Salini Impregilo, Fincantieri e Italferr sono le tre società che realizzeranno il “nuovo” Ponte Morandi crollato lo scorso 14 agosto causando la morte di 43 persone. E’ quanto riportato nel ‘Decreto 19’, pubblicato martedì 18 dicembre, realizzato dalla struttura commissariale e dedicato alla ricostruzione del viadotto.
Il progetto scelto porta la firma di Renzo Piano e costerà complessivamente tra i 220 e i 230 milioni di euro. Scartata, invece, la proposta di affidare i lavori al gruppo trentino Cimolai, che aveva presentato un’offerta da 175 milioni – 14 dei quali per la demolizione – legata al progetto di un altro noto architetto, Santiago Calatrava.
Il sindaco di Genova e commissario Marco Bucci ha spiegato che il ponte non si chiamerà più Morandi e che Renzo Piano sarà il supervisore di tutto il progetto accanto a un team di alto livello. Per quanto riguarda invece gli “sconfitti” sempre Bucci ha spiegato che “l’azienda Cimolai e l’architetto Calatrava si sono messi a disposizione per aiutare nel caso ce ne fosse bisogno”.
I lavori per l’opera, che sarà realizzata dalla neocostituita società PerGenova, partiranno il 1° febbraio 2019 e si prevede termineranno entro il dicembre dello stesso anno.
Il viadotto, si legge nel decreto, “sarà costituito da un impalcato d’acciaio, con una travata continua di lunghezza totale pari a 1.100 metri, costituita da 20 campate. Il progetto prevede 19 ‘pile’ di cemento armato di sezione ellittica posizionate con un passo costante di 50 metri, a eccezione della campata sul torrente Polcevera e di quella sulle linee ferroviarie, dove l’interasse passa da 50 a 100 metri”.
E’ stato scelto un progetto che utilizza “pile” anziché “stralli” “nel rispetto della sensazione di avversione psicologica maturata in città dopo il crollo del Morandi”. Tra le ragioni che hanno spinto il commissario a scegliere l’idea di Piano, anche il fatto che “estetica e progettualità sono derivate dalla storia e dall’immagine di Genova, città di mare, in ragione della forma delle “pile” e dell’impalcato, che richiamano la prua e sezione di una nave”. Per finire nel decreto si commentano positivamente anche i materiali, con “struttura mista di acciaio e cemento armato”, e le modalità esecutive, “in grado di ridurre i tempi di realizzazione e la riduzione delle interferenze con le infrastrutture e i sotto-servizi”.