Non solo crescono sul 2020, ma addirittura, rispetto ai livelli pre-pandemia, mettono a segno progressi ad abbondante doppia cifra. E siamo solo all’inizio, perché la ripresa del contract farà il resto.
Il 2021 è l’anno della decisa ripresa per il settore dell’outdoor, che più di altri nel comparto del legno-arredo aveva risentito delle conseguenze prodotte dalla pandemia. La forte contrazione del settore contract, cui il segmento è votato, aveva messo in difficoltà i conti, tanto che le aziende avevano posizionato la loro attenzione prevalentemente sul retail. Nell’anno appena passato, tuttavia, per quanto la crisi abbia fatto sentire i propri effetti, un primo rimbalzo del contract inizia a far sentire i propri effetti sui conti delle aziende specializzate in outdoor. Che nel frattempo mostrano non soltanto sul 2020, ma anche sul 2019 una crescita evidente. Segno non solo di un ritorno a livelli pre-pandemia, ma di una netta accelerazione. Le ragioni sono molteplici. La voglia – e il bisogno – di verde e aria aperta, che ha fatto riconsiderare gli spazi esterni, ma soprattutto la decisa ripresa della progettualità legata all’hospitality, in particolare quella alto di gamma, e degli student housing, due segmenti per i quali è previsto già a partire dall’anno in corso un forte rimbalzo.
Lo evidenzia l’attenzione che tutto il mondo del real estate sta mostrando verso le strutture ricettive, indicando così una strada molto chiara. Le best in class del comparto si confermano Nardi, Paola Lenti ed Emu. Nardi passa dai 59,7 milioni del 2019 attraverso un decremento nel 2020, quando la contrazione del 7,1% lo porta a chiudere l’anno con 47,17 milioni di giro d’affari, per poi prendere la via di un forte rilancio nel 2021 quando la società chiude l’anno a 75 milioni di euro, registrando così un progresso del 54%. Le CEO Anna e Floriana Nardi evidenziano che “il comparto, sia outdoor retail sia contract, ha potuto beneficiare di una forte spinta data dall’esigenza – determinata dalla pandemia – di creare spazi esterni. Mai come adesso le aree open air e il loro arredo hanno avuto così tanta considerazione. Inoltre, la mancanza di prodotti provenienti da altri mercati extra europei ha generato una forte crescita della domanda sui produttori locali. La nostra sensazione è che il mercato sia ancora in espansione; l’unica variabile – notano – è data dal tasso inflattivo che si sta delineando in questi ultimi mesi e che potrebbe portare a un rallentamento dei consumi, ma più sul lato del retail”.
Emu termina l’anno appena passato a quota 40 milioni di euro, in netta ripresa sul 2020 (26,8 milioni di euro) ma sovraperformando anche il 2019 quando aveva chiuso a 32,4 milioni. Un sito di 120mila metri quadrati, dove operano ogni mattina 180 persone, quello di Emu, che è produttore puro e che esporta circa il 75% avendo come primo mercato di sbocco gli Stati Uniti. L’incremento nel 2021 – evidenzia Stefano Zajotti Design & Communication Manager – è stato determinato quasi totalmente dal privato. Bloccati quasi tutti i progetti contract, che però ora stanno ripartendo”. Il primo segnale arriva proprio dagli Stati Uniti che già lo scorso anno si era mosso in netta controtendenza rispetto agli altri mercati. “Gli Usa – evidenzia Zajotti – hanno trasferito molte attività all’aperto; la ristorazione, ma non solo. Anche le attività delle stesse università, le iniziative di incontro per gli studenti hanno avuto la possibilità di essere svolte all’esterno. Per questa ragione, abbiamo avuto un vero e proprio boom di richieste dagli Usa che continuano anche oggi. Prevediamo per il 2022 un incremento di un ulteriore 20% sul 2021. Il portafoglio ordini è molto forte e le nostre forze produttive sono tutte concentrate a ottenere questo risultato”.
Per Paola Lenti che era passata dai 28,9 milioni del 2019 ai 26,8 del 2020, il 2021 segna una netta accelerazione a 36 milioni con un rialzo. “Il nostro, che è certamente un mercato di nicchia, possiamo sicuramente dire che gode di ottima salute. Probabilmente a causa dei diversi lockdown e delle restrizioni alle quali ci siamo giustamente dovuti sottoporre, c’è un grande desiderio di rinnovare i propri spazi abitativi, soprattutto quelli all’esterno, con una cura dei dettagli, dei materiali e della qualità che ha ben pochi precedenti”, motiva il risultato Anna Lenti, Ceo di Paola Lenti. “A più alto livello, possiamo dire la stessa cosa anche per lo yachting, un settore in cui siamo da sempre molto presenti. Forse, il settore che ha sofferto maggiormente è quello del contract, per il quale ci aspettiamo però una ripresa nel 2022, quando speriamo si possa riprendere a viaggiare e a godere di hotel e resort di qualità”.
Forte rimbalzo anche per Talenti, che mostra un progresso del 57% a 30,5 milioni nel 2021, dopo i 19,5 del 2020 e i 15,68 mln del 2019. Un andamento che mostra come la crisi sanitaria e le sue conseguenze non abbiano avuto impatto alcuno sui conti della società. Varaschin si riprende nettamente dopo che il 2020 aveva visto una perdita di giro d’affari nell’ordine del 30%: si era passati dal 14,19 del 2019 ai 10 del 2020. Il 2021 segna una vera e propria inversione con una crescita del 90% sullo scorso anno. Il giro d’affari si porta infatti a 19 milioni di euro. Incremento importante sia sul 2020 sia sul 2019 anche per Ethimo che chiude l’anno appena passato a 19,5 milioni di euro, in netto progresso sia sul 2020, quando aveva chiuso a 11,6 milioni, sia sul 2019 (14,12 mln di euro).
Fin qui, dunque, tutto bene. Ma è innegabile che quella che alcuni analisti hanno ribattezzato ‘tempesta perfetta’ e che si sta abbattendo sul mondo della produzione e della distribuzione potrà creare qualche problema. Gli imprenditori stanno alla finestra per monitorare l’evoluzione e per gestire rincari che non erano previsti. Alle difficoltà nel reperimento delle materie prime, al costo dei trasporti si aggiunge infatti un ‘caro energia’ che impone un intervento strutturale per non esporre in futuro le aziende italiane non solo alle fluttuazioni del mercato, ma anche alla dipendenza dell’approvvigionamento dall’estero. Lo stesso presidente di Fedelegno-Arredo, Claudio Feltrin, è di recente intervenuto sul tema, evidenziando che “il grande aumento del costo dell’energia mette seriamente a rischio la ripresa del Paese, perché più o meno direttamente, tutti i settori ne sono colpiti e a cascata i consumatori”. Di fronte a una situazione “così grave ed evidente”, serve non una risposta emergenziale, ma “strutturale”.