L’interno di una barca, che sia a vela o a motore, richiede da sempre, sia per la sua conformazione che la sua funzione, una realizzazione custom made. Tuttavia, è solo in tempi recenti che l’attenzione dei cantieri e degli armatori verso le firme del design è cresciuta, insieme al desiderio di un arredamento dalla personalità sempre più riconoscibile ed espressione della visione dell’armatore. Dal lato dell’azienda di arredamento invece, il peso specifico di questo particolare filone di business è relativo. Volendo esprimere un ordine di grandezza, esso si aggira intorno al 5-10% del costo complessivo dello yacht. Ciò nonostante, stiamo assistendo ad una crescente attenzione del modo del design verso la nautica, in quanto realizzare, sotto la guida di un architetto famoso, gli interni di una barca che spesso viene pubblicata dalle riviste di nautica di tutto il mondo, rappresenta un eccezionale moltiplicatore di awareness e posizionamento del brand.
Un percorso in cui da una parte l’armatore richiede spazi interni in grado di rispondere alle sue esigenze e che siano capaci di rispecchiare un precisa estetica, dall’altra le aziende del mobile mettono a disposizione non solo pezzi della collezione, ma si strutturano per la produzione su misura, internalizzando falegnamerie specializzate. In mezzo l’interior designer che ha il compito di recepire, interpretare e dunque rinnovare il concetto stesso di abitabilità. In tutto ciò vi è anche l’opportunità di diffondere un gusto più europeo in un ambiente dove il ‘classico’ soprattutto negli Stati Uniti e in Asia l’ha sempre fatta da padrone, con ulteriori potenzialità di sviluppo per i brand italiani.
Da notare che il mercato della nautica, di cui l’Italia è tra i protagonisti se non il protagonista, ha mostrato resilienza nell’anno della pandemia e le stime per l’anno in corso indicano una forte crescita per un comparto che ha archiviato il 2020 con un giro d’affari di circa 4,8 miliardi di euro, valore invariato rispetto all’anno precedente. Ora la sfida si gioca innanzitutto sul terreno delle materie prime, con le note difficoltà che stanno incontrando i produttori nel reperirle, ma soprattutto sul fronte della sostenibilità, che per il settore significa innanzitutto propulsione elettrica e, a tendere, a idrogeno. Ma anche interventi sul disegno stesso delle imbarcazioni che nell’alleggerimento dello scafo e nella modifica della forma delle carena possono trovare spazi di riduzione del consumo di energia. Un mondo, quello della nautica, che mette a sistema una composita platea stakeholder e che, alla vigilia dei prossimi Saloni Nautici, sembra lanciato verso una nuova era di sviluppo post pandemia.