Alessi lancia la sfida della produzione digitale attraverso un progetto pilota affidato a Giulio Iacchetti, Alessi goes Digital, partendo per contrappasso da un oggetto che la rivoluzione dei supporti elettronici minaccia di cancellare dall’utilizzo quotidiano: una penna. I risultati di quest’intervento pilota sono stati presentati ieri sera a Milano nello studio di Iacchetti, in viale Tibaldi. “Le penne – racconta il presidente Alberto Alessi – sono state progettate per essere producibili esclusivamente con la tecnologia di stampa 3D. In questa fase mostriamo soltanto prototipi e ci riserviamo di capire se l’operazione abbia un senso sul piano commerciale. Di certo possiamo dire che siamo la prima vera e propria azienda di design a promuovere qualcosa nell’ambito del 3D printing”. Partendo da elementi comuni come refill, materiale e packaging, dieci designer coordinati da Iacchetti hanno sperimentato le potenzialità della stampa tridimensionale studiando le nuove penne per esaltare le peculiarità della stereolitografia, come la possibilità di ottenere sottoquadri irraggiungibili con stampi tradizionali.
Un altro ambito, questa volta più tradizionale, esplorato da Alessi nel corso della Design Week è quello dell’orologio da parete. L’allargamento della collezione nel 2016 è avvenuto con i progetti di Daniel Libeskind, nuovo ingresso nel catalogo aziendale, e di Giulio Iacchetti, Mario Trimarchi, Abi Alice e Studio Job.
Le prime impressioni dal Salone? “Non mi posso esprimere, essendo bloccato da due giorni nel negozio di via Manzoni per incontrare artisti e designer con cui lavoriamo – risponde il presidente dell’azienda di Crusinallo (Verbania) – ma mi pare evidente che a Milano si respira un’aria di positivo dinamismo. Quanto all’economia, non percepisco particolari cambiamenti: l’Europa, per quanto stagnante, si conferma il mercato più ricettivo verso i prodotti di design mentre l’Asia, su cui anche noi puntiamo da anni, continua a deludere e gli Stati Uniti mantengono percentuali di sbocco piuttosto basse. Il vero ‘buon design’ resta una nicchia”.