Le aziende di arredo, per evitare di frenare la corsa degli ordini, puntano a non scaricare le tensioni a valle. La loro strategia si basa sull’efficienza produttiva e sulla realizzazione di economie derivanti da un lavoro a pieno regime.
Scaricare gli aumenti sul cliente finale? Non è questa la risposta delle aziende di arredamento, che stanno cercando di assorbire il più possibile i costi aggiuntivi per non creare distorsioni a valle. Piuttosto è meglio rinunciare a qualche punto di ebitda. Perché il momento di mercato è così favorevole che l’obiettivo primario, per tutti, diventa intercettare la crescita.
IMPATTO SUI COSTI LOGISTICI
I materiali più difficili da reperire? “Soprattutto i metalli e i marmi, ma ci sono anche diverse strozzature legate ai prodotti chimici, in particolare vernici e collanti” racconta Nicola Coropulis, CEO di Poltrona Frau. Il problema dei rincari è stato avvertito già nel 2020, mentre l’emergenza legata allo shortage si è manifestata in pieno a partire dall’estate di quest’anno. “Le irregolarità nelle forniture ora continuano e il risultato è che sta aumentando la quota degli ordini incompleti, che di conseguenza non possono essere consegnati con conseguente aggravio dei costi logistici” aggiunge il manager dell’azienda di Tolentino. Una quota crescente della produzione resta quindi in magazzino e non può essere fatturata. Coropulis sottolinea il paradosso: “Per trovare un trend cosi sostenuto di ordinativi bisogna risalire agli anni Novanta, ai tempi della svalutazione della lira. Potrebbe essere un momento d’oro, ma lo shortage di materie prime lo sta frenando”. Inoltre, l’incremento dei costi di acquisto avrà un impatto negativo sulla marginalità, che in Poltrona Frau cercano di contrastare attraverso le economie generate dalla spinta sulla produzione rese possibili dall’abbondanza di ordini. Una revisione dei listini del prodotto finito è stata già attuata all’inizio dell’anno, in una quota che proiettava l’aumento medio stimato degli impieghi. Sarebbe stato necessario ricorrere a ulteriori aumenti, ma Poltrona Frau ha evitato di scaricare le tensioni sul consumatore. “Se ne riparlerà all’inizio del 2022 – precisa Coropulis – perché intanto siamo riusciti a riequilibrare la spinta verso l’altro dei costi dei materiali con gli incrementi di efficienza conseguiti in produzione. E vedremo se questo bilanciamento sarà in grado di confermare gli obiettivi fissati in termini di ebitda”. In prospettiva, il CEO di Poltrona Frau ritiene che la bolla degli aumenti sia destinata a stabilizzarsi: “A oggi il problema più pressante non è l’incremento dei costi, che ormai abbiamo interiorizzato, bensì la regolarità degli approvvigionamenti. E l’impatto maggiore non ricade tanto sul residenziale quanto sul contract, dove occorre operare con grande equilibrio per non dover rifare da zero tutti i conteggi elaborati al momento della progettazione”. Tra tante problematiche, una certezza: il 2021 di Poltrona Frau si chiuderà con un bell’aumento delle vendite. “Nella parte residenziale, a livello di ordini, siamo sopra del 30% rispetto al 2019 e il trend di luglio e agosto conferma quanto sia sostenuta la domanda in tutti i principali mercati. Inoltre, per rimediare ai ritardi nelle spedizioni internazionali, abbiamo spinto molto sullo stoccaggio di prodotti in pronta consegna nei centri logistici basati in Cina e Stati Uniti, a cui i nostri rivenditori possono attingere in base alle loro necessità”. E il contract? “Ci sono evidenti rallentamenti, ma non appena la situazione si sarà stabilizzata ci aspettiamo una ripresa destinata a durare per molto tempo. Saremo tornati alla normalità quando la curva domestica e quella dell’ambito pubblico/istituzionale torneranno ad avvicinarsi”.
TRADE SERENO
Nel comparto elettrodomestici, lo shortage si è manifestato sia per i materiali, in particolare l’acciaio, sia per le componenti elettroniche. In presenza di aumenti, approvvigionamenti contingentati e conseguenti blocchi produttivi, i gruppi del settore hanno cercato di rimediare migliorando i parametri di efficienza e il livello organizzativo. È il caso di Siemens, che alla fine ha contenuto sia i ritardi delle consegne sia l’impatto sui prezzi di vendita. “Abbiamo cercato – spiega Rossana Sartori, brand manager per l’Italia della società appartenente a Bsh Group (113,9 miliardi di ricavi nel 2020) – di adattarci alle problematiche e di rafforzare le collaborazioni tra i reparti interni, dal commerciale al marketing fino al planning, alla logistica e al customer care, perché in momenti come questi diventa fondamentale la precisione nella programmazione per riuscire a risolvere i problemi. Il lavoro di team è stato prezioso e ci ha permesso di limitare il più possibile gli inevitabili ritardi di consegna”. Ritardi che poi variano anche in base alla tipologia del prodotto. Le situazioni più critiche hanno riguardato le lavastoviglie, ambito nel quale proprio quest’anno Siemens ha lanciato una nuova linea, con picchi nei tempi di consegna rispetto alla situazione normale, mentre per altri prodotti, come ad esempio i forni domestici, le tempistiche hanno quasi rispettato le previsioni iniziali. “La regolarità del flusso di materiali è certamente la priorità del momento” riconosce Sartori, precisando però che “nel raggiungere l’obiettivo di una fornitura regolare, conta anche la capacità della filiale italiana di gestire i rapporti con l’headquarter in Germania”. In Italia, Siemens è presente solo come filiale commerciale perché la parte produttiva dipende dagli stabilimenti situati in Germania, Spagna, Turchia e in altre nazioni. I prezzi di vendita? “A settembre c’è stata una revisione dei listini, applicata senza particolari segni di nervosismo da parte del trade. L’aumento, infatti, non è soltanto la conseguenza dei costi aggiuntivi per i materiali, ma è anche il risultato del lavoro che abbiamo fatto in termini di assistenza, attività di comunicazione, livello del servizio al cliente trade e consumer. La reputazione del marchio Siemens rappresenta un valore aggiunto per il mercato. E noi lavoriamo tantissimo su questi aspetti, anche con progetti di lungo respiro basati su collaborazioni strategiche, come quello presentato al Fuorisalone 2021 assieme a Naba, e sui quali investiamo a prescindere dal ritorno economico, proprio perché ci offrono una visione di lungo periodo”. Quanto alla gestione della filiera, Sartori assicura: “Tutte le strategie pianificate sono state confermate”.
SCORTE E SEMILAVORATI PRONTI
Un caso particolare è quello del mobile outdoor, la cui domanda è letteralmente esplosa dopo il primo lockdown. Il settore si è quindi trovato ad affrontare un allargamento rapido e immediato della forbice tra domanda e offerta, e in una situazione come questa è diventato fondamentale disporre di scorte in magazzino: chi le aveva, ne ha tratto vantaggio. “Il mobile outdoor non tollera tempi lunghi di attesa, perché quando esce il sole e il clima si addolcisce, il cliente finale vuole subito il prodotto e se non ce l’hai tu, lo acquisterà da un altro” racconta Fabrizio Cameli, fondatore e CEO di Talenti. Di conseguenza, la società umbra – osservando l’andamento promettente – ha fatto magazzino per garantire la produzione di un anno intero. “Ho sempre pensato che avere in casa quantitativi importanti di semilavorati e di prodotti finiti fosse la vera ricchezza di un’azienda come la nostra. Questa strategia comporta investimenti economici rilevanti, ma i risultati ci danno ragione. Abbiamo intercettato tutte le opportunità che si sono presentate e lo abbiamo fatto senza aumentare i prezzi di vendita, ottimizzando i tempi produttivi e riducendo l’incidenza dei costi di manodopera grazie ai vantaggi offerti da un altro investimento fondamentale: la nuova sede realizzata ad Amelia”. I risultati? “Nel primo semestre 2021 siamo al +80% rispetto al 2020 e pensiamo di chiudere l’anno attorno ai 27-28 milioni contro i 19 milioni del 2020. Sarà certamente il nostro anno migliore”.
La politica di acquisto sta premiando anche Roda. “Avendo comprato molti materiali a prezzi ‘vecchi’, riusciamo a calmierare almeno in parte gli aumenti che stiamo subendo sui nuovi approvvigionamenti” racconta Andrea Azzimonti, COO dell’azienda di Gavirate (Varese). “Inoltre, stiamo mettendo in atto una serie di investimenti volti a rafforzare la capacità produttiva interna, semplificando i processi e le metodologie di lavoro già avviate in sinergia con i nostri fornitori. Al centro delle nostre attenzioni, più che la negoziazione dei prezzi di acquisto, c’è l’analisi del processo produttivo, per contenere i costi e di limitare al massimo gli sprechi”. L’obiettivo di Roda è quello di assorbire il più possibile gli incrementi dei prezzi di acquisto per non perdere le occasioni di crescita che si stanno presentando. “Ridurremo un po’ l’ebitda, ma in questo momento lo consideriamo come un investimento per il futuro. Prevediamo infatti che gli aumenti dei materiali saranno destinati a esaurirsi già nel 2022, perché nel frattempo le aziende fornitrici stanno investendo molto per aumentare la produzione e quindi si arriverà a un aumento di offerta tale da stabilizzare i prezzi”. Nel frattempo, anche Roda continua a investire e lo fa per aumentare la quota di prodotto gestito in house, attualmente pari al 20% del totale. Una scelta che risponde proprio alla volontà di razionalizzare il ciclo produttivo e di aumentare le performance produttive. Lo scorso anno, in ottobre, è stata acquisita una falegnameria del territorio, prima ancora era stato avviato un reparto interno dedicato a tappezzeria, confezione, cordatura e cinghiatura poi ulteriormente rafforzato. “A settembre 2020 avevamo 46 addetti in Roda, oggi siamo in 80” rimarca Azzimonti. Per il 2021, la crescita di Roda è stimata tra il 30 e 35%, e il 5% di incertezza dipende dal momento in cui verranno fatturati alcuni grandi ordini del contract.