I distretti ceramici di Sassuolo e Castellon de la Plana, i due più importanti insediamenti della filiera ceramica europea che realizzano un fatturato nell’ordine dei 9 miliardi di euro e generano un’occupazione diretta superiore ai 35mila addetti, hanno stretto un’alleanza. L’incontro, che ha avuto luogo il 17 marzo tra i vertici delle istituzioni regionali e le rispettive associazioni della ceramica, Confindustria Ceramica e Ascer, è stato l’occasione per rimarcare i valori di salubrità e durabilità dei prodotti ceramici per un’edilizia sostenibile, così come per guardare insieme alle sfide che attendono le imprese ceramiche di fronte agli obiettivi del Green Deal europeo, continuando ad assicurare competitività e occupazione sul territorio.
Al centro del confronto la richiesta rivolta all’Europa di essere messi al riparo dai sovraccosti generati dal sistema di quote di emissione di CO2, il meccanismo europeo definito Ets. “Il nostro settore esporta oltre l’85% del proprio fatturato e gli standard europei sono di gran lunga i più rigorosi al mondo – ha osservato Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica -. Per mantenere la competitività internazionale, è fondamentale che le nostre imprese non vengano penalizzate da costi della direttiva Emission Trading, che portano vantaggi unicamente alle speculazioni finanziarie. Altrettanto importante in questa fase è che il nostro settore venga compreso nella lista prevista dalla stessa direttiva Ets dei settori ammessi alla compensazione dei costi indiretti, dalla quale è stato ingiustamente escluso dalla Commissione Ue. Oggi sappiamo di poter contare sull’appoggio delle nostre Istituzioni regionali per poter affrontare le sfide della transizione energetica in Europa, evitando di favorire produzioni ceramiche realizzate in altre aree e con maggiori emissioni di carbonio”.
Le industrie ceramiche italiana e spagnola sono realtà con grande capacità di occupazione, che condividono l’obiettivo della neutralità climatica e che sono consapevoli delle necessità di andare verso una transizione ecologica. Necessario, dunque, salvaguardare un settore strategico, che rappresenta anche un indotto economico e un volano di tecnologia e innovazione per i rispettivi territori.
“È bene ricordare che tutte le importazioni di ceramica prodotta al di fuori dell’Unione Europea non sono sottoposte ad un sistema Ets con conseguente improprio vantaggio concorrenziale – ha aggiunto il presidente di Ascer Vicente Nomdedeu -. In una logica di reciprocità, sarebbe utile che anche le esportazioni extra Ue di ceramica europea non conteggiassero l’onere degli Ets. Il sistema Ets deve considerare la situazione economica del momento, arrivando ad essere ridotto o sospeso qualora le aziende si trovino in una situazione di difficoltà straordinaria. È poi necessario che la decarbonizzazione avvenga nei giusti tempi, tenendo conto del livello di maturità delle tecnologie disponibili perché se non si può ulteriormente migliorare ETS diventa una tassa sui fattori di produzione. E’ infine importante che si realizzi un piano di incentivazione che permetta alle aziende di compensare i diritti dell’anidride carbonica: politica industriale ed energetica sono strategie che debbono andare assieme”.