Dopo la chiamata da parte del governo francese a partecipare al concorso per la ricostruzione della guglia di Notre Dame, distrutta durante l’incendio del 15 aprile 2019, sono stati molti i progettisti che si sono fatti avanti.
L’archistar inglese Norman Foster ha ipotizzato una guglia leggera con struttura in vetro e acciaio. C’è poi chi ha puntato sul concetto di sostenibilità come lo Studio NAB, guidato da Nicolas Abdelkader e Marie-Alizée Tulli, che ha pensato a una cattedrale “in green for all”: il progetto vedrebbe la creazione di una serra sul tetto che abbraccia la reintroduzione della biodiversità, l’educazione all’agricoltura urbana e la solidarietà (foto sotto e in apertura).
Il vetro è protagonista anche della proposta firmata dallo Studio Fuksas, guidato dagli architetti Massimiliano e Doriana Fuksas: una guglia in cristallo Baccarat che possa essere illuminata di notte (foto sotto). Sarebbe il simbolo della fragilità della storia, ma anche di una rinnovata spiritualità.
Per celebrare il forte legame con la storia, l’architetto russo Alexander Nerovnya propone la combinazione tra un tetto in vetro e un guglia dalla struttura più tradizionale (foto sotto).
Riprendendo i principi gotici di connessione tra terra e cielo, lo studio di architettura di San Paolo AJ6 Studio ha immaginato di ricostruire sia la guglia che la copertura di Notre Dame prendendo ispirazione dalle suggestive vetrate colorate della cattedrale. L’idea è quella di moltiplicare la luce naturale proveniente all’interno della chiesa attraverso una miriade di colori differenti (foto sotto).
La proposta dello studio di Bratislava Vizumatelier presenta una torre dalla struttura sottile e leggera, sormontata da un fascio di luce rivolto verso il cielo (foto sotto). Un’estetica che ricorda il ‘Tribute in Light’ delle Torri Gemelle newyorkesi, l’installazione artistica in ricordo degli attentati dell’11 settembre 2001. È formata da 88 fari da ricerca, posizionati nei pressi del sito dove sorgeva il World Trade Center, che generano due colonne verticali di luce proiettate verso il cielo, in modo da simulare appunto le Torri Gemelle.
Kiss The Architect, lo studio collettivo di architettura di Cipro fondato da Dakis Panayiotou, ha proposto di ricostruire la guglia con un mix di costruzioni ad arco e sfere, che circondano una scala centrale (foto sotto). Rielaborazione di un altro progetto firmato dal collettivo, A Folish Folly.
Vuole, invece, essere una provocazione la ricostruzione ipotizzata dal designer francese Mathieu Lehanneur ispirata alle fiamme che hanno avvolto la torre durante l’incendio. Il progetto consiste nella riproduzione di una monumentale fiamma ricoperta in foglie d’oro (foto sotto). “Per me, è un modo per catturare la catastrofe e trasformarla in bellezza, mutando l’effimero in permanenza”.
Studio Drift, con sede ad Amsterdam, ha proposto di realizzare un nuovo tetto per la cattedrale utilizzando la plastica raccolta dalle acque inquinate dei nostri oceani, grazie al sostegno dell’associazione no-profit The Ocean Cleanup. La plastica raccolta verrebbe fusa e ricompattata per rivestire il tetto della cattedrale, per diventare un simbolo internazionale per il riciclo e la sostenibilità ambientale.
Ricostruire dalle ceneri è il leitmotiv dell’azienda olandese CONCR3DE, specializzata nella realizzazione di architetture e design utilizzando la stampa 3D. La proposta è quella di combinare vecchi materiali e nuove tecnologie, e trasformare le macerie in una nuova pietra di Parigi composta da cenere e polvere. Quest’ultima, resa stabile per la stampa 3D, potrebbe essere utilizzata per ricreare le parti perdute della cattedrale, come i famosi gargoyle.