E’ venuto a mancare, all’età di 91 anni, l’archistar giapponese Arata Isozaki che ha firmato molti tra i più importanti e riconosciuti progetti architettonici nel mondo. Solo per citare i più famosi in Italia, a Milano la Torre Allianz, ribattezzata ‘il Dritto‘, insieme ad Andrea Maffei; a Torino il Palasport Olimpico. Suo il progetto vincitore del bando per la Loggia degli Uffizi a Firenze, oggetto di una lunga querelle tra critici e istituzioni, che non è stato poi realizzato. Suo anche il progetto, che pure non ha visto la luce, ma vincitore del concorso internazionale promosso da Rfi, relativo al completamento della stazione centrale di Bologna nel 2008 (insieme a Ove Arup & Partners international e allo studio italiano M+P & partners).
Le sue opere hanno rappresentato un ponte tra Oriente e Occidente, frutto di una mente visionaria che ha saputo fare dialogare culture differenti. Nato a Oita, Isozaki è figlio della ricostruzione successiva alla seconda guerra mondiale. Ad essa dedica i suoi sforzi non solo da un punto di vista artistico e architettonico, ma anche in termini di riflessione che lo portano a concepire un pensiero ampio e transnazionale. Vive da vicino la distruzione della bomba atomica lanciata su Hiroshima ed è proprio da quel vissuto, da quelle macerie e da quella assenza di architettura, come egli stesso ha descritto, che nasce la consapevolezza della possibilità della ricostruzione.
Studia a Tokyo con Kenzo Tange e lavorando nello studio del suo maestro, Urtec, partecipa alla realizzazione del piano Tokyo 1060. Fonda poi l’Arata Isozaki Atelier. Lavora in tutto il mondo: dal Giapponne muove verso l’Europa e gli Stati Uniti, passando per l’Asia centrale e l’Australia. La sua cifra caratteristica è non avere uno stile unico e inequivocabile. Ogni suo progetto è fatto di ‘ascolto’ del territorio e capacità di restituire soluzioni site specific, coerenti con i contesti sociali e culturali. Oltre 100 i progetti formati dall’Arata Isozaki & Associates. Nel 2019 vince il Pritzker Prize, il più importante riconoscimento del settore e nel 1996 il leone d’Oro alla Mostra internazionale di Architettura di Venezia.