Il settore della nautica di lusso è caratterizzato da un alto livello di innovazione e attenzione al dettaglio, che garantisce l’eccellenza dei prodotti finali e ne esalta le caratteristiche costruttive.
Sempre più abitazioni galleggianti, luoghi nei quali l’armatore può trascorrere il proprio tempo (spesso interi mesi) godendo del medesimo comfort che potrebbe trovare in una casa. Questi gli yacht che oggi gli armatori chiedono. Per far fronte alla domanda, i cantieri si ‘attrezzano’ facendo molta ricerca, investendo importanti cifre e collaborando con i migliori professionisti per realizzare progetti ogni volta cuciti sui desideri del cliente finale. Da tre cantieri differenti sia per storia, heritage e filosofia aziendale, emergono alcuni punti salienti e imprescindibili in un progetto attuale: attenzione verso la sostenibilità, declinata in modi diversi, mutamento degli spazi interni ed esterni per un maggior contatto diretto con la natura circostante e comfort a bordo legato a silenzio e vibrazioni. “Negli ultimi anni la tendenza più seguita e perseguita da progettisti e produttori di yacht è stata quella di trasporre su acqua ogni comfort che caratterizza una villa di lusso sulla terra ferma – spiega Jozeph Forakis, yacht designer, fondatore dello studio Forakis, con sede a Milano e New York, e membro dei Boat International Design&Innovation Awards – determinando uno sfortunato isolamento dell’esperienza di sentirsi, ed essere, immersi in acqua. Invece, credo sia fondamentale percepire questo contatto con la natura circostante, con l’acqua e l’aria aperta, che ti seguono ovunque e non ti abbandonano mai, quando sei su una barca. Il mio obiettivo è sempre quello di riuscire a trasferire e portare l’outdoor e il contesto esterno anche all’interno dei volumi, con nuove tipologie di spazi flessibili e trasformabili che si possano adattare al meglio alle diverse condizioni metereologiche e soprattutto ai diversi scenari legati alla socializzazione o la vita in barca in generale, che cambiano durante l’arco della giornata”.
Quando si parla di sostenibilità, dal punto di vista di un progettista lo spettro da considerare parte da un punto di vista più allargato: l’oggetto in questione deve durare a lungo, il più a lungo possibile. Da qui si parte, per ragionare in termini di rispetto e impatto ambientale andando nello specifico. “Il principio più importante legato alla sostenibilità – conferma – è quello di rendere ogni progetto durevole nel tempo, evitando di abbracciare tendenze temporanee o tecnologie che facilmente potrebbero diventare obsolete o superate. Questo vale in termini assoluti, e dunque è una condizione che applico anche quando progetto yacht, non solo oggetti di piccola scala. Nella progettazione di uno yacht, la filosofia dovrebbe essere quella di costruire l’imbarcazione più leggera, più resistente, della massima qualità, che possa resistere più a lungo nel tempo in termini di quello che tecnologia, innovazione e ricerca ingegneristica possano consentire. Questo si traduce nella costruzione di imbarcazioni che, indipendentemente dalla tecnologia di propulsione o dalla fonte energetica utilizzata, siano le più efficienti da gestire e da mantenere, in ogni momento, e in ogni condizione prevedibile. Il progetto di uno yacht di alta qualità deve essere concepito e realizzato sulla base di valori duraturi, e non su tendenze passeggere”.
Per le sue ultime realizzazioni, tra cui c’è il CLX96, un SAV (Sea activity vessel) di lusso da 29,5 metri realizzato da CL Yachts, vincitore del Good Design Award 2020, l’obiettivo a breve termine è “quello di rendere effettivo un lavoro artigianale il più efficiente possibile, utilizzando le tecnologie più sostenibili disponibili sia per la produzione che per il funzionamento della barca. Tuttavia, a lungo termine l’unica vera soluzione è che i principali attori del settore in generale collaborino alla creazione di un nuovo paradigma, per trovare la migliore soluzione di energia alternativa e la smettano di sprecare tempo e risorse con sforzi individuali e ridondanti in parallelo. Storicamente, i costruttori di barche hanno sempre utilizzato soluzioni energetiche disponibili sul mercato di massa – principalmente diesel ad esempio – alla portata di tutti. Perché, in questo momento di crisi, non cambiare quel modello e trovare la migliore soluzione possibile, che tutti possano utilizzare? Mettendo insieme i migliori ingegneri e affrontando i problemi con una mentalità in cui i valori e i principi vengono prima di qualsiasi altra cosa, sono sicuro che si potrebbe trovare una sorta di accordo tra le parti, per spingere il mercato verso la migliore soluzione possibile. Dopodiché, l’obiettivo diventa quello di ridimensionare la questione, in modo che con la produzione di massa questa nuova tecnologia o risorsa possa essere utilizzata da tutti i players coinvolti”.