E’ la logistica ad aggiudicarsi il ruolo da primo attore del mercato immobiliare italiano nel 2021. Un report rilasciato da Dils indica in 2,7 i miliardi di euro investiti nel segmento, il 28% del volume totale, pari quest’ultimo a 9,8 miliardi (in aumento del 6% sul 2020, grazie in particolare alla spinta dell’ultimo trimestre che ha visto un incremento del 32% a 4,4 mld).
I volumi transati nel comparto sono aumentati dell’83% rispetto al 2020. In aumento l’interesse degli investitori istituzionali, evidenziato dalla compressione del prime net yield, pari al 4% nell’ultimo trimestre e con previsione di un’ulteriore contrazione verso il 3,5% nel corso del 2022. Pari a 2,5 milioni di metri quadrati il take up a fine 2021 (+9,3% rispetto al 2020), di cui il 32% nell’ultimo trimestre (circa 790mila metri quadrati). Investitori che guardano anche a un’altra asset class, quella degli uffici che, pur in contrazione sull’anno precedente, vede 2,3 miliardi di euro di transazioni nel 2021 con Milano in netto vantaggio su tutte le altre città italiane con due terzi del mercato.
Le scelte di investimento in questo settore sono state particolarmente influenzate dalla pandemia. Stando all’analisi, tuttavia, la preferenza per prodotti di tipo core espressa nel 2021 dovrebbe lasciare spazio a profili di rischio più elevati nel 2022. In forte ripresa anche l’hospitality, che nell’ultimo trimestre del 2021 ha totalizzato 760 milioni di investimenti, pari a oltre la somma dei tre trimestri precedenti, per un totale di 1,4 miliardi di euro (+58% rispetto al 2020). I deal più numerosi sono stati quelli di tipo value add, ma in termini di volumi le transazioni più significative hanno coinvolto asset di lusso e portafogli di strutture leisure e resort.
Ultimo trimestre in spolvero anche per il retail: 978 i milioni investiti che riducono il calo rispetto al 2020 portandolo a -9,6%. In fortissima crescita infine il living, che nel corso del 2021 registra il massimo storico degli investimenti, con un volume pari a 780 milioni, superando il risultato già record del 2020, quando si attestò a 740 milioni. A livello nazionale i primi nove mesi del 2021 registrano un incremento del +23% rispetto al 2019 e del 43% sul 2020. Anche in questo settore Milano gioca un ruolo importante: il Research Team di Dils rileva una pipeline complessiva di oltre 27.500 nuove unità residenziali tra Milano e il suo Hinterland.
Per la asset class degli alternative gli investimenti totali sono stati di 1,3 miliardi e hanno riguardato in particolare data center, portafogli di strutture sanitarie e centrali di telecomunicazione. “Per il 2022, riteniamo che i settori Logistica e Living continueranno a essere protagonisti e ci aspettiamo una forte ripresa degli investimenti anche nel settore Uffici a Milano e Roma non solo per capitali core, ma vedremo un ritorno del value add finalizzato allo sviluppo di edifici e rigenerazione urbana contraddistinti da nuovi concept ibridi e innovativi. Questa volta le premesse iniziali appaiono più rosee rispetto allo scorso anno e ci attendiamo un volume di investimenti e valori in crescita, con rendimenti in ulteriore leggera contrazione” commenta Giuseppe Amitrano, Ceo di Dils.
Buone prospettive, dunque, ma Confindustria Assoimmobiliare chiede comunque al Governo che l’asset class residenziale entri “nell’agenda delle priorità del Governo per il 2022“. Questo perché, nonostante la ripresa, resta un divario rispetto al resto dell’Europa. Se gli investimenti nel segmento residenziale hanno superato complessivamente i 40 miliardi di euro, mentre la quota attribuibile all’Italia è di soli 500 milioni di euro, mentre 18 sono i miliardi investiti in Germania, 11 nello UK e 5 in Francia.
“L’impatto – evidenzia Silvia Rovere, presidente di Confindustria Immobiliare – si ripercuote innanzitutto sull’offerta di residenziale in locazione che oggi rappresenta il motivo di maggior disallineamento tra domanda e offerta nel nostro Paese. C’è una domanda di case sempre più consistente, non solo da parte degli studenti fuori sede, ma anche di giovani coppie che non hanno la possibilità di accedere ad un mutuo, oltre a una fascia della popolazione (circa il 20%) che sceglie la soluzione dell’affitto in risposta a nuove esigenze e stili di vita mutati. Proprio la mancanza di un’offerta professionale ha due evidenti ripercussioni: da un lato il costante rialzo dei prezzi e dall’altro l’assenza di interventi di manutenzione e gestione degli immobili residenziali“.