“Artigiani della qualità”, recita il loro claim. Ma è un vantaggio o una camicia di forza essere vincolati a una pubblicità cosi ricorrente e ben identificata? “Un vantaggio”, ha spiegato Renzo Ricci, presidente di Poltronesofà, a Enrico Mentana, nel faccia a faccia che si è tenuto nel corso del Convegno Pambianco Design organizzato ieri in Borsa Italiana. “Sabrina Ferilli ci ha aiutati ad avvicinare il cliente finale”.
Testimonial a parte, il resto è tutto ben sotto controllo. Abolite “tutte le figure inutili”, la strada scelta è stata quella di rendere la catena meno tortuosa e di avere un “controllo diretto su tutto”. Così Poltronesofà è arrivata oggi a produrre circa duemila divani al giorno (400% in più i pezzi venduti dal 2008 al 2014) e a contare su una rete di 180 negozi, metà dei quali in franchising e metà di proprietà. Come ci si assicura che anche quelli in franchising abbiano gli stessi standard? “Attraverso scuole di formazione”.
Quanto alla produzione, fondamentale è l’apporto dei distretti, a cominciare da quello di Forlì, ma anche quello pugliese. “L’unica cosa che acquisitiamo all’estero sono i tappeti, ma rappresentano lo zero assoluto delle vendite e servono solo ad arredare l’ambiente Poltronesofà”.
Dopo anni di controllo, però, un annuncio: “Il mio ruolo operativo a Poltronesofà è finito”, ha detto Ricci: “Dal 13 settembre spero di riuscire a fare in beneficenza quello che abbiamo fatto in azienda”. Per esempio? “Mi piacerebbe creare un piccolo ristorante per otto persone, dove ogni settimana un cuoco famoso per tre giorni cucina per i poveri”.