La holding del gruppo Doimo punta a diventare un vero e proprio polo del design, ampliando il perimetro merceologico e crescendo all’estero. Due acquisizioni finalizzate entro l’anno in corso, almeno una terza sotto la lente di ingrandimento, raggiungimento del target dei 150 milioni di fatturato di gruppo nel 2021 (126 milioni nel 2020, -5% sull’anno precedente), percorso di internazionalizzazione verso i mercati di Cina e Stati Uniti. We Do, la holding che nasce nel 2019 dopo che gli 8 eredi dei fratelli Ettore e Giuseppe Doimo hanno deciso di dividere le loro strade, e che ha riunito sotto lo stesso tetto i figli del primo (Enza, Elis, Edy ed Eros), i quali a loro volta hanno conferito le loro partecipazioni alla holding, ha la rotta be tracciata. Del gruppo, che conta 500 dipendenti, fanno parte i brand Frezza, Dvo, Mis Medical, Arrital, Doimo Cucine, Copatlife, Punto Ettore e Altamarea, specializzate nei segmenti delle cucine, degli uffici e delle sedute destinate al contract. I figli dei fondatori sono oggi azionisti e siedono nel board della holding, la quale a sua volta è organizzata a matrice con funzioni specialistiche per la gestione delle controllate. Ciascuna società fa riferimento a un general manager che è referente di indirizzo e di coordinamento operativo, secondo un modello tipicamente anglosassone. Ne presidente è Andrea Olivi, ex presidente della Fiera di Padova; Ivano Selvestrel è l’amministratore delegato.
“Il percorso di riorganizzazione e ridefinizione delle strategie ha inizio nel 2013, quando avviene la divisione tra i due rami dell’azienda. Non c’è mai stato, in realtà, un gruppo Doimo, un soggetto giuridico che contenesse le varie società, ma gli otto figli dei fondatori detenevano ciascuno un ottavo di tutte le società. Nel 2013 – spiega Selvesterl – si è deciso di intraprendere una divisione per macro aree di business: uffici e cucine sono state conferite in WeDo, imbottiti e camerette rientrano nel gruppo che fa riferimento agli eredi di Giuseppe Doimo. A questo primo passaggio ha fatto seguito una suddivisione del patrimonio immobiliare, completata nel 2019. Nello stesso anno è nata la holding nella quale gli eredi di Ettore Doimo hanno conferito le loro partecipazioni con l’obiettivo di efficientare e razionalizzare”. Alcuni soci di minoranza sono stati liquidati con soddisfazione delle parti.
WeDo sta performando bene nel mercato domestico, “che è quello europeo” tiene a sottolineare l’AD. Dunque, in particolare, Francia, Inghilterra e Spagna, con le cucine che vedono un incremento del 35/40% del giro d’affari nell’anno in corso. Il prossimo step è rappresentato dai mercati più lontani e complessi di Cina e Stati Uniti. Per entrarvi è necessario il salto dimensionale. Proprio per questo motivo WeDo guarda sia alla crescita organica, sia alle acquisizioni. “In questa fase – confida Silvestrel – vogliamo utilizzare risorse interne ed equilibrarle con una leva esterna a livello di debito. Negli Usa troveremo un partner che nella prima fase sarà commerciale. In futuro, a fronte di una certa crescita, saremo pronti anche ad aprire direttamente. Ma ci poniamo obiettivi molto ambiziosi di crescita dimensionale e questo non si può fare con la sola crescita organica: serve, appunto, passare per le acquisizioni. Il primo focus è rappresentato dall’area degli imbottiti per la casa. Sono già in corso trattative che hanno a che fare sia con i brand sia con le unità produttive. Stiamo valutando più di una azienda, tutte localizzate in Italia. Su due, in particolare, sono in corso le due diligence. Entro l’anno vorremmo chiudere”.