Biodesign sta cambiando l’industria: non più forme predefinite, ma disegni che seguono le ondulazioni del terreno nel rispetto della natura. Con piscine che pesano dieci volte meno delle tradizionali.
Si può rivoluzionare il mercato delle piscine, puntando su materiali innovativi e sagome à la carte che seguono le ondulazioni del terreno. Addio al cemento armato e alle forme squadrate tipiche delle vasche. Non è l’idea di una giovane startup, ma la mission di un’azienda italiana che è partita da Padova dieci anni fa e che oggi monta 850 piscine l’anno in tutto il mondo: “Nuova Zelanda, Corea del Sud, Francia e Stati Uniti… Nelle Mauritius abbiamo realizzato un gioiello da tremila metri quadrati, ma la piscina più bella è ancora tutta da costruire”, racconta a Alessandro Milani, amministratore delegato di Biodesign.
Alla base di un paradigma del tutto nuovo ci sono anni di sviluppo tecnologico e una montagna di brevetti depositati. “Realizziamo piscine senza l’utilizzo di cemento armato”, spiega il top manager. “Ragioniamo in maniera opposta rispetto all’industria tradizionale: loro si basano su una struttura portante impermeabilizzata che sostiene il peso dell’acqua. Noi abbiamo invertito i parametri: prima rendiamo impermeabile il terreno con l’Epdm, una impermeabilizzazione che ha come caratteristica una notevole elasticità del +300%. Poi posiamo un rivestimento strutturale permeabile che non deve sopportare il peso dell’acqua perché permeabile e quindi sostenuta direttamente dal terreno. Una soluzione tecnologica che ci consente di realizzare piscine che pesano un decimo delle tradizionali: la nostra struttura pesa 70 chilogrammi al metro quadro, una piscina tradizionale circa 700”, sostiene Milani. Un progetto realizzato anche con materiali di risulta da altre industrie e tanto agile da non vincolare l’azienda a una sola struttura predefinita: “Possiamo sagomare lo scavo e creare forme senza nessun limite, rendendole molto più simili alle spiagge naturali e con tempi di realizzazione contenuti. La piscina diventa parte integrante della casa, una sorta di salotto in acqua ed è possibile prevedere delle vere piccole spiagge e delle sedute che per l’industria tradizionale vincolata a forme predefinite risultano essere decisamente costose”.
Una sostenibilità connaturata nel disegno iniziale che spalanca le porte ai progetti delle piscine Biodesign anche nelle aree sulle quali pendono vincoli, paesaggistici e architettonici. La maggior parte delle piscine, racconta Milani, viene venduta ai privati: “Sono abbastanza piccoline, tipicamente da 30-40 metri quadri”. Per realizzarle bastano dieci giorni, scavi esclusi e se si è in presenza del bel tempo. Ma l’azienda si sta facendo largo nel pubblico, con piscine per hotel e campeggi “anche di dimensioni elevate”, spiega il top manager. “Abbiamo tutte le caratteristiche per poterci ritagliare una quota di mercato significativa anche negli spazi pubblici e demaniali”, aggiunge ricordando il lavoro delle Mauritius da tremila metri quadrati o la piscina in Nuova Zelanda tanto profonda da poter nascondere sotto il livello dell’acqua un tesoro utilizzato per la caccia al tesoro con maschera e boccaglio.
OBIETTIVO NON RESTARE PICCOLI
Biodesign conta oggi su un team di 35 persone con una rete di concessionari in Italia e all’estero, dove viene generato il 55% del fatturato principalmente in Germania, Stati Uniti, Francia e Spagna. Guardando al futuro c’è “la volontà di non rimanere piccoli: abbiamo inventato e sviluppato un prodotto tecnologico e innovativo, una fortuna che va sfruttata fino in fondo – ammette Milani – L’azienda va bene, adesso è arrivato il momento di creare un management internazionale: io sono l’inventore dei brevetti e ho la consapevolezza di essere un bravo imprenditore, ma non sono un manager”. Per sostenere la crescita e l’espansione internazionale lo scorso anno nel capitale di Biodesign è entrato il fondo di investimenti Star Capital: “Abbiamo aperto delle sedi in Spagna e Germania, ora tocca a Francia e Stati Uniti dove andremo a fine anno. Il progetto è far conoscere questo prodotto che rispetto all’industria tradizionale ha vantaggi competitivi che inevitabilmente si impongono, anche in un mercato di lusso come quello delle piscine. Ma non basta essere presente in un paese per poter scalare: è fondamentale garantire una rete di assistenza oltre all’installazione. Questo significa sostenere investimenti di lungo periodo, formare concessionari di qualità e avere una rete di vendita che possa sostenere questa crescita”, sottolinea Milani.
LA SPINTA DEL COVID E IL FOCUS SUL LUSSO NON TRADIZIONALE
A differenza di quanto accaduto in altri settori, la pandemia che ha flagellato l’economia in tutto il mondo non ha colpito duro sul mercato delle piscine. Anzi: “Il Covid-19 – sottolinea Milani – ha dato sicuramente un boost alla crescita del mercato, perché la gente ha vissuto a lungo in casa e chi ha potuto ha investito per renderla più confortevole. I nostri fatturati ne hanno beneficiato e le prospettive future anche ora sono di forte crescita”, dice. Ora anche le tensioni geopolitiche non spaventano più di tanto: “Abbiamo fermato le vendite in Russia – evidenzia l’amministratore delegato – ma è stata una decisione che non avrà grandi conseguenze perché per noi quello è un mercato decisamente marginale”. Il focus di Biodesign, infatti, “non è nei paesi tipici del lusso, come può essere il Medio Oriente, perché vogliamo affermare il nostro brand nei paesi occidentali: riteniamo che la nostra tecnologia possa prendere qui quote di mercato importanti. Grazie ai brevetti siamo gli unici a poter offrire qualità con tutti i vantaggi in termini di efficienza e sostenibilità ambientale. Problema chiave è mantenere il vantaggio tecnologico che ci rende unici al mondo: l’azienda pur ancora oggi di piccole dimensioni ha un dipartimento di ricerca e sviluppo molto attivo e continua lo sviluppo tecnologico proteggendolo con brevetti internazionali”.