In Italia sono circa 250 le aziende nate con l’obiettivo di aprire nuovi scenari nel design, utilizzando la leva dell’innovazione. Da GoPillar a Mosaico Digitale, da PlayWood a Deesup e Artemest, ecco alcuni dei nomi che stanno acquisendo fama e sostegno finanziario da parte di business angels.
ùDisegnare il futuro attraverso l’innovazione. Ecco, in estrema sintesi, la mission delle startup, fenomeno economico mondiale che nel 2017 è stato in grado di attrarre investimenti per 140 miliardi di dollari, secondo i dati di Global Startup Ecosystem Report 2018, con il settore della manifattura avanzata e della robotica in progressione del 189% in cinque anni, mentre quello dei big data & analytics progredisce del +77,5%. E l’arredo, pur non costituendo un ambito prevalente della loro attività, non è affatto estraneo a questo contagio di iniziativa imprenditoriale.
OLTRE GLI INDUGI
Negli Usa, dal 2010 al 2017, i venture capital hanno investito 1,1 miliardi di dollari in startup che si occupano di soli mobili, con 96 round censiti da Crunchbase. Tra questi compare Hutch, l’app mobile che permette di ottenere consulenze virtuali da un designer e suggerisce i mobili più adatti da acquistare, e ha raccolto 10 milioni di dollari in un solo giro di investimenti. Ed è in questi ambiti che l’Italia deve sperimentare e investire, sebbene non manchino criticità legate soprattutto alla struttura delle aziende, spesso a conduzione familiare e restie ad abbracciare l’innovazione non strettamente legata al prodotto. “Stanno nascendo grandi opportunità in un settore dove, nel nostro Paese, abbiamo l’ecosistema più riconosciuto al mondo, ma c’è un grosso problema legato alla velocità di crescita”, racconta Domenico Laudonia, venture capital investor & entrepreneur, partner di Indaco e investitore in progetti design come Lovli.it e FurniChannel. “Questo problema è legato da un lato alla resistenza degli imprenditori che hanno una visione troppo tradizionale, dall’altro alla scarsa propensione a fare squadra nel creare poli di tecnologia. Le aziende del mondo furniture hanno una notorietà di marca ben superiore al loro fatturato, registrano l’innovazione se è legata al prodotto ma non la calcolano pensando al mercato. La velocità di innovazione e sviluppo è un tema chiave che non può essere posto in secondo piano. Così anche le startup devono mettersi in un’ottica di crescita per ottenere subito massa critica a livello internazionale, ma anche di aggregazione per competere sugli ecosistemi provenienti, per esempio, da Israele, Lituania ed Estonia”.
CAMBIO CULTURALE
In Italia del resto, secondo l’ultimo rapporto stilato dal Mise-Ministero dello sviluppo economico, esistono nel complesso oltre nove mila startup, di cui oltre 250 sono legate al mondo design e arredo. Un terreno fertile di progettualità, che rappresenta l’espressione del cambiamento culturale che sta modificando radicalmente il concetto stesso di design. Così la pensa Anthony Saccon, alla guida del Luxury Innovation Hub di H-Farm, la principale piattaforma d’innovazione italiana che dal 2005 ad oggi ha investito 27,3 milioni di euro per supportare lo sviluppo di oltre 120 imprese innovative, “Oggi le startup hanno un ruolo fondamentale – sottolinea Saccon – perché hanno introdotto un nuovo concept nel significato di design. Accanto alla definizione tradizionale, entra in gioco il concetto di soluzione. Le aziende di nuova generazione sono vocate alla risoluzione dei problemi, siano essi legati ai processi o al prodotto stesso, ed è questo che le rende straordinariamente appetibili per i gruppi e per le realtà consolidate del mondo del mobile. Secondo le nostre analisi, l’introduzione di Pmi con vocazione alla risoluzione delle criticità ha un effetto vincente sia sul fronte delle vendite sia sulla capacità di engagement e retention del consumatore finale”.
ADATTE AI TEMPI
“Il design italiano è riconosciuto come eccellenza a livello globale e le nuove tecnologie esponenziali stanno abilitando nuove soluzioni hi-tech che possono coniugare la bellezza e la qualità della vita con la sostenibilità, in un contesto di smart building o di design circolare”, sostiene Luca Pagetti, responsabile del finanziamento crescita delle startup di Intesa Sanpaolo Innovation Center, che tra nel corso degli anni ha supportato la piattaforma B2C GoPillar, il marketplace Lovethesign, il progetto di oggetti in legno Wood-skin e infine Mosaico Digitale, la soluzione di decorazione creativa di grandi superfici che viene applicata dai grandi studi di architettura statunitensi. “L’innovation center di Intesa Sanpaolo supporta, con un team di specialisti, il finanziamento e la crescita delle startup innovative. Dal 2012 anni nell’ambito di Startup Initiative, ha organizzato 5 investor meeting dedicati al design, nei quali ha selezionato le startup con maggiore potenziale di crescita e le ha presentati a venture capitalist, business angels e imprese clienti”. Nel mondo dell’arredo per ora non si sono ancora visti ‘unicorni’, termine utilizzato in gergo per indicare quelle startup che hanno una valutazione superiore al miliardo di dollari, tuttavia esiste già un parterre di aziende ad alto potenziale che suscitano sicuramente interesse e discussioni. Tra queste c’è Artemest, che lo scorso aprile ha ricevuto 4 milioni di aumento di capitale da rilevanti investitori internazionali, guidati da Nuo Capital, soci di Italian Angels for Growth e la Holding Svizzera Bagheera. Basata a Milano, Artemest è la prima piattaforma digitale a vendere, su scala globale, prodotti di design, décor e lifestyle artigianali, con un fatturato 2017 di 1,6 milioni di euro, un pop up store a New York e un corner in Rinascente. “Come in tanti altri settori legati al lavoro intellettuale e creativo, molte startup che stanno portando innovazione nel mondo del design e dell’arredo sono nate per disintermediare da un lato e per automatizzare dall’altro”, ha sottolineato Francesco Inguscio, fondatore e ceo di Nuvolab, società che opera come venture accelerator e innovation advisor. “Si moltiplicano i rapporti diretti tra cliente e produttore, mentre il consumatore personalizza gli oggetti e la casa grazie all’intelligenza artificiale o con il supporto dell’intelligenza collettiva del crowdsourcing. In Italia i traslochi sono meno frequenti, la casa è spesso di proprietà, l’attitudine ‘usa e getta’ è meno diffusa di quanto lo sia negli Stati Uniti, l’attenzione al dettaglio è assolutamente superiore. Per questo penso che il grande potenziale del nostro Paese, in questi settori, stia nella capacità non di rimpiazzare il designer con un computer, ma di valorizzare il suo genio offrendogli una platea globale e strumenti digitali”. Certo, mettere insieme l’artigiano e l’intelligenza artificiale non è facile, le mentalità sono a volte molto distanti. “Ma le potenzialità di questo tipo di modello, in un Paese ad altissima densità di competenze, gusto e qualità come il nostro, sono davvero interessanti. E le imprese tradizionali, che accettano la sfida, hanno grandi mercati da guadagnare”, conclude Inguscio.
IDEE CONCRETE
In questo contesto, si collocano iniziative come Design Wanted, che vuole rivoluzionare il mercato del design connettendo tutti gli operatori del settore, oppure PlayWood, che ha creato un sistema di mobili componibili che si possono assemblare con progetto DIY (fai da te). Un discorso analogo vale per Frnshx, l’e-commerce consumer centric, che prevede un giro d’affari di 500 mila euro entro il 2019 grazie all’utilizzo della realtà aumentata, strumento scelto per permettere agli utenti di osservare quale impatto potrebbero avere determinati elementi d’arredo nella loro casa. La decorazione d’interni è in primo piano anche per InteriorBe, già partner del gruppo Colombini per i marchi Febal Casa e Colombini Casa, nato nella scuderia di H-Farm e in grado di offrire servizi di progettazione d’interni online attraverso la connessione dell’utente, con un professionista dedicato che predispone il progetto d’arredo in soli dieci giorni permettendo inoltre di acquistare direttamente gli arredi selezionati dal sito. E per rendere accessibile a tutti il design di fascia più alta, ecco che arriva Deesup, piattaforma second hand specializzata in oggetti firmati provenienti da showroom, venditori e anche privati, tutti controllati e certificati.