Le certificazioni internazionali per le aziende di illuminazione sono sempre più complesse con l’incremento, sul mercato, di prodotti sofisticati con elettronica integrata. Il settore chiede semplificazione per favorire l’export.
Esprimono un fattore importante di competitività aziendale e tuttavia rappresentano anche un costo ingente per le imprese. Le certificazioni, soprattutto in ambito illuminotecnico, possono agevolare o meno l’ingresso in un mercato straniero. Dovendole applicare a ciascun modello, pena una barriera all’ingresso, spesso non sono sono sostenibili. Ecco perché serve uniformità di requisiti il più possibile allargata e internazionale. Le certificazioni maggiormente utilizzate a livello internazionale nel settore dell’edilizia sono il LEED (The Leadership in Energy and Environmental Design) e, da qualche anno, il WELL (Well Building Standard™) sviluppate per garantire la disponibilità di spazi salubri, confortevoli e con alti standard di sostenibilità e benessere, secondo criteri incentrati sulla riduzione dell’impatto ambientale degli edifici e sul benessere psico-fisico dei fruitori. Si tratta di certificazioni volontarie, per questo non vincolanti per la progettazione degli edifici urbani e degli spazi pubblici, che vengono costantemente aggiornate in conformità alle necessità costruttive di ogni nazione. In ambito prettamente illuminotecnico, entrambe le certificazioni riconoscono un ruolo rilevante alla corretta illuminazione degli ambienti costruiti, che deve soddisfare esigenze di sostenibilità energetica e di corretto apporto di luce (in termini quantitativi e qualitativi) durante le fasi della giornata. “Dal 1 settembre 2021 – afferma Pietro Palladino presidente di Apil (Associazione Professionisti dell’Illuminazione), entrerà in vigore il nuovo regolamento Ue sull’eco-design per l’illuminazione: nuovi criteri di progettazione eco-compatibile mirati a semplificare la legislazione in vigore e a renderla più applicabile e verificabile dalle autorità nazionali preposte. Per quanto riguarda gli apparecchi di illuminazione, è stato individuato un unico requisito di ‘rinnovabilità’ che si traduce nella possibilità di operare interventi di riparazione, sostituzione ed eventuale aggiornamento dei componenti”. Obiettivo: una maggiore sostenibilità dei prodotti in termini di ‘Life Cycle Assessment’.
IL SETTORE CHIEDE UNIFORMITÀ: LA TESTIMONIANZA DI NEMO
Ai prodotti dell’illuminazione sono richieste ulteriori certificazioni sia per il mercato domestico che per esportare. “Per il mercato europeo – spiega Arianna Fogar, Regional Manager South East Europe Electrical di Intertek Italia -, le aziende produttrici devono applicare la marcatura CE sui propri prodotti, a dimostrazione della conformità ai requisiti delle Direttive Europee applicabili (ad esempio le Direttive Bassa Tensione, Compatibilità Elettromagnetica, RoHS).
Per il mercato americano, la conformità alle norme di sicurezza è richiesta dal mercato per i prodotti destinati a uso domestico ed è invece imposta per legge a livello federale per le apparecchiature utilizzate in ambienti professionali. Generalmente, tali regolamentazioni tecniche hanno come obiettivo principale la sicurezza dell’utilizzatore finale, quindi si parla di sicurezza elettrica, ma possono anche coprire aspetti di compatibilità elettromagnetica e di performance. Quello che consigliamo ai nostri clienti è di avere bene in mente il mercato di destino del prodotto e le norme di riferimento locali già durante la fase di design e progettazione, così da avere meno difficoltà durante la fase di verifica della conformità”. A testimoniare l’impegno delle aziende italiane nel conseguire le certificazioni è Nemo Lighting che, dopo aver ottenuto in Italia la certificazione CE, è ora al lavoro sulle certificazioni internazionali: la ETL per Stati Uniti e Canada, la CCC per la Cina, la EAC per la Russia e la RCM per l’Australia. Le certificazioni, se da un lato rispondono a limiti fisiologici dei mercati dove alcune differenze sono oggettive, come la variazione di voltaggio che negli Usa e in Giappone è di 110 volt, in Europa di 220 volt, in di Australia 240 volt, dovrebbero, secondo le aziende, convergere verso una maggiore armonia normativa. “La principale criticità del mondo delle certificazioni per le aziende – spiega Dario Tentori del technical department di Nemo – è proprio la mancanza di una vera uniformità tra i requisiti a livello globale. Le certificazioni richiedono investimenti ingenti che, nel caso delle aziende di illuminazione, non sempre sono sostenibili poiché hanno a catalogo numerosi prodotti ognuno dei quali richiede una certificazione a sé. La conseguenza è che vanno selezionati solo alcuni dei prodotti a seconda del mercato di destinazione. Con certificazioni più uniformi si amplierebbe la gamma esportabile”. In alcuni Paesi, come Cina e Usa, le certificazioni richiedono, inoltre, aggiornamenti periodici. “Il mondo delle certificazioni – dichiara Tentori – sta diventando sempre più complicato incrementando le clausole alla ricerca di una maggiore attenzione al dettaglio”. “Le regolamentazioni tecniche sono in continua evoluzione, perché seguono l’evolversi della tecnologia – conclude Fogar -. Basti pensare ai sistemi di domotica intelligente per illuminare da remoto o all’illuminazione all’interno dell’arredo stesso. Inoltre, per complicare lo scenario regolatorio internazionale, molti paesi stanno implementando normative tecniche locali volte alla tutela dell’utilizzatore del paese stesso, che spesso si traducono in una barriera tecnica all’ingresso del mercato”.
VERSO UN 2050 CARBON NEUTRAL
Con il World Green Business Council è stato lanciato il Net Zero Carbon Buildings Commitment, un’iniziativa globale che mira alla decarbonizzazione dell’ambiente edificato riducendo entro il 2050 allo 0% le emissioni globali di carbonio. La LEED si allinea a questo obiettivo, motivo per cui negli ultimi anni sta riscuotendo un successo crescente anche in Italia. Stando ai dati diffusi da GBC, nel nostro paese gli edifici certificati e registrati sono 441, per una superficie totale di circa 5,3 milioni di mq. Attualmente WELL è applicato in 58 diverse nazioni in tutto il mondo, con più di 220 edifici certificati e quasi 4mila edifici in corso di certificazione per un totale di 45 milioni di metri quadrati.
di Paola Cassola