Le idee dei creativi brasiliani stanno portando una ventata di freschezza nel panorama mondiale del design. Partendo da una contaminazione di base, riflesso della stessa storia del Paese, le loro realizzazioni hanno anticipato temi importanti della contemporaneità, dalla sostenibilità alle riedizioni.
Nonostante le incertezze politiche e le difficoltà economiche che il Brasile sta attraversando, il suo sistema di design vive una primavera creativa, accompagnata da una prima fase di espansione anche oltre confine che mette in luce i suoi maggiori talenti.
VIAGGIATORI E PIONIERI
La rinata attenzione internazionale affonda le radici nella storia d’immigrazione europea, giapponese e mediorientale che ha reso il Brasile un paese dalla cultura eterogenea. Il melting pot, del resto, non è un fenomeno recente. La Settimana dell’Arte Moderna del 1922 a San Paolo diede inizio al modernismo brasiliano e alle sue contaminazioni, ma l’isolamento politico del paese e la tarda industrializzazione furono poi l’incubatore perfetto per uno stile esclusivamente artigianale, dalle linee organiche e caratterizzato da un’attenzione per la sostenibilità da parte dei suoi designer sbocciata in tempi non sospetti e in un Paese che si stava segnalando al mondo per pratiche tutt’altro che sostenibili, come il disboscamento massiccio nelle regioni amazzoniche. La storia del design brasiliano è fortemente legata al materiale, a iniziare dai lavori in palissandro di Carlos Motta alle poltrone riciclate di Rodrigo Almeida, passando dai mobili di Joaquim Tenreiro e Sergio Rodrigues realizzati con altri legni locali, come il legno di jacaranda, per arrivare ai lavori dei fratelli Campana, caratterizzati da una ricerca eccentrica che prende vita da materiali di uso quotidiano delle favelas per diventare divani e sedie contemporanei. Alcune delle loro opere, come la poltrona Cartoon, arrivano ad essere battute all’asta da Christie’s per 40mila dollari. E poi c’è il filone delle riedizioni, che anche in Brasile è in pieno corso e non da ora… “Noi, con Etel, abbiamo iniziato 30 anni fa e stiamo ancora imparando molto”, afferma la designer Lissa Carmona, che ha iniziato quest’avventura insieme alla madre Etel, anch’essa designer e imprenditrice di San Paolo, unica proprietaria dei disegni originali di progetti di Oscar Niemeyer, Lina Bo Bardi, Jorge Zalszupin, Gregori Warchavchik, Lasar Segal, Oswaldo Bratke, Branco & Preto e Giuseppe Scapinelli. “C’è ancora molto da scoprire e su cui fare ricerca. Negli ultimi otto anni – ha aggiunto – il mondo ha scoperto la scuola brasiliana. Architetti, designer e anche collezionisti sono sorpresi dalle linee del nostro design, perché non è così differente da quello europeo e il motivo è che fonda le sue origini proprio sullo stile del vecchio continente. L’estetica è in qualche modo familiare per gli europei, richiama le forme del Bauhaus, non è così esotico come ci si aspetterebbe e al tempo stesso ha qualcosa di diverso, di più organico…” Il lavoro della famiglia Carmona rappresenta oggi un punto di riferimento nel panorama brasiliano che interessa ai collezionisti e da quando, due anni fa, Lissa ha deciso di aprire la Etel Gallery a Milano, la sua capacità di attrazione a livello internazionale si è rafforzata. Questa galleria situata in via Maroncelli è diventata un luogo deputato al racconto delle arti del Brasile in tutta la loro ampiezza, complessità e peculiarità. “Non si può negare – dice Lissa – che Milano sia il centro mondiale più importante per il design perché una volta all’anno, per il Salone del Mobile, tutti gli occhi sono puntati qui. E poi è a metà strada tra il Brasile, l’Asia e il Medio Oriente, che per noi sta crescendo, sempre di più. In ultimo, io sono per metà italiana e quindi per me è anche un po’ casa”. Etel realizza anche nuove collezioni, coinvolgendo designer di rilievo come Lia Siqueira, Roberto Mícoli, Susana B. e Marcelo A. o Arthur De M. Casas, e ogni anno punta a individuare nuovi nomi da inserire. “Guardando alle prossime generazioni, credo che l’ispirazione non arriverà più dall’America, come recentemente è avvenuto, ma tornerà a dipendere dall’Italia, dall’Europa e dall’Oriente. In questo momento Cina, Giappone e Corea stanno crescendo molto per noi”, conclude Lissa.
COLLABORAZIONI IN ATTO
E se realtà come Etel o Espasso di Carlos Junqueira sono state tra le prime a diffondere il design moderno e contemporaneo brasiliano a collezionisti e imprenditori prima americani e poi europei, oggi lo scenario va arricchendosi di altri protagonisti, come Maresca Interiors, studio di progettazione d’interni e di arredi fondato a Londra da due sorelle con anima imprenditoriale, occhio creativo e passione per i mobili brasiliani della metà del secolo. Si chiamano Elena e Cecilia Maresca, sono italo-brasiliane e hanno scelto Londra come base per il loro sviluppo. “La capitale britannica – affermano – è il punto di riferimento per un mercato molto interessante ed è un’ottima vetrina per noi. Abbiamo aperto il nostro studio quasi tre anni fa e grazie a un buon intuito, stiamo riuscendo a posizionarci in un’area di mercato che ci pareva scoperta. Milano resta chiaramente un cardine per il futuro, ma per ora vogliamo ancora procedere lentamente, far crescere la nostra reputazione e di conseguenza consolidare la fama dello studio”. Intuendo le opportunità che si aprono nei Paesi più ricchi, le sorelle Maresca hanno recentemente deciso di aprire al mercato svizzero proponendo collezioni di arazzi brasiliani d’epoca alquanto rari: “Il textile design sta vivendo un ottimo momento – confermano – e grazie al supporto della nostra partner in Brasile, abbiamo deciso di cavalcare l’onda esportando arazzi. Gli svizzeri, storicamente collezionisti d’arte, stanno rispondendo molto bene”. Per le sorelle Maresca, il modernariato brasiliano è così speciale perché non imita quello francese o scandinavo, lavora su registri differenti e diventa fortemente riconoscibile grazie all’uso del legno di palissandro, diverso da quello europeo al punto da diventarne la firma distintiva. Ispirato proprio da questo patrimonio storico, lo studio disegna anche nuovi arredi (Collezione Lito, realizzata con una miscela unica di resine, aggregati minerali e pigmenti naturali combinati con piccoli pezzi di scarto di pietra naturale) e spesso collabora con altre aziende per l’ideazione di nuovi progetti all’insegna della qualità: un esempio riguarda il mondo delle carte da parati, con la collezione Raw realizzata assieme all’azienda inglese di wall paper Fromental. La stessa capacità creativa e intelligenza nel saper dosare le influenze dei maestri antichi con le necessità di ottenere un’estetica più contemporanea si può rintracciare nel lavoro di uno dei più talentuosi designer brasiliani, Gustavo Martini, che incarna lo stretto rapporto storico tra Italia e Brasile e che ha eletto Milano come sede principale della propria attività. “Sono molto contento nel veder crescere l’attenzione verso il design brasiliano, che in questo momento è particolarmente considerato, e nel riscontrare che l’interesse non è più rivolto soltanto alle nostre icone moderniste” ha dichiarato a Pambianco Design. Secondo Martini, Humberto e Fernando Campana sono stati i primi a proporre il design brasiliano in modo inovativo e soprattutto a portarlo in ambiti internazionali, come il Salone del Mobile di Milano o il MoMA di New York con la mostra Projects 66 – Campana / Ingo Maurer (1999). “Penso – sottolinea Martini – che il mio lavoro rappresenti soltanto una piccola parte della cultura brasiliana: ho un approccio molto personale e pur lavorando con forme semplici che sembrano lontane dallo stile dei miei maestri, le mie creazioni sono ugualmente cariche di contrasti come quelli vissuti nella mia terra d’origine”. Gustavo lavora oggi con diverse realtà italiane per progetti che si muovono in equilibrio tra design industriale e installazioni artistiche: per la seconda edizione della mostra Marble Stories ha collaborato ad esempio con Marimar, azienda di marmo veronese, ma ha anche collaborazioni all’attivo con Orsoni, con una fornace di mosaici a Venezia sotto la direzione artistica di Giulio Cappellini e con Testi per il progetto Compasso della mostra di Wallpaper. E quando si parla di export, Gustavo ha le idee molto chiare: “In Italia il design è da sempre un bene da esportazione per un pubblico internazionale. Il Brasile, essendo più chiuso, al contrario ha avuto la possibilità di svilupparsi concentrandosi sul mercato interno, talmente grande da aver rappresentato una base solida per l’industria locale. In questa nuova fase, intravedo un Brasile che comincia a esportare non solo il design ma anche la figura del designer per collaborazioni con aziende internazionali”