Un telo teso stampato sostenuto da un telaio in alluminio interno. Lo stand di Lago al Salone del Mobile di Milano è ‘tutto’ qui. ‘Good House‘, questo il suo nome, abbatte dell’87% le emissioni di C02. Per trasportarlo un solo camion “invece di sei” spiega Daniele Lago, CEO & Head of Design dell’azienda veneta, intervenendo al dibattito ‘Sostenibilità e circolarità del Sistema Casa’ promosso da Intesa Sanpaolo. Lo spazio è concepito come una casa contemporanea e sostenibile, fulcro di un’area espositiva di ottocento metri quadrati. Studiata in un’ottica di circolarità, la struttura totalmente riciclabile prevede un utilizzo pluriennale. Azzerati i rifiuti e a quasi totale l’abbattimento di peso e di volumi dei materiali. Il progetto, seguendo un’ottica di open innovation, nasce in collaborazione con Spinlife, spinoff dell’Università di Padova, e Henoto, società di BolognaFiere specializzata in allestimenti fieristici. “Abbiamo con l’Università calcolato che se gli stand fossero progettati nel mondo con questo approccio, si avrebbe una riduzione a zero per un anno dell’impatto di 240mila famiglie italiane” evidenzia Lago.
“La sostenibilità non è un tema sul quale potere nutrire ancora dubbi. Deve diventare l’aria che respiriamo, un approccio che va stimolato attraverso la cultura, al centro della quale dobbiamo mettere la prosperità. Quest’ultima indica le strade dove, sia socialmente sia per rispetto dell’ambiente, dobbiamo andare. Abbiamo lanciato quest’anno la campagna ‘Never stop caring’ e siamo impegnati a migliorarci e superarci in quello che facciamo”. Ecco che, rivela, “come indicatore produttivo per metro quadro viaggiamo circa x6 – x7 rispetto alla media di settore: pur producendo tanto, riusciamo a ridurre energia e materia”. lago si dice comunque “dell’avviso che dobbiamo dare corso a un ‘progresso felice, più che a una decrescita felice, perché l’umanità non accetta la seconda ipotesi, e anche giustamente a mio avviso”.
“La sostenibilità – sottolinea ancora – è un tema vasto, ma ha anche fare con il prenderci cura delle cose e dell’avere amore proprio e nei confronti dell’umanità. La persona deve essere messa in equilibrio con tecnica e natura. Tra l’altro, la pandemia ci ha insegnato che da certi problemi non se ne esce se non in collettività. Dobbiamo imparare ad aprirci e includere. Dobbiamo avere l’ambizione di prosperare. Un termine che ha a che fare per forza con il futuro e con la sostenibilità”.
Difficile immaginare come? “A volte basta solo avere l’intelligenza di generare significati nuovi guardando indietro. Serve un approccio umanistico: da quando lo abbiamo adottato, 10 anni fa, i nostri Ebitda hanno iniziato a prendere il volo. Produrre con meno diventa ebitda. Una follia avere ancora delle titubanze” chiosa infine Lago.