business alliance agreement, su base non esclusiva, con la ITOCHU Corporation di Tokyo, per promuovere ed espandere il business del nylon circolare, e a breve inizierà la costruzione in Patagonia di un nuovo polo Aquafil per lo smaltimento e la rigenerazione delle reti da pesca dismesse, a seguito di un accordo firmato con le società cilene di pesca e allevamento ittico.
I rifiuti inerti che soffocano gli ecosistemi oceanici diventano preziosi
Secondo i dati diffusi da UNEP (il programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) e FAO, ogni anno vengono abbandonate nei mari di tutto il mondo 640mila tonnellate di reti da pesca, pari a circa il 10% dei rifiuti plastici presenti negli oceani. Grazie all’impegno di iniziative come Healthy Seas, le reti abbandonate vengono recuperate e, dopo essere state pulite e identificate, vengono usate come materia prima insieme ad altri rifiuti di nylon 6, per produrre ECONYL®. “Attraverso la nostra tecnologia coperta da numerosi brevetti siamo in grado di depolimerizzare i rifiuti fatti in nylon, eliminando completamente, ad esempio, le impurità e gli inquinanti che impregnano le reti per ottenere una fibra in poliammide rigenerata che ha le medesime caratteristiche di struttura e performance dei materiali che provengono dal petrolio. È un processo che può essere applicato infinite volte e garantisce una riduzione di emissioni di CO2 fino al 90% rispetto al nylon ricavato dal petrolio greggio”, spiega il CEO.
Il futuro? Una casa interamente arredata con il nylon rigenerato
Con i prodotti in ECONYL® oggi lavorano oltre 2mila marchi in tutto il mondo, e fra questi Prada (che dal 2022 utilizza solo nylon di provenienza Aquafil), Gucci, Burberry e Stella McCartney. Al di là della moda, già da tempo il filato ECONYL® è impiegato per realizzare tappeti e moquette per il settore residenziale e contract (valga per tutti l’esempio dell’enorme Green carpet da 2mila metri quadrati fatto in ECONYL® e disegnato da Hamish Bowles, direttore di The World of Interiors, per l’edizione 2019 del Green Carpet Fashion Awards di Milano), e la nuova frontiera è rappresentata dal mondo del design, dall’arredo agli elementi di illuminazione (come la suggestiva sospensione Fluctus di Alcarol): “Insieme a una giovane la start up veneta, stiamo testando il nostro nylon in stampa 3D per produrre sedute, tavoli e lampade, mentre coi neozelandesi di noho abbiamo messo a punto la sedia Move, che a breve sarà anche venduta nel nostro e-shop. L’altro ambito di applicazione dei tessuti rigenerati è quello dei rivestimenti per l’automotive: un esempio è il primo SUV elettrico di Maserati, il Grecale Folgore, che sarà disponibile nel 2023 e ha gli interni in ECONYL®”.
Il prossimo passo da fare implica un upgrade culturale: “Per costruire un sistema industriale più sostenibile, dobbiamo iniziare a produrre di meno e ad andare oltre il format del recupero e rigenerazione degli scarti. Si tratta, in pratica, di imparare a progettare oggetti che siano già concepiti in vista del riciclo futuro in ognuna delle loro fasi di vita. Solo così si diventa davvero circolari”.