Cambia il modo di vedere l’ufficio e si affaccia il concetto di luogo itinerante, con la nascita di vere e proprie catene internazionali diffuse. Ne parlano Stefano Dal Piva (Acme) e Paolo D’Angelo (Constructors)
Londra continua a crescere, in quanto terreno fertile per investimenti immobiliari nel terziario (e non solo), ma Milano non sembra da meno. Mentre il mondo tende a chiudersi, le due città sinonimo di apertura, lavoro e affari si muovono controcorrente. “Nonostante l’incertezza dovuta alla Brexit e alle sue conseguenze, si può tranquillamente affermare che Londra resta ‘open for business’. La municipalità della capitale inglese continua a incoraggiare l’industria e a promuovere la City come il fulcro della finanza europea e mondiale, a fronte di scenari internazionali precari”. Con queste parole Stefano Dal Piva, direttore di Acme, studio d’architettura con sedi a Londra, Berlino e Sydney, presenta il suo quadro inglese. Grazie a un ricco curriculum, che spazia dall’architettura alla progettazione urbana, d’interni e di design di prodotto, non stupisce che lo studio abbia accesso a una visione d’insieme molto completa. “Ci sono numerose realtà – ha aggiunto l’architetto – che stanno sviluppando progetti di rigenerazione urbana indirizzati al mondo del terziario. Un nome su tutti sicuramente è Argent, property developer e responsabile oggi del rinnovamento dell’area circostante King’s Cross, che prima era completamente dismessa e ora invece è vivace e multifunzione con uffici, aree residenziali, spazi pubblici e commerciali”. Argent non è l’unico attore a muovere i fili su suolo londinese: l’architetto racconta anche di altre aree urbane nel mirino di grandi holding per la realizzazione di nuovi interventi o conversioni di edifici pre-esistenti, come Canada Water con la presenza di British Land, Brent Cross, dove spicca di nuovo il nome di Argent, e con i piani dell’australiana Lendlease per Elephant & Castle e IQL (International London Quarters), nel quale confluiranno sia spazi commerciali che uffici e con cui Acme sta collaborando attivamente alla realizzazione di un nuovo progetto decisivo per il tessuto urbano della zona. Se è vero quindi che nuove aree urbane, in alcuni casi anche decentrate, vengono rigenerate e trasformate in nuovi centri direzionali, è chiaro che quest’ultimi non abbiano più una funzione definita e rigida, ma anzi flessibile e adattabile. Uno dei cambiamenti più radicali infatti sembra appartenere proprio al mondo ufficio: “Con la possibilità di lavorare da remoto – ha specificato Dal Piva – il valore di un ufficio risiede nell’essere un ambiente dove sviluppare idee innovative e nel diventare un luogo in cui interagire più con le persone che con i computer”.
Concorda Paolo D’Angelo, uno dei fondatori e ora managing director di Constructors, azienda italiana che opera nell’ambito delle costruzioni e della progettazione e che assume il ruolo di contractor principale nel caso di appalti chiavi in mano, oppure di gestore di commesse con approccio design & build. “Il mondo dell’ufficio sta andando verso nuove direzioni e penso che in futuro sarà sempre più contaminato da attività e funzioni diverse”. Uno dei clienti di Constructors è Regus, leader mondiale per la fornitura di spazi di lavoro, oggi distribuita in 120 Paesi nel mondo con una rete unica di uffici, spazi di co-working e sale riunioni per le aziende. “La loro strategia d’ufficio del futuro – spiega D’Angelo – è molto particolare. Fino a qualche anno fa il mondo del co-working e dell’ufficio a noleggio era una rarità, mentre adesso si va sempre più verso un futuro di apertura in cui la socializzazione digitale non basta più, anzi risulta sterile e c’è un ritorno dell’interazione”. Dal racconto di D’Angelo si evince che la società belga (Regus ha sede a Bruxelles) stia puntando a una massiccia espansione nei prossimi 5 anni: in Italia ad esempio, dove è presente dal 1997, dai 10 spazi iniziali del 2014 conta di arrivare a 50 entro la fine dell’anno. “Penso che il loro progetto sia estremamente interessante e nuovo, perché è un modo davvero rivoluzionario di vivere l’ufficio, non più in un unico luogo ma itinerante. Il loro intento è coprire le città, come Milano, con i loro uffici per soddisfare una delle prime richieste d’oggi, la flessibilità”. Non più un nuovo indirizzo per l’ufficio, non più un’unica funzione, ma un nuovo concetto di ufficio diffuso, che sta prendendo sempre più piede sia su terreno inglese che italiano, o meglio milanese. “Milano in questi anni di crisi è sempre stata un’isola felice”, precisa D’Angelo, per poi continuare: “Qui tutto ciò che riguarda il mondo del terziario non si è mai fermato grazie alla presenza di investitori internazionali e grandi società italiani. Il resto dello stivale è un altro capitolo: appena fuori da Milano l’investitore soprattutto se straniero punta molto sul living e sull’alberghiero. L’Italia, anche nelle costruzioni, è fatta da distretti e Milano resta in testa per tutto ciò che è relativo al terziario e al turismo di lusso”.
di Costanza Rinaldi