La collaborazione tra fondo e impresa funziona se si traduce in supporto finanziario, ma nel rispetto del Dna del brand. Perciò, attenzione all’idea del ‘polo’.
Approcciamo le aziende italiane senza la volontà di fare una ‘campagna acquisti’, ma nel rispetto delle specificità delle singole realtà e consci di non avere nulla da insegnare a imprenditori che da anni portano avanti aziende di successo”. Con queste parole Andrea Bonomi, senior partner di Investindustrial (che ha acquisito il brand di illuminazione Flos e, poche settimane fa, B&B Italia) ha aperto il suo intervento e quello di Piero Gandini (CEO di Flos) sul palco di Palazzo Mezzanotte.
Qual è l’obiettivo comune di fondi e imprese?
(Bonomi) L’obiettivo comune di fondo e azienda è spingere sull’internazionalizzazione. Le aziende, pur avendo chiaro un piano strategico, non riescono da sole a metterlo in atto. Essenzialmente per mancanza di fondi. Il tutto preservando la qualità dei prodotti. Noi, con Investindustrial, investiamo nelle aziende, diamo stabilità con il capitale, ma il nostro ruolo a livello gestionale è minimo.
Cosa auspica un finanziatore?
(Bonomi) L’idea del fondo non è di creare un polo aggregando le aziende, in quanto per il funzionamento del sistema è necessario che restino autonome. Quello che auspico come finanziatore è che gli imprenditori italiani dell’arredo cambino approccio e non si limitino a voler essere artigiani. Per competere oggi serve una maggiore apertura e la rinuncia a ogni tipo di provincialismo.
Molti associano l’ingresso dei fondi alla schiavitù dei risultati.
(Gandini) Molte aziende temono l’ingresso di fondi nel capitale perché credono che implichi una attenzione maniacale verso i numeri, un approccio speculativo da parte degli investitori. Questo è un falso mito perché, bisogna essere sinceri, nella realtà i veri imprenditori guardano sempre ai numeri.
Intravede rischi per il sistema dell’arredo?
(Bonomi): Il consiglio per il futuro del settore è fare attenzione al rischio di polarizzazione, con poche aziende forti e molte realtà che resterebbero indietro. Per crescere, servono progetti e occorre adattarsi ai cambiamenti, dalla globalizzazione (che richiede liquidità) all’innovazione tecnologica. Sconsiglio l’inserimento di manager esterni che non conoscono la realtà di un mestiere così delicato e dai meccanismi particolari. (p.c.)