Per il traffico aereo, la ripartenza sarà lenta e determinerà un difficile adeguamento degli spazi aeroportuali alle nuove disposizioni sanitarie. Ma poi si apre la vera sfida: riprogettare gli scali per superare i limiti del passato. Giulio De Carli (One Works): “Tecnologia e sostenibilità andranno a braccetto”.
La “nuova normalità”, come viene chiamata, diventa una “difficile anormalità” per il mondo aeroportuale, che dovrà ripensare la gestione dei propri spazi in un contesto, a breve termine, di affluenza ridotta. Poi i viaggiatori torneranno a frequentare, ma non ad affollare, gli scali. “L’orizzonte temporale per tornare ai flussi del 2019 si aggira attorno ai tre anni”, ci spiega Giulio De Carli, founder e managing partner di One Works, studio di architettura specializzato nella progettazione degli aeroporti e in generale degli spazi legati alla mobilità. Tra i lavori già ultimati o in via di realizzazione compaiono l’ampliamento dello scalo di Venezia, il vip terminal di Malpensa, l’estensione di Genova e Riga e Master plan in Thailandia e Arabia Saudita.
HI-TECH AIRPORT
Ci sono due questioni da affrontare: quella della riorganizzazione degli scali esistenti e quella della progettazione di nuovi aeroporti, che sarà certamente rivista alla luce delle problematiche innescate dall’emergenza sanitaria. Per quanto riguarda i primi, le complessità della riorganizzazione saranno in qualche modo lenite inizialmente dalla riduzione dei passeggeri previsti, a cui potrebbe aggiungersi poi un cambiamento della tipologia di traffico. “Potranno esserci situazioni disomogenee: meno voli di lungo raggio, più richiesta per tratte continentali. Dall’Europa ci si sposterà meno verso l’Asia e le Americhe e più all’interno dei confini Ue, e lo stesso potrebbe avvenire in Asia”, precisa De Carli. Questo cambiamento avrà naturalmente un impatto sui conti delle compagnie aeree, già compromessi dai mancati incassi del lockdown. In sostanza, è inimmaginabile pensare di trarre le risorse per i futuri investimenti aumentando i prezzi dei biglietti o la quota destinata alla società che gestisce lo scalo. “Serviranno iniezioni di risorse da parte degli Stati. Ed è anche per questo che occorrerà definire progetti in grado di risolvere i problemi e di innovare il settore, per orientare gli investimenti e superare la logica delle risorse a pioggia”. In concreto, la crisi può diventare l’opportunità per rivedere il concept di aeroporto e renderlo più contemporaneo, funzionale e smart. Ma questo è già il passaggio successivo, legato alle nuove progettazioni. Il lavoro di riorganizzazione dell’esistente parte invece dalla necessità di rispettare il distanziamento sociale, evitando le situazioni di congestione. Lo strumento? “La tecnologia sarà fondamentale – replica De Carli – e già stiamo spingendo per implementare quelle soluzioni che avevano brillantemente superato i test, come ad esempio il riconoscimento facciale all’aeroporto di Milano Linate, come il controllo biometrico che ha permesso ad Abu Dhabi e a Dubai di sostituire buona parte del controllo passaporti, evitando così la formazione di code, accelerando l’accesso a bordo e rispettando le distanze di sicurezza”. E poi c’è tutto l’aspetto legato all’integrazione dei dati. “Perché l’aeroporto – precisa il fondatore di One Works – è un catalizzatore di dati fino ad oggi molto disaggregati, la cui gestione aggregata offrirebbe grandi vantaggi nella gestione dei flussi”. Ma questi sviluppi non saranno rapidi e perciò, nell’immediato, bisognerà essere in grado di gestire i tempi di attesa prolungata, creando aree apposite e in alcuni casi sottraendole alle attività commerciali. In pratica, qualche aeroporto potrebbe essere costretto a ridurre il numero dei negozi per liberare spazio da concedere ai passeggeri distanziati. “Gli spazi commerciali però rappresentano una fonte di ricavi per la società aeroportuale e un servizio fondamentale per l’utente, a cominciare dal food&beverage, quindi non possono essere penalizzati. Credo che la via giusta sia quella di far convivere la “modalità di attesa” dei passeggeri con la presenza di negozi e di attività di ristorazione, applicando regole di funzionamento che potrebbero derivare da quelle pensate per i centri commerciali o per le food court in ambito urbano, adattando così l’offerta di comfort o intrattenimento con le nuove e diverse forme dell’offerta commerciale”.
SPAZIO SOSTENIBILE
I pilastri per la nuova progettazione, secondo De Carli, sono tre. Si parte dal prefigurare i nuovi scenari di sviluppo per la mobilità di persone, passo necessario per fare ciò che veramente servirà e non ciò che è sempre stato fatto. Il secondo è collegare quelle sfere finora in scarsa relazione (capacità delle infrastrutture fisiche, tecnologie digitali, sostenibilità ambientale). Il terzo è un taglio drastico delle procedure e la semplificazione degli iter per arrivare presto alla realizzazione delle opere. Il risultato sarà un aeroporto diverso da come lo abbiamo sempre conosciuto. Ma non sarà necessariamente più grande, anzi: la sfida è contenere le superfici e ottimizzarne l’uso. “Il traffico aereo raddoppia ogni vent’anni, e non è immaginabile dover raddoppiare ogni vent’anni gli aeroporti”, precisa il fondatore di One Works. La tecnologia e la digitalizzazione permetteranno di gestire i flussi in maniera razionale, evitando allargamenti strutturali a macchia d’olio.
Ma poi entra in gioco un altro fattore, che sembrava caduto nel dimenticatoio durante l’emergenza ed è invece sempre più attuale: la sostenibilità, che “a lungo termine andrà a braccetto con la tecnologia”, afferma l’architetto. Perché ogni progetto della fase 3 dovrà contenere strutturalmente un diverso rapporto con l’ambiente, inserendo materiali alternativi (in sostituzione, ad esempio, del cemento armato), nuove tecniche di costruzione, impianti meno energivori, un ricorso sempre più pronunciato alle nuove tecnologie della luce. “Occorre una progettazione funzionale e attenta a contenere i fabbisogni energetici. E come sempre, quando si innova, le aziende italiane specializzate nel contract riescono a essere tempestive nel fare le giuste proposte. Per questo credo che si apriranno diverse opportunità, a cominciare dalle realizzazioni delle superfici, attraverso materiali idonei ai processi di igienizzazione e all’illuminazione innovativa”.
di Andrea Guolo