Dopo aver registrato un primo semestre in perdita con l’export a -20%, l’industria italiana della ceramica ha recuperato, almeno in parte, nel secondo semestre riducendo la perdita a fine anno. Il settore prevede, infatti, di chiudere il bilancio con una flessione tra il 5 e il 7%.
Secondo il pre-consuntivo 2020 elaborato da Prometeia sui dati di settore, l’industria italiana delle piastrelle di ceramica ha registrato volumi di produzione intorno ai 330 milioni di metri quadrati, in significativo calo rispetto al 2019. Meno marcata la flessione delle vendite, stimate a 391 milioni di metri quadrati (-4% rispetto al 2019), derivanti da esportazioni nell’ordine di 317 milioni di metri quadrati (-2%) e vendite sul mercato domestico per 73 milioni di metri quadrati (-12%).
Tra i mercati di riferimento, sono stabili le esportazioni in Europa – che coprono oltre i 2/3 delle esportazioni – a fronte di vendite extra comunitarie che, invece, presentano flessioni più marcate. La congiuntura, infatti, è stata diversa da continente a continente. Se le vendite in Europa Occidentale sono stimate da Prometeia crescere del +2,2% – grazie a risultati positivi nei mercati di lingua tedesca – e ad una sostanziale stasi (-1,7%) in Nord America, negativo è stato l’anno per Golfo, Nord Africa e Far East, dove la flessione è stata nell’ordine del –10/12% e ancor di più in America Latina (-30%).
“Nell’anno che ha visto la pandemia condizionare la nostra vita e le nostre attività – ha sottolineato Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica – possiamo dire che questo 2020 si è chiuso in flessione, ma tutto sommato, meno peggio di quanto ci si potesse aspettare”.
Savorani indica inoltre la presenza di tre questioni “che possono pregiudicare in modo pesante la competitività delle nostre imprese”: l’esclusione del settore ceramico dalla compensazione dei costi indiretti ETS, ovvero quelli sull’energia elettrica di acquisto, che andrebbe a favorire i competitor; il fatto che nonostante ci siano delibere approvate, finanziamenti disponibili e progetti esecutivi, i lavori per la Bretella Campogalliano-Sassuolo e per le oltre opere di viabilità ordinaria non partano; la necessità che la scadenza degli incentivi (Superbonus 110%) venga equiparata a quella del Recovery Plan, anno 2026, e soprattutto che le procedure vengano semplificate, per evitare che la loro complessità faccia desistere tanti dal fare i lavori. “Infine – conclude Savorani – i plafond degli istituti di credito devono essere capienti a sufficienza per poter finanziare tutti coloro interessati a ristrutturare”.