È soltanto la seconda edizione, ma il Salone del Mobile.Milano Shanghai è già diventato un punto di riferimento o più probabilmente ‘il punto di riferimento’ per la promozione del made in Italy in Cina. I primi due giorni della fiera, iniziata giovedì 23 novembre al Sec (Shanghai Exhibition Center) e di scena fino al 25, sono stati molto intensi e hanno trasmesso agli espositori, in rappresentanza di oltre cento marchi del design italiano, ottime impressioni non solo in termini di qualità dei contatti, ma anche di efficacia della formula, ben sintetizzata dalle parole di Claudio Luti, numero uno di Kartell e presidente del Salone del Mobile. “Abbiamo deciso – spiega Luti – di porre al centro la qualità, il made in Italy, la fascia più alta del mercato. Il Salone è un momento per creare relazioni con gli interlocutori giusti, provenienti da tutta la Cina e non soltanto da Shanghai. Penso che sia corretto entrare in Cina senza la pretesa di imporre un modello tutto italiano. Puntiamo a una contaminazione di culture, a inserire alcune nostre creazioni nelle case dei cinesi”.
L’intensa affluenza dei primi due giorni conferma la voglia, da parte dei cinesi, di scoprire le novità e gli stili, dal classico al contemporaneo, esposti dalle aziende italiane di arredo. I dati del centro studi di Federlegno confermano la leadership italiana nell’export in Cina, con numeri già interessanti ma decisamente bassi se si considerano le potenzialità del paese. Nel 2016 le aziende italiane del mobile hanno esportato beni per 341 milioni di euro, quasi cento in più rispetto alla concorrenza tedesca e il doppio di quella statunitense. Nei primi sette mesi di quest’anno, la crescita è stata del 35,8%, la più alta in assoluto tra i primi dieci mercati dell’export del macrosistema arredo e illuminazione, con punte del +83% per i mobili da ufficio, del +61% per le camere da letto e del +51% per la categoria leader in valore, quella dell’imbottito.
I pareri raccolti tra gli stand sono di unanime soddisfazione. “È stata un’edizione positiva – afferma Roberto Minotti – e caratterizzata da un buon feeling. Il Salone è migliorato, le proiezioni future sono interessanti. Noi stiamo investendo sulla Cina e abbiamo aperto il terzo monomanca a Chengdu, dopo quelli già avviati con Domus Tiandi a Pechino e Shanghai. Altre cose stanno bollendo in pentola… questo è un mercato velocissimo, ciò che altrove accade in dieci anni qui si concretizza in un solo anno”.
Diverse aziende hanno esposto per la prima volta a Shanghai. “Siamo molto contenti – afferma Alberto Scavolini (Ernestomeda) – per l’affluenza nei primi due giorni di fiera, che dai primi segnali parrebbe di qualità. È stata ottimamente organizzata. Per noi produttori di cucine è importante scoprire che gli operatori locali, storicamente legati alla concorrenza tedesca, si stanno spostando sui brand italiani. Abbiamo già un partner locale e siamo in fiera per potenziare la distribuzione nelle altre province cinesi: stando alla risposta, l’opportunità non dovrebbe mancare”.
“Sono da sempre contrario alle fiere in Cina – sottolinea Gary Fontana, responsabile dei mercati asiatici per Binova – perché generalmente sono un’occasione per chi ci copia. Questa però è una situazione diversa, molto bella, pensata per l’Italia e che trasmette un senso di italianità in tutta la città. È come se l’atmosfera del Salone del Mobile si fosse trasferita a Shanghai. In più, c’è stata una selezione attenta e quelli che l’hanno superata erano davvero interessati. Per chi fa il lusso, la Cina è un bel mercato”. Tra i prodotti esposti, una cucina in pietra lavica ceramicata a mano in Sicilia. “Questo vogliono i cinesi dall’Italia: non solo un prodotto, ma un racconto della nostra storia nelle loro case”.
La coda fuori dallo stand ha caratterizzato i primi due giorni di fiera di Paolo Castelli. Il titolare dell’omonima azienda bolognese ha esposto per la prima volta perché, ci spiega, “un anno fa non avevo un distributore in Cina, poi l’ho trovato al Salone di Milano, si chiama Glory Casa e con loro ho pianificato dieci aperture di monomarca in due anni, di cui due già effettuate e una terza in dirittura d’arrivo. Credo che i 340 milioni attuali di export italiano siano poca cosa rispetto alle potenzialità, qui si aprono delle autentiche praterie. Il Salone di Shanghai contribuirà alla crescita, è ottimamente organizzato e il mercato ci ha ben accolti”. Tra i clienti giunti in fiera, Castelli segnala tanti sviluppatori di progetti e diversi buyer non cinesi, tra cui indiani e vietnamiti.
Prima volta anche per Magis, presenza ormai consolidata in Cina. “Pubblico di qualità, tanti giovani interessati a inserire elementi di design in un contesto di arredo cinese, singoli pezzi in grado di conferire un valore aggiunto anche in termini di qualità della vita nelle case”, commenta Barbara Minetto. Oggi Magis è presente in una quindicina di negozi, con i quali sta cercando di promuovere i propri prodotti in chiave contract. Resta il problema delle copie. “Purtroppo non vedo in corso delle iniziative concrete per proteggere la proprietà intellettuale. La situazione, soprattutto nel canale online, è fuori controllo”, afferma Minetto.