“Il problema non è far ripartire il nostro comparto. Il problema è far ripartire il Paese, perché tutto è interconnesso”. Emanuele Orsini va oltre la frontiera di Federlegno Arredo, l’associazione che presiede per il quarto anno (il suo mandato scade a dicembre), e porta avanti una serie di richieste allo Stato e all’Europa per un piano davvero straordinario di sostegno e di liquidità verso il mondo delle imprese. “Perché dovremo affrontare non mesi, ma anni difficili”, spiega in quest’intervista a Pambianco Design, al termine della quale annuncia l’imminente decisione sul Salone del Mobile.
Qual è il clima in Federlegno Arredo?
Non appena si è manifestato il contagio da Covid-19, è stata creata una task force tra imprenditori con azioni immediate e concrete, penso ad esempio al lavoro svolto per richiedere l’inserimento di alcune attività essenziali tra i codici Ateco e che erano state inizialmente escluse dal governo: i pallet per imballaggi dell’ortofrutta, per il trasporto delle mascherine, le stesse pompe funebri. Mi pare davvero inspiegabile che Confindustria non sia stata subito coinvolta per la definizione delle attività essenziali. Detto questo, il clima è di terrore. Tutti gli associati, dai grandi ai piccoli, sono spaventati per l’assenza di linee chiare nella gestione dell’emergenza, per il fatto che la crisi è internazionale, per la possibilità di non farcela. Le nostre aziende spesso sono state fondate dai genitori, dai nonni, e sentiamo tutta la responsabilità di doverle tenere in vita.
Esiste una data oltre la quale il settore rischia di collassare?
Ci sono aziende molto solide e che probabilmente hanno la capacità di resistere per un tempo prolungato. La tenuta dei piccoli è invece limitata. Noi non possiamo permetterci di perdere nessuno per strada. Dobbiamo resistere, a fronte di una situazione che azzererà la crescita realizzata negli ultimi vent’anni. Ma da soli non ce la possiamo fare.
Che tipo di aiuto pubblico chiedete?
Serve un’iniezione straordinaria di liquidità per permettere al sistema di reggere. E come ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, i finanziamenti dovranno avere una scadenza a lungo termine, fino a trent’anni, perché tutti sappiamo che se chiediamo soldi alle banche – e alcune non si sono certo tirate indietro – ma poi li dobbiamo rendere a 12-18 mesi, non si risolve nulla. Inoltre, dallo Stato ci aspettiamo sostegno e chiarezza, finora non pervenuti. Il governo ci ha messo nelle condizioni di dover anticipare le risorse per la cassa integrazione, e non sappiamo quando ci saranno restituite. Nel frattempo, ha spostato di 4 giorni il pagamento delle imposte… Così ci troviamo in condizioni insostenibili. La mia, che è un’azienda sana, è costretta a decidere chi deve pagare e chi no, perché nel frattempo gli insoluti che partono dai negozi chiusi, che non incassano, salgono a monte della filiera. Oltre che dallo Stato, ci aspettiamo molto di più dall’Europa, perché la reazione non può essere così debole e la Bce deve assicurare un intervento diretto e massiccio.
Avete stimato un calo del fatturato nazionale a fine anno per il comparto legno arredo?
Potrebbe essere attorno al 20 percento. All’inizio sembrava più contenuto, perché il problema era circoscritto alla Cina e a parte dell’area asiatica. Ora si è bloccato tutto, anche il contract con gli Stati Uniti, perché i container sono fermi, la logistica internazionale è ferma. Ci troviamo nelle condizioni di non poter fornire la Cina, che sta ripartendo, perché non c’è modo di trasportare le merci via nave. Purtroppo la ripartenza non sarà breve e quando ripartirà l’Italia, altre aree del mondo saranno costrette a fermarsi.
Tra i vari distretti italiani del mobile, dove avvertite le maggiori sofferenze?
La Lombardia è la più colpita dal contagio e naturalmente è quella che sta subendo più di tutte le regioni. Non che le altre stiano meglio… Le regioni più contagiate coincidono con le regioni più importanti per il sistema legno arredo: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche… I negozi però sono stati chiusi ovunque, al pari delle attività produttive e delle costruzioni.
Chiederete una riproposizione del bonus mobili, per sostenere i consumi interni?
Il bonus è stato importante, lo hanno utilizzato 260mila famiglie lo scorso anno. Ora però va riproposto con maggior forza, svincolandolo dalla ristrutturazione parziale o totale. Ne devono poter disporre anche le famiglie che non hanno ottenuto un permesso edilizio. Inoltre, occorre equiparare l’Iva dell’immobile a quella dei mobili in caso di vendita di appartamenti già arredati, senza dover procedere a uno scorporo. Questo perché la ripartenza deve avvenire anche dal mercato interno.
A livello occupazionale cosa accadrà?
Siamo in forte difficoltà con il nostro capitale umano. La cassa integrazione non può essere così bassa e la comunicazione a livello centrale è completamente sbagliata. I dipendenti si aspettano di ottenere l’80% dello stipendio ma non sarà così, perché otterranno in realtà l’80% del massimale Inps. Ciò significa 905 euro nel migliore dei casi, 735 euro nel peggiore. E poi sembra che noi, come aziende, non vogliamo dar loro la cifra che avevano pensato di ottenere. Senza un fondo di garanzia per i dipendenti in cassa, i consumi saranno destinati a crollare.
Quali azioni state portando avanti come associazione?
Ci stiamo muovendo come sistema di filiera e abbiamo chiesto molte azioni concrete, senza le quali non si potrà ripartire. Ad esempio, lo sblocco immediato dei 26 miliardi stanziati per l’economia, perché non si può tenere un Paese ridotto alle macerie in ostaggio della burocrazia. E poi, in linea con la Confindustria, la rinegoziazione dei leasing e dei mutui. Inoltre, visto che salteranno molti dei pagamenti dovuti dai clienti, abbiamo bisogno che i nostri pagamenti siano a loro volta rimodulati di 12-18 mesi. Occorre anche congelare il rating bancario, altrimenti con le ricevute che inizieranno a tornare indietro, le nostre aziende diventeranno carne da macello. Infine, occorre spostare più a lungo possibile gli ammortamenti nei bilanci.
E il Salone del Mobile? Le aziende si aspettano una risposta rapida… quando deciderete?
La risposta arriverà rapidamente. Il governo ci aveva chiesto sostegno, perché aveva identificato nel Salone il momento della ripartenza del Paese, garantendoci a sua volta sostegno perché considera il Salone come la cosa più importante che ci sia in Italia. Noi abbiamo preso un po’ di tempo per decidere, ma ormai siamo arrivati alla scadenza del tempo disponibile. È chiaro che, dopo lo spostamento delle Olimpiadi di Tokyo, le logiche sono cambiate… A breve fisseremo una riunione del cda, naturalmente tramite call, e prenderemo una decisione in maniera responsabile, tenendo conto delle esigenze delle imprese, per salvare una filiera così importante com’è quella dell’arredo.