Dopo “due anni straordinari, il 2021 e il 2022, pensiamo che il 2023 sia un anno di consolidamento. Nonostante questo, ci aspettiamo di potere crescere mid-single-digit, e dunque del 4-5%, principalmente grazie a una serie di nuovi negozi che stiamo aprendo, a molti progetti che sono stati presi negli anni passati e che ora trovano compimento, a nuove acquisizioni e a mercati che per noi sono importanti come la Cina che hanno ripreso vigore”, Così Dario Rinero, CEO Lifestyle Design, in occasione del 9° Pambianco-Interni Design Summit dal titolo ‘Il new normal dell’arredo italiano. Opportunità e opzioni strategiche per proseguire il percorso di sviluppo’, conferma gli obiettivi di crescita per l’anno in corso e assicura che ci saranno anche nuove acquisizioni: “il nostro è un progetto di aggregazione e dunque abbiamo sempre 4 o 5 aziende che guardiamo e nel tempo scremiamo. Speriamo anche prima delle vacanze di poterw annunciare una novità”. In termini di mercati, “guardo con granmde attenzione agli Stati Uniti – spiega Rinero – che sono ancora un mercato largamente sotto sfruttato per noi; la Cina continua ad essere un grandissimo mercato dal punto di vista delle opportunità, soprattutto se adesso riparte; il Medio Oriente è in un momento straordinario. E poi ci sono mercati specifici: Taiwan è sempre stata molto forte per noi, la Corea lo è diventata, in attesa che anche l’Europa ritrovi forza con alcuni Paesi che al momento sono ancora fortemente limitati per via della guerra”.
PAMBIANCO: Quali sfide vi troverete ad affrontare nei prossimi anni?
RINERO: “Se davvero il 2023 sarà un anno di consolidamento e rallentamento, a mio avviso il 2024 sarà un anno più difficile del precedente perché si stanno abbassando i backlog. E’ una nuova fase, alla quale guardo, come a tutte le nuove fasi, con ottimismo, perché si apre l’opportunità di fare cose nuove. Ricordo quando il nostro gruppo era quotato (con Poltrona Frau, Cassina e Cappellini e faceva 350 milioni di euro di fatturato) e, in occasione di un roadshow a Hong Kong, ho fatto una presentazione sul marchio Poltrona Frau. Gli investitori, in occasione del meeting one to one, mi hanno chiesto quale fosse il giro d’affari di Poltrona Frau come marchio. All’epoca fatturava circa 120-130 milioni. Sono rimasti stupiti, immaginando che fosse un brand da un miliardo di euro. Questo la dice veramente lunga sulla potenzialità, in generale, dei brand. Il nostro dovere è farli crescere. La possibilità c’è. Oggi un cinese che ha la possibilità di spendere 25mila euro per un orologio, sa assolutamente dove andare, conosce i più grandi marchi di orologeria. Se deve comperare un divano, e ha la medesima cifra da spendere, non sa dove andare, non conosce i nostri marchi. E anche in America, non crediate che il successo di Restoration Hardware sia dovuto alla straordinaria qualità, innovazione e bellezza dei prodotti. E’ che i nostri marchi non sono conosciuti e RH è stato bravissimo nel portare un’offerta di mercato coerente con quello che l’americano medio cerca: servizio, accessibilità, prezzo. Quindi la grande missione è fare crescere queste aziende”.
PAMBIANCO: Quali sono i vostri pilastri per la crescita?
RINERO: “Il 90% dello sforzo che mettiamo ogni giorno non è direzionato verso le acquisizioni, ma verso le aziende che abbiamo e su come farle crescere. Il fattore M&A è l’ultimo. Il massimo della concentrazione è profuso nello sviluppare al meglio la potenzialità delle aziende, attraverso un modello dove ogni CEO è indipendente, riporta a una holding, ma ha la massima responsabilità di sviluppare il marchio in autonomia. Questa è la principale leva: individuare le aziende che hanno potenziale, portarle nell’ecosistema a dare loro i mezzi non solo distributivi, ma anche tecnologici e di R&D per potersi sviluppare. Il secondo aspetto è creare efficienze e sinergie, ma a un livello molto alto. Per dare un’idea, il primo gennaio 2024 partiremo con un sistema Erp per tutte le nove aziende, un investimento da 25 milioni di euro. Supportiamo le aziende con progetti di efficienza e sinergia. Ciò che ci distingue è il retail, nel quale credo molto. Quando lo dissi qui la prima volta era il 2017 e avevamo appena acquisito Luminaire che, nel tempo, ha aperto altri negozi. Nel 2020 siamo diventati azionisti di maggioranza del più grande gruppo distributivo italiano che è Interni, del quale siamo soddisfattissimi. Sono convinto che le armi della battaglia dei cinque anni passati non saranno quelle dei prossimi 50. Giocheremo sul campo del ‘go to market’. Ci sono almeno 30 aziende che fanno degli ottimi prodotti in Italia: il vero problema è la distribuzione, che diventerà un fattore chiave. Per altro, si tratta di un settore molto più disgregato rispetto a quello manifatturiero. Riteniamo che ci sia la possibilità di dare vita a una a grande aggregazione del retail. Ci sono migliaia di dealer nostri che non hanno séguito. Chi distribuirà i nostri prodotti? Sei anni fa ci siamo posti questo problema e stiamo investendo molto sul retail multibrand. Crediamo nell’e-commerce, ma prima dobbiamo fare bene il retail. Per noi oggi tra grossisti e retail diretto, il secondo è ormai al 50%. Mi sto molto focalizzando su questo. Siamo comunque un aggregatore e continueremo ad esserlo. prima dell’estate annunceremo una nuova operazione nel retail”.
PAMBIANCO: Un settore composto da piccole aziende, con quali conseguenze?
RINERO: “Abbiamo un settore legno-arredo che fa 43 miliardi di fatturato ed esporta il 40%: dovrebbe esportare almeno il 50%. Il 10% su 43 miliardi per il nostro Paese sarebbe importantissimo. Perché non succede? Perché sono piccole le aziende. Sono 73mila e hanno 211mila addetti, il che significa che ogni azienda ha 4 persone che vi lavorano. Il settore meccanico ha quasi 4 milioni di occupati e circa 10 persone per azienda, considerando anche la piccola officina meccanica. Le nostre aziende sono piccole. Significa che rappresentiamo un settore le cui aziende numericamente valgono il 15% del totale delle aziende nazionali. Il numero dei dipendenti è dell’8%. Sottoimpieghiamo del 50% rispetto a quello che dovremmo. Quando andiamo a vedere il fatturato, rappresentano il 4%. E’ un problema, ma anche come a una opportunità. Si parla tanto di sostenibilità del prodotto, ma la responsabilità sociale dell’impresa è creare posti di lavoro. Questa è la vera sfida e la vera opportunità: fare crescere le aziende non per fare soltanto guadagnare di più gli azionisti, ma per creare lavoro di grande qualità. Il design, come ha detto qualcuno, è il petrolio del nostro Paese e, a differenza di quello fossile, è inesauribile, perché è nella testa, nelle mani e nella capacità delle persone. Il dovere dei leader di queste imprese è sviliuppare fatturato, assumere persone e creare benessere per il Paese. Poi c’è la sostenibilità. Nel 1951 Milton Freedman disse: ‘la prima resposabilità sociale dell’impresa è creare profitto per gli azionisti’. Una frase che è rimasta storica. Oggi direbbe: ‘Il primo fine dell’impresa è creare valore per gli azionisti, per la comunità e in modo sostenibile’. La sostenibilità l’abbiamo compresa tutti, ma che dobbiamo raddoppiare il numero di addetti di questa categoria non lo abbiamo ancora ben capito e il paese ne ha maledettamente bisogno”.
PAMBIANCO: Rispetto alle licenze, dove pensate di potere arrivare?
RINERO: “Mi sono innamorato del settore quando sono arrivato, 12 anni fa, e di Luxury Living 9 anni fa: era e rimane la Luxottica del mobile. O meglio, può diventarlo. Un’azienda pensata con l’ottica di creare i brand per altri, con una squadra e una mentalità particolare. A maggio 2020 l’abbiamo portata all’interno del gruppo, un segnale anche di grande fiducia da parte degli azionisti, considerato che all’epoca eravamo tutti chiusi a causa del Covid. Entro settembre annunceremo un’altra importantissima licenza e questa credo che diventerà una piattaforma a sé stante dentro il nostro gruppo, specializzata e unica nel costruire grandi marchi. E’ sicuro che ci sarà un business di 400-500 milioni di euro di fashion brand nel furniture nei prossimi anni e noi vogliamo essere l’attore principale di quel segmento”.
PAMBIANCO: Un ritorno in Borsa è possibile?
RINERO: “Dick Haworth mi ha detto: ‘c’è qualcosa che tu abbia voluto fare e che non sei riuscito perché non ti abbiamo dato i soldi?’ Qualsiasi investimento lo abiamo fatto con mezzi propri. Allora, per sottrarzione, mi verrebbe da dire che se ci fosse qualcosa di così grande da giustificarlo, potrebbero anche decidere in tal senso. Quotarsi è qualcosa di molto importante. Arrivo da Coca Cola e con l’idea che la quotazione sia una finestra che apri sulla tua azienda, che ti obbliga a una discplina, pulizia, ordine ed etica… talmente tante cose che sono benefiche per ogni azienda. I plus sono più dei minus”.