La nautica italiana rappresenta “un punto di riferimento mondiale per l’intero settore”, mentre “i numeri quest’anno testimoniano un ulteriore balzo in avanti, che si accompagna alla leadership delle tre grandi aziende del settore. Inoltre, la nautica italiana è diventata leader nella capacità di adattare gli scafi, nella propulsione, negli interni, nel design. Se tutti i settori dell’economia italiana procedessero con il medesimo passo, sarei più tranquillo come presidente di Confindustria. Purtroppo non è così”. Carlo Bonomi, dal palco della 62esima edizione del Salone Nautico di Genova, evidenzia la vitalità di un comparto che nel 2021 ha messo a segno una crescita ad abbondante doppia cifra e che non mostra segni di cedimento.
“Dopo la pandemia, che ci è costata quasi 9 punti di Pil, e il rimbalzo di 6 punti grazie all’azione del governo Draghi, abbiamo avvertito la rapida salita dei prodotti energetici e delle materie prime, avvenuta nel 2021 per poi esplodere con l’invasione russa dell’Ucraina. Una tempesta perfetta che non ha trovato argini, anzi si è abbattuta su quello che era già un terreno dissestato” nota il numero uno di viale dell’Astronomia. In questo contesto, le imprese “hanno fatto tutto quello che potevano. Siamo forti, lo abbiamo dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio. Ma le imprese italiane – chiosa – non sono invincibili”.
Bonomi sottolinea anche che “tra le priorità che abbiamo individuato” vi sia proprio “l’economia del mare” in quanto “via di sviluppo, un cluster molto rilevante per il nostro Paese”. Ecco allora che “confidiamo nelle scelte del prossimo esecutivo che auspichiamo abbia una visione lungimirante. ‘Un mare calmo non ha mai fatto un buon marinaio’. In questi anni difficili abbiamo dimostrato di non avere paura neanche di fronte a tempeste improvvise e durissime. Né mai ne avremo” conclude Bonomi.
Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, dal canto suo, interviene sulla relazione tra i porti, i retroporti e le città e spiega di “non credere assolutamente all’istituzione di un ministero del Mare, perché va coniugato con l’economia per la terra. Non possiamo solo pensare a quello che accade sul mare, ma legare la trasformazione a quello che accade nelle città”. Il ministro sottolinea anche che “la transizione ecologica non è un ‘giocarello’, ma una straordinaria opportunità di business per le imprese e per il paese. Il settore ha capito perfettamente, essendo avanti ad altri, che la domanda va verso quella direzione: quando ci sarà il primo yacht completamente ‘carbon free’, tutti gli altri lo vorranno. Influire su quella fascia elevata di popolazione che spesso ha un ruolo decisionale importante, vuole dire avere un effetto volano fondamentale per il cambio di mentalità”.