L’intervento di Claudio Balestri, fondatore e presidente di Oikos, è iniziato con una citazione e con la presentazione di un quadro che ha cambiato la storia dell’arte. L’imprenditore infatti ha dato il via alla sua presentazione di White in the City prendendo spunto dalla tela “Quadrato bianco su sfondo bianco” di Kalevic Malevic. “L’intento di questo progetto – ha affermato durante la conferenza stampa nella Sala della Passione alla Pinacoteca di Brera – è creare una nuova carta d’identità del bianco con analisi e sperimentazioni che vedono coinvolti architetti, designer e artisti.”
Nato da un’idea proprio di Balestri e di Giulio Cappellini, White in the City (4-9 aprile 2017) non sarà un evento, ma neanche una mostra: sarà un progetto che interesserà alcune delle realtà storico-artistiche più prestigiose di Milano proprio durante la Design Week. Sarà infatti un ampio itinerario che toccherà l’Accademia di Belle Arti di Brera, la Pinacoteca di Brera, Palazzo Cusani, l’ex chiesa di San Carpoforo e Class Editori Space a coinvolgere i visitatori. Ognuno di questi luoghi sarà scenografia per una diversa declinazione e interpretazione delle mille sfaccettature cromatiche e simboliche del bianco: installazioni architettoniche di alcune delle più grandi firme internazionali e di giovani designer, design di oggetti quotidiani, passando per ambienti e pezzi d’arte.
Giulio Cappellini entusiasta ha affermato: “Mi piacciono le sfide e White in the City è un progetto visionario basato su una grande passione per delle storie che lascino il segno.” Dando spazio agli interpreti per rappresentare il bianco attraverso la propria cultura e tradizione, verranno interessate tutte le aree socio-culturali, dall’essere al vivere e all’abitare, per ridare nuovo valore e dignità al colore bianco, troppo spesso bistratto e considerato il colore della rinuncia.
“Dobbiamo mantenere altissima la qualità – ha continuato Cappellini – e bisogna concentrarsi su progetti importanti. Sono convinto che questo sia l’unico modo per far sopravvivere la cultura italiana e quindi il business italiano.” Anche per questo le opere rimarranno oltre la frenetica settimana del design, nella speranza che vengano adottate e che inneschino un circuito virtuoso tra aziende, progetto e cultura.