Nel pavese un complesso aziendale che integra tutte le funzioni si focalizza attorno alla corte d’ingresso, dove quattro anelli luminosi circondano altrettanti alberi tipici della pianura lombarda.
L’occasione è stata il 75° anniversario di attività dell’azienda: nel 2020 la Ugolini, storica produttrice di macchine refrigeranti per bibite e gelati, ha inaugurato la nuova sede aziendale, che riunisce in un unico luogo gli uffici, la produzione e il magazzino, precedentemente dislocati in zone diverse. Il sito prescelto si trova nella pianura pavese, nel comune di Torrevecchia Pia, nei pressi del fiume Lambro; il progetto è stato affidato allo studio milanese Barreca & La Varra, fondato nel 2008 da Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra. Lo studio, che negli anni ha assunto rilievo internazionale per architetture di headquarter, masterplan, riqualificazioni e progetti di funzione pubblica (è attualmente impegnato nell’edificazione del nuovo Policlinico di Milano), ha seguito il progetto Ugolini nella sua totalità, dal masterplan agli edifici, dal landscape agli interni.
La corte raccorda tutte le funzioni
Dal committente è giunta sin dall’inizio una richiesta chiara: concentrare in un unico complesso tutte le funzioni, da quelle prettamente amministrative e commerciali a quelle produttive, oltre alla logistica, e garantire a tutti i dipendenti l’accesso da un unico ingresso. “L’idea era quella di avere un edificio che costituisse una corte”, afferma l’architetto Gianandrea Barreca, “come quelle delle cascine lombarde tipiche di questo territorio, che al tempo stesso fosse un organismo unico, senza separare ciò che è amministrazione da ciò che è industria e magazzino. La corte, attorno alla quale si collocano gli edifici, inanella le diverse anime della Ugolini, equilibrando i pesi: tutti si riconoscono nell’ingresso e nell’uniformità del complesso.” Gli edifici per gli uffici (3000 mq su due piani) e quelli per la produzione (5500 mq) si compenetrano, accomunati dal tetto a falde, mentre il magazzino (5700 mq), benché molto vicino, è isolato per essere accessibile su tutto il perimetro. “Era necessario un linguaggio comune a tutti gli edifici,” continua l’architetto Barreca, “quindi c’è maggiore qualità sugli edifici industriali e più sobrietà sugli uffici. Il progetto è scandito da una certa metrica, affidata alla regolarità delle finestrature, volutamente molto grandi (3,6 di larghezza per 2,4 m di altezza), collocate su tutto il perimetro degli uffici. L’idea cromatica complessiva rimane molto sobria e ordinata.”
Materiali industriali e dettagli preziosi
I volumi degli edifici sono connotati da tre materiali: una facciata ventilata grigia in GRC (Glass Reinforced Concrete), pannellature prefabbricate in cemento e la lamiera grecata verniciata che fa da coronamento a tutte le coperture. “All’interno la spazialità è stata lavorata per definire la funzione dei tre organismi”, chiarisce il progettista: “il magazzino ha un’altezza enorme, è un grande involucro contenente le scaffalature e con luce artificiale. La zona della produzione è in un contesto in cui prevale il bianco, con grandi lucernari sul tetto che inondano di luce lo spazio. Infine, l’edificio degli uffici si struttura con un’articolazione molto più minuta, in cui i vari spazi sono disegnati in maniera appropriata rispetto alla funzione: la mensa condivisa, lo spazio ricreativo, i corridoi, le lobby d’ingresso, gli uffici singoli e gli open space.” Le lobby, in particolare, hanno sfondati a doppie e triple altezze fino al tetto a capanna, che dall’interno si percepisce. Per questi spazi sono state utilizzati materiali preziosi, come il legno massello che riveste le lobby principali, in continuità con la pavimentazione delle scale, anch’essa lignea.
Illuminazione calibrata per esigenze diverse
In tutto lo spazio uffici l’illuminazione differisce a seconda degli ambienti, per rimarcare la loro peculiarità: “La mensa prende luce da una grandissima vetrata, oltre ad essere illuminata da una schiera di tubi al neon filiformi (Bacchetta Magica di Mario Nanni per Viabizzuno) posizionati secondo un un disegno cassettonato del controsoffitto, che aggiunge un valore di disegno all’ambiente dove tutti i dipendenti si riuniscono per il pasto.” Le postazioni di lavoro, invece, sono illuminate dalla barra lineare Profilo GC (un progetto di Guido Canali sempre per Viabizzuno), mentre nelle sale riunioni ci sono lampade pendenti basse e faretti. Più scenografico è l’impatto delle luci negli atrii a tripla altezza, in cui spiccano le lampade decorative Gavin di Olev, design di Massimo Tonetto, in gruppi di tre sospensioni led ad anello, variamente inclinate, che assumono il rilievo di sculture luminose.
Quattro alberi coronati da anelli di luce
La corte d’ingresso assume un ruolo particolare nell’unificazione del complesso: è spazio di passaggio e di identificazione. Vi sono stati piantati quattro alberi – un platano, un gelso, una quercia e un frassino – che richiamano l’ambiente naturale della Pianura Padana. Gli alberi sono protagonisti dello spazio grazie a quattro anelli luminosi che li circondano, con un un diametro dai 7 ai 9 metri per un’altezza di 3, poggiati su quattro sottili piedi metallici. Alcuni anelli trovano posto anche nelle aree della corte senza gli alberi. “Sono stati disegnati custom per questo spazio”, chiarisce Gianandrea Barreca, “fatti su misura da un fabbro e da un artigiano con corpi illuminanti led, ma ora ne stiamo studiando lo sviluppo per un’eventuale produzione. Sono strutture segnaposto, finestre di luce nella notte; fanno da corona ai grandi protagonisti, i quattro alberi, di cui illuminano il piede. Di giorno sono sculture metalliche silenziose ed enigmatiche, in relazione con l’ambiente e l’architettura del complesso. Chi accede agli ingressi le attraversa, passando sotto a quelle posizionate nelle aree di transito.”
di Antonella Galli