Fare nautica sostenibile oggi – spiega il progettista Lorenzo Argento – non è solo questione di energia pulita e materiali green ma soprattutto di approccio. Se infatti da tempo oramai l’industria dello yachting fa rotta verso la sostenibilità, diventa invece sempre più responsabilità di chi va per mare difendere la natura che ama con scelte consapevoli, anche cercando in prima persona di ridurre l’impatto ambientale generato dalle imbarcazioni. “Per fare un paradosso, già oggi per essere più verdi basterebbe rallentare tutti: basterebbe ridurre la velocità di qualche nodo per ottenere una nautica molto più sostenibile; a mio avviso per conquistare un futuro più green bisogna innanzitutto lavorare sul tema della coscienza di chi naviga”.
In un futuro prossimo gli armatori dovranno scegliere tra acquistare un nuovo yacht green oppure rinnovare il proprio. L’industria nautica, le infrastrutture e le legislazioni fanno rotta oramai tutte verso la sostenibilità, cercando di ridurre l’impatto ambientale generato dalle barche. Usare elettricità o biocarburanti per i motori, passare all’illuminazione a led, scegliere materiali per coperta e sottocoperta al 100% di riciclo: il discorso è ampio, perché la barca è un ‘luogo’ complesso e deve diventare verde non solo il motore. Anche se quello è l’aspetto oggi più considerato ed è legato a prestazioni e velocità: maggiore rapidità equivale a maggiore consumo di energia. E oggi, come riportano i dati di Confindustria Nautica la ripartizione per propulsione del parco barche italiano (anno 2022) è fortemente sbilanciata verso quelle a motore, che sono i tre quarti del totale (76%), contro il 24% di quelle a vela. Parliamo di un totale di circa 470mila barche – alla luce dei dati 2022 forniti da Icomia (International Council of Marine Industry Association) –: la maggioranza delle quali, per età e caratteristiche, non potrebbe comunque essere ‘riconvertita’ a green. Il lavoro maggiore per il futuro allora sarà sulle spalle di cantieri e disegnatori: “Non è solo questione di caratteristiche della barca del futuro – racconta a Pambianco Design il progettista italiano Lorenzo Argento – ma anche di approccio dell’armatore del futuro. Per fare un paradosso, già oggi per essere più verdi basterebbe rallentare tutti, riducendo la propria velocità di qualche nodo ottenendo una nautica molto più sostenibile”.
Profondo appassionato di ogni aspetto del design e della progettazione delle barche, sulle quali ha iniziato a navigare a vela all’età di 12 anni sul Garda, Argento si è laureato in Yacht & Boat Design presso il Southampton College of Higher Education. Nel 1987 quindi torna in Italia e tra i primi progetti firma il Two Ton ‘Marisa’ per l’Admiral’s Cup. Nel 1989 con il primo Wallygator commissionato da Luca Bassani ha poi avuto inizio un lungo sodalizio con Wally Yachts. Negli anni 2000 arrivano poi nuove realizzazioni incluso un Nautor 76 costruito in Finlandia, un 74 piedi costruito da Yachting Development in Nuova Zelanda e la progettazione di un’altra pietra miliare, sia in termini di innovazioni che di tecnologia, il 100 piedi a vela Chrisco, costruito per CNB. Dal 2010 è impegnato anche nella progettazione di imbarcazioni dislocanti di potenza denominate Logica, costruite a Viareggio, mentre tra le tante collaborazioni attuali da sottolineare è quella con il cantiere francese di fama mondiale Beneteau.
Quanto è possibile oggi chiedere a chi va per mare, per diletto o per vacanza, un approccio sostenibile?
“Oggi andare per mare vuol dire soprattutto vivere il percorso e navigare in maniera più responsabile: ovvero se possibile andare a vela o a motore riducendo la velocità. A mio avviso per arrivare a un futuro più green oggi si deve soprattutto lavorare molto su questo tema della responsabilità individuale e della coscienza di chi naviga, per far capire che è importante difendere l’ambiente per garantirsi un futuro sul mare. Andare più piano vuol dire godersi di più il percorso e la natura: le tecnologie di propulsione verdi già ci sono ma quello che deve essere davvero cambiato sono le modalità d’uso dei motori e la coscienza che con ogni imbarcazione si può fare qualcosa. Per quelle del futuro il lavoro da fare è quindi doppio: progettuale e concettuale, per invogliare sempre di più le persone ad andare per mare; e la filosofia della mia proposta progettuale per Beneteau verte proprio su questo tema. Io, sia coi cantieri che con gli armatori con cui lavoro, insisto sempre sul fatto che va educata la società e che bisogna avere una visione di utilizzo consapevole, la capacità di capire il mondo e di preservarlo”.
Dal punto di vista progettuale puro invece quali sono le tendenze e le peculiarità su cui i cantieri oggi spingono per seguire il filone green?
“Il mio ultimo progetto, che sto portando avanti in questo periodo per un armatore in Grecia, è quello per un peschereccio di lusso il cui design nasce per unire estetica e performance senza dare problemi di inquinamento. La progettazione oggi infatti ti permette di creare barche davvero performanti anche quando sono dotate di motori con potenza minore perché sostenibili. Parlando invece di materiali, tutto ciò che è derivato dal petrolio non si dovrebbe più usare anche se è ancora impensabile eliminare da bordo tutto il mondo delle plastiche e delle resine. Meglio l’alluminio che sta tornando in modo forte proprio perché è totalmente riciclabile; anche se poi è un materiale che ha problemi di gestione in mare di altro tipo, ma è sicuramente una soluzione ottimamente percorribile. Parlando di riciclo, anche i materiali che lo permettono come alcune vele, poi non danno un vantaggio in termini di sostenibilità reale: a mio avviso il vero riciclo è il riutilizzo che è la cosa più difficile da fare, soprattutto in mare. Molto si sta facendo invece per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici che però in barca oggi sono ancora poco efficienti: finché non si arriverà a metterli sulle vele non saranno davvero impattanti in chiave ambientale”.