Bene la ripartenza delle attività produttive del comparto legno-arredo, ma è urgente che anche i negozi di mobili possano riaprire. Con un mercato internazionale che viaggia a corrente alternata, difficile dire come e quando l’export italiano -fortissimo- ritornerà a correre. Guardare al mercato dei consumi interni diventa essenziale, indispensabile. Lo afferma il presidente di FederlegnoArredo e vicepresidente designato di Confindustria con delega a Finanza, Credito e Fisco, Emanuele Orsini. Quello del legno-arredo è un settore strategico per il Paese, “la filiera vanta un saldo positivo di 7,8 miliardi su 36 ed è uno dei comparti che per il 15% contribuisce al benessere del Paese”. Spingere il mercato interno, dunque, facendo anche leva su proposte fiscali che a breve verranno portate al tavolo del Governo, come il rinnovo del bonus mobili, tanto per citare uno strumento che in passato ha avuto efficiacia. Per altro, fa notare Orsini, “tante persone hanno vissuto tra le mura domestiche in questo periodo. Potrebbe esserci qualcuno che ha desiderio di cambiare, di rinnovare gli arredi. In tutti i casi, abbiamo bisogno di riaprire velocemente i negozi sul territorio, consentire a chi ha venduto una cucina di poterla andare a montare e a chi la monta di guadagnare lo stipendio”. In poche parole, “dobbiamo correre, perseguire tutte le strade possibile”. Accelerare si fa ancora più urgente a fronte dei numeri che sono stati rilasciati dal Centro Studio di Confindustria, che indicano un calo della produzione industriale del 50% tra marzo e aprile che si traduce in una variazione acquisita nel secondo trimestre del -40%. Ma non è tutto. Per i prossimi mesi, le stime dicono che la modesta ripresa della domanda non compenserà in nessun modo il crollo. “I numeri sono davvero impressionanti” sottolinea Orsini, facendo presente che “oggi stiamo ancora parlando della Fase2, mentre dovremmo stare a parlare già della Fase3 e 4. Abbiamo bisogno di dare corpo velocemente ai decreti e impulso alle aziende”.
Come Confidustria, “stiamo sollecitando soprattutto la liquidità alle imprese. Le garanzie centrali stanno auementando ma da li al fatto che si possano trasformare in soldi veri, che si possono spendere, ce ne vuole”. Il riferimento è al “corto circuito”, come lo definisce Orsini, tra Abi e ministero di Giustizia, in relazione alla responsabilità delle banche, a cui “cercheremo di dare una svolta questa settimana”. Un motivo di forte rallentamento nella erogazione dei finanziamenti, che però non sono più procrastinabili: “gli imprenditori stanno anticipando di tasca loro la cassa integrazione, eppure a marzo e aprile le aziende erano chiuse, non sono state emesse fatture. Ma generare fatture significa anticipi bancari. Servono semplicità e chiarezza, non dobbiamo fare perdere troppo tempo alle aziende. Serve coordinamento”. E proprio in questi giorni Orsini potrà confrontarsi con Abi per definire un piano d’azione coerente e condiviso; sicuramente “serve che questo elemento della responsabilità penale in capo alle banche” sia eliminato: “le banche vanno liberate per essere rapide”. Come è accaduto con la moratoria sui prestiti, quando è bastata una autocertificazione.
Serve semplificare perché così le grandi aziende possono ripartire, fatturare e pagare la filiera, che deve essere mantenuta, “questa è la priorità”. Sul fronte del fisco Orsini ricorda che si sta lavorando a un decreto che contenga bonus relativamente a due fronti: immobiliare-edilizia ed esportazioni. L’export valeva 500 miliardi di euro e va sostenuto, afferma Orsini, anche attraverso il sistema fieristico, non appena le interconnessioni saranno disponibili. Rispetto all’edilizia “stiamo lavorando con il Governo per concedere il 110% detraibile per i lavori che vengono svolti, tra eco-bonus e altro”. Fondamentale è che il provvedimento “sia bancabile, perché un ulteriore sacrificio alle aziende non possiamo chiederlo”.
“Con il presidente designato Carlo Bonomi, e noi tutti nella squadra designati, dal giorno uno stiamo dicendo che ‘servono atti concreti’. Noi lavoriamo con fatture, clienti, fornitori, facciamo cose reali e abbiamo bisogno di soluzioni reali. Abbiamo bisogno di essere rapidi e veloci. Io non dimentico le parole del premier che ha assicurato di non volere dimenticare nessuno e di non volere lasciare a casa nessuno'”. Bene, afferma Orsini, “ma facciamo presto”, perché “indebitare troppo le imprese e lo stato diventerà deleterio”. “Iniziamo poi a dire che dobbiamo dare un tempo lungo alle imprese” per rientrare. “Le aziende hanno ricominciato a lavorare e tra due mesi avranno capito l’entità della ‘botta’ che hanno preso. Solo a quel punto potremo capire come rientrare dei debiti che abbiamo e stiamo facendo. E sei anni (che sono quelli previsti dal decreto Liquidità) sono pochi. Ne servono di più”. Guardano ai cash flow aziendali, “la matematica ci dice che servono 10,4 anni”. Ma, “se sei sono pochi, dobbiamo dirlo. Gli imprenditori devono valutare la loro effettiva capacità di rientro”. E poi, devono essere le imprese a chiedere eventualmente alle banche di potere rinegoziare i debiti pregressi, non deve essere una operazione fatta di default dalle banche per spostare i nostri debiti sulle garanzie centrali”.