Nel 2020, a porte chiuse e purtroppo vuoti a causa del Covid, i musei hanno ripensato l’illuminazione dei propri ambienti, interni ed esterni, nel segno della sostenibilità e dell’efficienza energetica.
Obbligati a una serie di stop and go in ottemperanza alle misure restrittive disposte dal Governo a causa della pandemia, i musei hanno colto l’opportunità di ripensare i luoghi destinati alla visita e rinnovato spazi e allestimenti, con un focus specifico sui sistemi di illuminazione per migliorare la qualità dell’esperienza visiva e la conservazione stessa dell’arte. “Il 2020 è stato sicuramente un anno molto intenso, ma al tempo stesso è stato per noi un anno di preparazione, durante il quale ci siamo potuti permettere il lusso di investire per essere pronti quando tutto ritornerà a correre come prima”, afferma Andrea Spallino, amministratore delegato di Nemo Studio, la divisione del gruppo Nemo nata lo scorso anno dall’acquisizione dell’azienda torinese di illuminotecnica Ilti Luce, che negli anni ha lavorato a progetti quali lo Smithsonian Institution di Washington, il Rijskmuseum di Amsterdam, La Venaria Reale e il Museo Egizio di Torino, o ancora l’Armani/Silos di Milano. Impegnata nel portare avanti la ricerca di soluzioni innovative per l’illuminazione architetturale nei settori museale, retail e outdoor, la nuova realtà ha affrontato la fase post M&A durante il lockdown. “Abbiamo capitalizzato e sfruttato questa pausa forzata – prosegue l’ad – come acceleratore per portare a regime l’integrazione di due società estremamente diverse, vuoi per natura geografica, una brianzola e l’altra torinese, vuoi per l’offerta di prodotti, da una parte decorativa, dall’altra achitetturale”. Un’unione di intenti che ha condotto non solo alla formulazione di una gamma di prodotto architetturale sempre più completa, ma anche all’inaugurazione di una nuova sede di oltre tremila metri quadrati a Settimo Torinese, con un raddoppio degli spazi destinati alla produzione in previsione di “un aumento importante della domanda nei prossimi mesi”.
Un fermento che ha interessato anche Erco, azienda tedesca nota a livello internazionale per l’esperienza nell’illuminazione delle architetture con la tecnologia dei Led. I progetti in cui era coinvolta non hanno subìto cancellazioni, bensì solo rinvii. “Mentre all’inizio il Covid ha bloccato il mondo dei musei – spiega il ceo Andrea Nava –, e ora c’è una grande rincorsa a sviluppare gli spazi espositivi, perché si è compreso che in fondo al tunnel c’è la luce, per stare in tema, e che questo è il momento ideale per fare degli interventi”.
STRUMENTI FLESSIBILI E CAPACI DI ADATTARSI A OGNI CONTESTO
È il caso del consistente progetto illuminotecnico che sta coinvolgendo un intero piano delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, il più frequentato museo italiano con oltre 4,39 milioni di visitatori nel 2019 pre-pandemia. Restando nel capoluogo toscano, anche Palazzo Strozzi ha approfittato del periodo di chiusura che precede la ripresa dell’intensa programmazione espositiva per la sostituzione dei corpi illuminanti Erco con i nuovi prodotti della gamma ‘Eclipse’, un sistema modulare di faretti che offre 28mila possibili soluzioni grazie alla disponibilità di cinque misure e a un’ampia scelta di accessori. L’illuminazione dei musei, al pari di altri ambiti con specifiche simili come il segmento retail di lusso, pone infatti gli strumenti di illuminazione di fronte a sfide impegnative. “In generale, la richiesta che riceviamo – rivela Nava – è sempre di totale flessibilità. Questo apparecchio così versatile, che avremmo dovuto presentare in occasione della fiera Light + Building, è piaciuto molto ad Arturo Galansino (direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, ndr) per la sua capacità di affrontare qualsiasi tipo di situazione con disinvoltura, assecondando le esigenze dello spazio in cui viene contestualizzato”. Sia esso interno o esterno.
NUOVE ESIGENZE TRA OUTDOOR E COLLEZIONI PRIVATE
L’emergenza sanitaria ha, infatti, indotto un interesse sempre maggiore per le aree outdoor e, di conseguenza, ha sollevato la necessità di un concept illuminotecnico capace di tenere conto di questa relazione tra dentro e fuori. Se “Palazzo Strozzi utilizza il proprio cortile per il primo coup de théâtre di molti artisti ospitati all’interno”, commenta Nava, il cortile d’onore del palazzo di Brera, che lo scorso gennaio ha iniziato a brillare di nuova luce a distanza di due anni dalla conclusione del grande progetto di riallestimento delle trentotto sale della Pinacoteca, svolge una funzione di accoglienza e al tempo stesso di esposizione.
Ma se lo spazio, anziché pubblico, fosse privato? Nemo Studio per il mercato dei collezionisti d’arte ha sviluppato per un uso residenziale soluzioni “che fino ad oggi sono state appannaggio dell’illuminazione museale professionale”, spiega Spallino. Per un tema di costi, di dimensioni, e ancora di customizzazione. La proposta dedicata è ‘Plint’, uno spot a Led che inaugura la collaborazione tra Nemo e l’architetto Massimo Colagrande. Si tratta di un parallelepipedo scultoreo contraddistinto da un’elevata flessibilità di posizionamento, che permette di illuminare sia da terra sia in appoggio su di un piano, evitando di fatto le complessità legate all’installazione di un track a soffitto.
“Il mercato oggi – aggiunge l’ad – sta cercando full solution provider, cioè aziende che offrano soluzioni illuminotecniche a 360 gradi, siano esse decorative, architetturali o customizzate. Tutte caratteristiche che Nemo Studio sta facendo proprie, perché il nostro intento è sviluppare dei prodotti che integrino l’heritage tecnologico della nuova divisione e l’esperienza nel design di Nemo”. Al centro della strategia, una forte attenzione al ‘green’ con ‘Nemo Eco Tracing’, esteso a tutto il gruppo, che entro un anno consentirà di associare a ogni prodotto un certificato di sostenibilità “basato non tanto sulla provenienza geografica, quanto sulla qualità dell’approvvigionamento dei componenti”.
ILLUMINAZIONE SOSTENIBILE CON I LED
Un modello di business fondato sulla sostenibilità e realizzato facendo leva sulle competenze e le tecnologie. Si inquadra in tale prospettiva la decisione di Erco di sviluppare al proprio interno un know how in materia di optoelettronica, ossia l’interfaccia tra ottica, elettronica e informatica, impegnando il 10% degli oltre mille dipendenti in ricerca e sviluppo. Se è pur vero che sostenibilità fa rima con Led, “in questo campo, la strada da fare è ancora lunga – sostiene Nava –. Abbiamo davanti a noi un percorso importante: miniaturizzeremo gli apparecchi, che saranno in grado di emettere molta più luce con consumi estremamente ridotti”. Il fondamento dell’economicità degli apparecchi si trova, infatti, nel cuore di ogni strumento di illuminazione di Erco: le precise specifiche dei Led ad alta potenza, basate su criteri come la resa e la costanza cromatica, il flusso luminoso e la stabilità termica, garantiscono i massimi standard di qualità in relazione alla potenza luminosa e alla durata dei Led. Esemplare, in questo senso, il progetto commissionato da La Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano. In seguito al completamento dell’illuminazione interna del Monumento inaugurata nel 2015, per la quale l’azienda tedesca ha ricevuto come riconoscimento il Premio per l’Innovazione Tecnologica dall’associazione ambientale italiana Legambiente, nel 2018 è stato realizzato il risanamento energetico dell’impianto esterno, che ha consentito di ridurre la potenza da 58kW a 35kW, aumentando al contempo l’illuminazione di circa il 40 per cento. Più di recente, il relamping del monumento e Museo dell’Ara Pacis, completato lo scorso febbraio, ha comportato la sostituzione in tutti gli spazi museali dei corpi illuminanti alogeni con lampade Led di nuova generazione. Consentendo di ridurre a un settimo il precedente consumo di energia elettrica e di conseguenza i costi di gestione, l’operazione rappresenta un passo avanti nel segno del rispetto delle direttive europee sul risparmio energetico. La potenza nominale dell’impianto di illuminazione è passata, infatti, dai 57 kW delle lampade alogene agli 8,4 kW dei Led, riducendo il carico elettrico dell’85 per cento. Ridotti al minimo anche i costi di manutenzione del nuovo impianto, che promette di mantenere sostanzialmente inalterato il livello prestazionale iniziale nel tempo.
Il 2021 si candida così a divenire il palcoscenico di ulteriori interventi in chiave ‘green’, sostenuti dai finanziamenti in arrivo con il Recovery Fund, che dovrebbero dare linfa vitale al settore. “Credo che possano servire ad allineare – ed è un’aspettativa personale – l’Italia al resto dell’Europa da un punto di vista della qualità dei progetti”, conclude Nava.
di Giulia Mauri