Ancora novità in casa BertO che, dopo avere aperto il primo monomarca a Singapore, debutta nell’outdoor. La società, orgogliosamente ‘made in Meda’, cuore della Brianza, distretto del design per eccellenza, si esprime ora anche negli spazi open air. Un approdo al quale giunge, spiega a Pambianco Design il CEO Filippo Berto, a conclusione di un processo di ascolto e dialogo con i clienti. Un percorso frutto di un confronto e, dunque, in risposta ad una esigenza espressa: migliorare la qualità del vivere all’aria aperta con un arredo all’altezza dei bisogni. In stretta collaborazione con Castello Lagravinese Studio, Filippo Berto immagina dunque la sua prima collezione outdoor: ‘Sounds‘. Lo spunto sono gli anni ’50, che si traducono in forme gentili e arrotondate: sette elementi di arredo, ideati per essere collocati in giardini e aree contract. I nomi? Il riferimento va ad artisti del panorama musicale internazionale: ecco dunque il divano Brian, la poltrona Caroline, il divano rotondo John B, il pouf Bruce, i tavolini Carl, il tavolo CJ outdoor, la sedia Jackie outdoor.
Tutto nasce, spiega Berto, “dal contatto diretto: incontriamo i nostri clienti, creiamo un collegamento privo di intermediari. Questo ci permette di conoscere i modo approfondito i nostri interlocutori e di poterli servire, dal principio alla fine, conoscendo le loro esigenze”. Negli anni recenti, sottolinea, è “esplosa la necessità di vivere una vita diversa da come era un tempo. Abbiamo capito che i nostri clienti erano alla ricerca di zone conviviali e arredi per giardini e terrazzi. Abbiamo perciò sviluppato una collezione coerente con tutto quello che i nostri clienti nelle loro case. Abbiamo lavorato sulle profondità e sullo stile, su qualcosa che fosse estremamente confortevole, duraturo nel tempo, che poi è la nostra firma”.
Sedute comode, ma espressive: “il punto di forza della collezione sono le trasparenze: aspetti che invece di coprire lo spazio circostante lo valorizzano. Lavorando con l’acciaio inox verniciato a polvere, abbiamo creato un gioco di filetti e tubicini capaci di generare ombre e creare abbinamenti con le foglie e l’ambiente circostante. Queste trasparenze creano giochi di ombre e superfici”. Un collezione che rappresenta, tiene a evidenziare il CEO, “una risposta al cliente e, in particolare, al mercato contract”. Intanto BertO ha chiuso il 22 con un fatturato di 12 milioni di euro e stima di chiudere il 2023 a 14 milioni. E se anche “l’aria che tira è di una nuova fase recessiva sui mercati internazionali, noi, che siamo sempre stati innovativi, soprattutto in queste fasi, cerchiamo – assicura il CEO, di essere sempre brillanti, in controtendenza. La nostra dimensione ancora non esprime il nostro potenziale. Il mercato è grande, ma la nostra forza è rappresentata dalla relazione diretta che abbiamo con i mercati e con i clienti”. L’essere ‘anticiclico’ di BertO, porta l’azienda anche a investire e credere fortemente sul mercato domestico: dopo Singapore e Lugano, che sarà il primo monomarca in Svizzera, entrambi gestiti direttamente, l’obiettivo resta “l’Italia. Qui, a Meda soprattutto, è nato il design. Ci facciamo carico della città che realizza arredi più belli al mondo. Ci facciamo carico di questa eredità”.