E’ morto all’ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverato, uno dei maestri del design italiano del Novecento: Enzo Mari. Nato nel 1932 a Cerano (Novara) ma vissuto sempre a Milano, il designer è protagonista proprio in questi giorni alla Triennale di Milano di una mostra dedicata ai suoi 60 anni di carriera, curata da Hans Ulrich Obrist.
“Ciao Enzo. Te ne vai da Gigante”, così ha scritto Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano, sul suo profilo Facebook, annunciandone la scomparsa.
Solo pochi mesi fa, Mari, che aveva ricevuto cinque Compassi d’Oro dei quali uno alla carriera nel 2011, aveva donato al Comune di Milano tutto il suo archivio storico composto da 1.500 opere per un valore stimato di mezzo milione di euro.
Studente all’Accademia di Brera dal ’52 al ’56, aveva militato nel gruppo di Arte cinetica e programmata insieme a Bruno Munari.
Numerosi gli oggetti di design che l’hanno reso famoso, tra i quali il vassoio ‘Putrella’, prodotto da Danese, le sedie ‘Soft Soft’ di Driade, ‘Delfina’ di Rexite (Compasso d’Oro nel 1979) E ancora il cestino gettacarte ‘In attesa’ e il calendario a parete ‘Formosa’, sempre prodotto da Danese. La sedia ‘Tonietta’ di Zanotta (Compasso d’Oro nel 1987), le pentole ‘Copernico’, le posate ‘Piuma’, di Zani&Zani, lo spremiagrumi ‘Squeezer’ per Alessi e il ‘Tavolo legato’ per Driade (Compasso d’Oro nel 2001).
Le sue opere sono esposte nei principali musei di arte e design del mondo: dal MoMA di New York alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dal Moderna Museet di Stoccolma allo Stedelijk Museum di Amsterdam alla Triennale di Milano.
A meno di 24 ore di distanza dalla scomparsa del compagno di una vita, se n’è andata a 84 anni la moglie di Enzo Mari, Lea Vergine, anche lei come il marito per le complicazioni del Covid. Lea Vergine, all’anagrafe Lea Buoncristiano, napoletana di nascita e milanese d’adozione, è stata una celebre curatrice e critica d’arte. Erano entrambi ricoverati all’ospedale San Raffaele di Milano.