Dopo avere archiviato il 2021 con un fatturato complessivo di 3.807 milioni di euro, il sistema arredobagno stima di chiudere l’anno in corso con una ulteriore crescita del 10,3%. Nel dettaglio, il comparto, con le sue 972 imprese e 22.624 addetti, ha fatto registrare un andamento positivo grazie al forte legame con la componente residenziale. Bene il mercato interno, che ha contribuito al giro d’affari per 2.104 milioni (+29,9% rispetto al 2020, +14,1% sul 2019), mentre l’export per 1.703 milioni (+14,4% sul 2020, +8,5% sul 2019). Il saldo commerciale è dunque pari a 1.049 milioni di euro.
Intanto, nel periodo gennaio-maggio 2022, le esportazioni, che costituiscono il 45% delle vendite complessive, ammontano a 793,6 milioni di euro (+13,75 sul 2021). I dati confermano la Germania primo mercato (17% dell’export totale) con una variazione positiva del 12% sul 2021 (140 milioni di euro). Bene anche la Francia, secondo mercato: +5,2% sul 2021, (quasi 129 milioni di euro), mentre gli Stati Uniti sono il terzo mercato con 41,21 milioni di euro, registrando un incremento del 38,8% sul 2021. A seguire il Regno Unito (39,7 milioni di euro) e +5% sul 2021. Chiude la classifica dei top 5 la Svizzera con 38,81 milioni di euro e un +20,6%. I numeri sono stati evidenziati in occasione dell’assemblea di Assobagno, che del comparto dell’arredobagno rappresenta circa il 50%, e che quest’anno ha compiuto i 20 anni di vita.
“La stragrande maggioranza delle imprese reputa che chiuderà l’anno con ricavi in crescita rispetto all’anno precedente per quanto riguarda le vendite sul mercato interno, percentuale che scende per l’estero. Segnali di ottimismo – commenta il presidente di Assobagno Elia Vismara – che cogliamo con favore ma che non ci distolgono dalle difficoltà del momento che lo stare all’interno di un’associazione e di una federazione ci permetterà di affrontare con più forza”. “Oggi lo scenario è molto complicato, nonostante l’arredobagno, come i dati dimostrano, e il settore arredo nel suo complesso, abbiano reagito meglio di altri al mordere della crisi. Ma oggi il caro energia, le difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime e l’incertezza geopolitica ci tengono con il fiato sospeso e ci costringono – tiene a sottolineare – ad essere prudenti e vigili per il futuro”.