Guerre, inflazione, costi dell’energia tuttora proibitivi e calo generalizzato della domanda di mercato continuano a indebolire il settore ceramico a livello mondiale, ma il vero problema da affrontare per i produttori europei riguarda la disparità delle regole del gioco rispetto ai competitor non-UE, in particolare Cina e India. Durante l’edizione 2024 di Cevisama, la Fiera internazionale della ceramica, della pietra e dell’arredo bagno che da 40 anni si celebra a Valencia, Vicente Nomdedeu Lluesma, presidente di ASCER, l’Associazione Spagnola dei Produttori di Piastrelle Ceramiche per Pavimenti e Rivestimenti, ha presentato il consuntivo (provvisorio) per il 2023, non senza puntare il dito contro una situazione di concorrenza alterata che vede i prodotti europei – e dunque anche quelli spagnoli – a doversi misurare con l’offerta di Paesi dove non valgono le stesse normative stringenti in materia di condizioni di lavoro e di sostenibilità. Risultato? Il prodotto extraeuropeo costa meno e risulta così più appetibile agli occhi del consumatore finale.
Come evidenziato durante l’incontro promosso a Cevisama in collaborazione con ASCER e ICEX Spain Trade and Investment, il fatturato stimato del settore ceramico iberico, con i poli produttivi concentrati in larghissima parte intorno al distretto di Castellón de la Plana, nel 2023 è stato pari a 4.864 milioni di euro (-14,3%), di cui 3.564 milioni corrispondono a 189 mercati internazionali; le vendite nazionali sono invece stimate a 1.300 milioni di euro. Negli ultimi dodici mesi si inoltre è registrata una diminuzione del 21% della produzione nazionale, che si è attestata a poco meno di 400 milioni di metri quadrati. Quanto infine al calo delle vendite (-16,6% in valore e -22% in volume), la contrazione va tuttora ricollegata al down globale della domanda.
Per area geografica, l’Europa rimane il mercato naturale della Spagna, con sei Paesi del Vecchio Continente (Francia, Gran Bretagna, Italia, Germania, Portogallo e Belgio) che si collocano tra le prime dieci piazze per l’export, che vede in pole position gli Stati Uniti: “Si tratta di mercati maturi ed esigenti che apprezzano il valore aggiunto delle piastrelle di ceramica spagnole, ma che nell’ultimo anno hanno comunque risentito pesantemente dell’inflazione e del conseguente rallentamento del volano edilizio”, ha precisato il presidente di ASCER. “Se poi consideriamo il mercato UE più la Spagna, che è il nostro principale mercato di riferimento, il 57% delle vendite totali si concentra nell’UE, ed è quindi essenziale difendere la nostra posizione e stabilire una serie di regole di base che ci consentano di competere in condizioni di parità”.
Nonostante il trend negativo, la Spagna conserva la leadership sulla scena europea, che “rappresenta solo l’8,4% della produzione globale, rispetto a dieci anni fa, quando eravamo nettamente in testa al settore”, ha aggiunto Vicente Nomdedeu Lluesma. “Oggi però i nostri prodotti competono sui mercati internazionali in condizioni di disparità rispetto a quelli di aziende che in patria devono far fronte a requisiti lavorativi o ambientali meno severi, per fare solo un paio di esempi. È dunque importante riequilibrare i parametri validi per tutti, e fare in modo che i nostri clienti chiedano ai loro fornitori extracomunitari di rispettare rigorosamente gli standard più elevati”. Proprio a tale proposito, il presidente di ASCER ha sottolineato l’impegno del mondo ceramico spagnolo per la decarbonizzazione e l’innovazione come mezzo per realizzare prodotti sempre più green: “La sostenibilità è un valore che va ben oltre quello legato alle risorse naturali o alla riduzione delle emissioni di gas: noi parliamo di sostenibilità sociale, di impegno per il territorio, di generazione di conoscenza e di trasferimento di tecnologia. In sostanza, ci riferiamo alla sostenibilità economica ma anche al contributo che questa può fornire al benessere della società nel suo complesso”.
Grazie agli interventi di Lutzía Ortiz e Ana Benavente, esperte dell’Osservatorio delle Tendenze dell’Habitat (OTH) per conto dell’Istituto di Tecnologia Ceramica-Associazione di Ricerca dell’Industria Ceramica (ITC-AICE), il quarantesimo anniversario di Cevisama è stato anche l’occasione per ripercorrere le tendenze di design che hanno caratterizzato gli ultimi quattro decenni, e per anticipare i trend che connoteranno i prodotti ceramici spagnoli nel 2024 (Natural, Minimal, Cultural e LuxVersal). Si tratta di spunti che, per certi versi, hanno ispirato i due progetti premiati nell’ambito della 22a edizione dei Tile of Spain Awards: il concorso internazionale ha visto quest’anno fra i vincitori lo studio Ripoll-Tizón, con sedi a Palma de Mallorca e Castellón, primo premio per il progetto di Casa en Puntiró (a Mallorca) per la sezione Architettura, e – nella sezione Interior design – Augustín Gor Gómez di GRX Arquitectos di Granada per Casa Isabel la Católica, sempre a Granada, su disegno di José María García de Paredes.