La drammatica situazione legata alla guerra in Ucraina sta provocando danni collaterali anche alla filiera del legno arredo, considerato che la Russia è tra i principali fornitori di materia prima, il legno. “La Russia – evidenzia il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin – è un fornitore importante per la nostra filiera, che compra all’estero circa l’80% del legno che poi lavora. Il ruolo della Russia è fondamentale per calmierare i prezzi: se blocca le vendite di legname, come aveva già iniziato a fare da gennaio, farà schizzare, ancor di più, i prezzi verso l’alto. Paesi come la Cina, per esempio, sono disposti a pagare qualsiasi prezzo per importare legno e tutto questo arriverà a cascata sul consumatore finale e minerà la competitività delle nostre aziende che potrebbero trovarsi a gestire un corto circuito in cui non riescono a evadere gli ordini per la mancanza di materie prime e al tempo stesso sono soffocate dal caro energia che si sta già riversando sui listini dei prodotti finiti”.
Ma l’Italia è anche un paese fortemente esportatore verso la Russia: sempre stando ai dati di Federlegno-Arredo, nei primi 11 mesi del 2021 è la decima destinazione della filiera legno-arredo (mentre l’Ucraina rappresenta la 29esima destinazione). Sino ad oggi, racconta Andrea Tagliabue, vicepresidente di Tabu, storica realtà che opera nella lavorazione del legno con sede a Cantù, “sono stati regolarmente saldati i crediti verso la Russia attraverso bonifici. Ora possiamo solo assumere una posizione di attesa e cercare di comprendere quale sarà l’evolvere della situazione”. Sicuramente, sottolinea, “sarà un percorso lungo, in cui l’Europa è particolarmente esposta in virtù di scelte politiche fatte in passato. Dove, giustamente, abbiamo anche cercato di coinvolgere di più la Russia, ma ci siamo troppo affidati a un unico e principale fornitore e questa, nel business, è una scelta da non fare mai. Ora, è stato comunicato che il legno proveniente da Russia e Bielorussia è considerato legno ‘di guerra’ e non si può più utilizzare. Tutto ciò provocherà un ulteriore scossone nel mercato e un ulteriore rialzo dei prezzi”. Per Tabu, che esporta in Russia per circa 1 milione di euro, “tenere duro è la sola possibilità, guardare avanti e stare attenti ai costi che quest’anno esploderanno, insieme a quelli del lavoro. Il vero dramma è che saranno le persone a soffrire tantissimo per colpa di chi ha scatenato una guerra soltanto per interesse”.
Si dovranno trovare “strade alternative”, ma sapendo che “l’Italia è un paese manifatturiero, a valore aggiunto. Siamo abituati dal nulla a creare qualcosa. Sono convinto che la nostra natura ci aiuterà a trovare anche soluzioni fuori dagli schemi”. “Noi faremo sicuramente a meno della Russia, ma sono molto perplesso nel pensare che il popolo russo possa fare a meno della bellezza italiana” chiosa Tagliabue. In ogni caso “se alla Russia non ci si potrà più riferire per la materia prima legno, ci sono il Nord America e le riserve forestali africane, sempre considerando una gestione sostenibile del legno. La comunità europea sta realizzando un importante piano di piantumazione di alberi in Europa, che in trent’anni ci porterà all’indipendenza dal punto di vista forestale. L’Italia stessa ha una riserva importantissima inutilizzata”. Certo, sarebbe stato utile, qui come per altri settori, attrezzarsi prima.