Con l’acquisizione di Tilemaster, Kerakoll lancia dall’Inghilterra un nuovo piano da 100 milioni di investimenti esteri. No a Borsa e fondi: “Abbiamo risorse per supportare la crescita”, afferma il CEO Sghedoni.
Brexit? No problem! Kerakoll lancia la sfida nel mercato britannico con l’acquisizione di Tilemaster, azienda inglese specializzata nella produzione e commercializzazione di sistemi di posa ceramica e pietre naturali. L’operazione è stata conclusa a luglio nell’ottica di un rafforzamento in uno dei mercati chiave per il comparto. Il gruppo di Sassuolo (Modena), trasformatosi con il tempo da semplice fornitore di materiali per l’edilizia a specialista del GreenBuilding e technical supplier delle archistar nei loro grandi progetti, ha in programma per il Regno Unito un piano di investimenti da 30 milioni di sterline tra l’ampliamento dello stabilimento esistente nel Lancashire e la realizzazione di un nuovo impianto produttivo che, annuncia il CEO Gian Luca Sghedoni a Pambianco Design, “diventerà il più moderno e tecnologico del nostro settore”. Gli investimenti riguarderanno, inoltre, la costruzione di un nuovo centro ricerche e nuovi uffici. “Dal punto di vista commerciale – continua Sghedoni – sarà aumentato il mix prodotti e verranno inserite nuove tecnologie Kerakoll, il tutto finalizzato a consolidare la nostra leadership sul mercato inglese”.
Avete in programma operazioni analoghe in altri Paesi?
L’acquisizione di Tilemaster rientra nei piani strategici di sviluppo del gruppo Kerakoll nel mondo, che prevedono un forte incremento del processo di internazionalizzazione con investimenti stimati pari a 100 milioni di euro per il prossimo triennio.
Quanto vale l’export per Kerakoll?
Nel 2016 abbiamo realizzato un fatturato di 420 milioni di euro, di cui 50% all’estero. In quarant’anni di attività, Kerakoll ha avuto uno sviluppo che le ha permesso di diventare l’unica azienda al mondo che offre una soluzione globale nel GreenBuilding per progettare, costruire e vivere nel rispetto dell’ambiente e del benessere abitativo.
Quali sono i mercati internazionali che in questo momento vi garantiscono i maggiori tassi di crescita?
Tutti i mercati in cui siamo presenti ci stanno dando grandi soddisfazioni. Il nostro modello di crescita all’estero segue una logica ben precisa che è quella di esportare la nostra cultura d’impresa. Non ci interessa essere una multinazionale tascabile.
Quale direzione di sviluppo avete impostato?
I nostri progetti futuri sono chiari. Le nostre competenze multidisciplinari saranno sempre più orientate a rispondere alle nuove richieste dell’architettura e dell’edilizia in termini di tecnologia, sicurezza ed efficienza energetica senza tralasciare la traspirabilità, il design e l’estetica. E poi grande attenzione all’isolamento acustico, una causa di grande disagio all’interno delle abitazioni, e alla sicurezza in caso di eventi sismici.
Avete creato la linea Kerakoll Design House, affidando la direzione artistica del progetto a Piero Lissoni. Per quale ragione?
È la naturale evoluzione dell’esperienza casa di Kerakoll in ambito del design per interni. Un progetto completo di materie innovative (cementi, resine, legno lavorato a mano, microrivestimenti, pitture) coordinate da una palette di colori calda ed avvolgente. Sotto la regia di Lissoni, materie, texture e colori trovano modo di dialogare e di fondersi in una partitura organica dando vita a raffinati accordi cromatici e materici. Kerakoll Design House è un progetto di total look per la casa.
La firma di Lissoni Associati compare anche nella Kerakoll Design Gallery aperta in via Solferino a Milano. Si tratta di un’esperienza da esportare?
Non escludo che possano esserci altre aperture in capitali come Londra, Parigi o New York, anche se Milano, grazie al salone del Mobile, rimane a mio avviso la capitale del design.
Prospettive di business?
Le nostre previsioni sono di raggiungere i 500 milioni di euro in un paio d’anni.
Ha più volte affermato che non pensa di quotarsi in Borsa né di aprire il capitale all’ingresso di fondi. Esistono eventuali obiettivi che la convincerebbero a cambiare idea?
Per mia inclinazione non escludo nessuna ipotesi futura, ma ribadisco che per il momento la Borsa e la finanza non ci interessano. Abbiamo le risorse per supportare la crescita.
di Andrea Guolo