Il mobile italiano “bello e ben fatto” di seconda mano trova un canale distributivo nelle piattaforme online, superando le barriere geografiche. Per il consumatore, l’usato è un acquisto giusto e sostenibile.
Beni fatti per durare nel tempo, con un fiorente mercato dell’usato su cui contare e con l’online che diventa strumento ideale per incrociare domanda e offerta, superando anche le barriere geografiche. I mobili per la casa si prestano, proprio per la loro capacità intrinseca di superare i limiti temporali, a soddisfare il trend della second hand economy, che complessivamente vale (dati dell’Osservatorio Second Hand Economy condotto da Bva Doxa per Subito) 23 miliardi di euro e che vede proprio la categoria casa e persona svettare tra gli oggetti più trattati nelle contrattazioni di seconda mano. L’osservatorio precisa che 23 milioni gli italiani si sono affidati nel 2020 alla compravendita dell’usato, portandola al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più diffusi e praticati superando l’acquisto di prodotti a km zero e inseguendo a poca distanza l’acquisto di lampadine led, mentre in classifica svetta la raccolta differenziata dei rifiuti. Questa propensione va in controtendenza rispetto al comportamento di chi, un tempo, voleva risparmiare e acquistava arredi più economici e difficilmente piazzabili nel mercato dell’usato. Un comportamento, quello dell’acquisto di un mobile con data di scadenza, oggi poco in linea con le attenzioni verso le sostenibilità e con il contenimento dell’utilizzo di risorse naturali. Di conseguenza, l’usato torna di moda e si stanno moltiplicando non solo i negozi specializzati nell’offerta di mobili vintage, ma anche le piattaforme dedicate e che mettono in contatto venditori e potenziali compratori. Tra queste, sta crescendo il peso di un player italiano specializzato come Deesup.
OBIETTIVO 22 MILIONI
Deesup ha programmi ambiziosi. “Al momento stiamo girando sui 100mila euro di ricavi mensili – afferma la co-founder e CEO Valentina Cerolini – e da qui a 12 mesi manterremo questo passo, ma abbiamo già avviato un round di finanziamento che ci permetterà di diventare la piattaforma europea di riferimento nel nostro mondo, aumentando la community di venditori e ripetendo in altri Paesi europei quel che abbiamo costruito in Italia. Con gli investimenti che metteremo in atto, puntiamo a 22 milioni di euro entro tre anni”. I prodotti che entrano in piattaforma devono possedere un marchio riconoscibile e Deesup non si limita a fare l’intermediario online. “Il nostro team seleziona e approva i prodotti destinati alla vendita prima di avviare tutte le operazioni di promozione. E già questo modo di operare ci differenzia rispetto alla concorrenza. Inoltre, il venditore non entra mai a contatto diretto con il compratore perché la gestione della spedizione è a carico nostro. A chi vende, chiediamo soltanto di applicare un sistema di imballaggio prestabilito e di rendersi disponibile al momento del ritiro da parte dei nostri corrieri”. Tra gli utilizzatori non compaiono soltanto i consumatori, ma anche diversi retailer, showroom e negozianti multimarca autorizzati per la distribuzione di marchi primari, che hanno scelto Deesup per valorizzare la propria esposizione. Si sono poi aggiunti i produttori, e tra questi alcuni brand interessati alla valorizzazione delle rimanenze: tra i partner di Deesup compaiono Magis, Duravit, Contardi per il comparto illuminazione, Unopiù per gli arredi da giardino ed Emeco per le sedie da materiale riciclato.
IL SUCCESSO DEL VINTAGE MADE IN ITALY
Un aspetto evidenziato da Cerolini è quello delle potenzialità di successo del mobile vintage made in Italy al di fuori dell’Italia. Oggi le vendite all’estero rappresentano circa il 70% del totale che transita per la piattaforma Deesup. “Per i compratori che vivono in Germania, Benelux, Francia e in altri Paesi europei, non è facile accaparrarsi certi pezzi abbastanza diffusi in Italia: per loro sono preziosi e introvabili. Così, attraverso la nostra piattaforma, riusciamo a dare visibilità internazionale a prodotti che magari sono custoditi in un magazzino periferico e certamente non ne avrebbero se non transitassero per Deesup. Abbiamo consegnato ordini anche in Giappone e in Australia. E stiamo sdoganando l’usato, evidenziando come un pezzo bello e ben fatto possa avere infinite vite”. Del resto, precisa la CEO, all’estero c’è alta predisposizione all’acquisto online e a fronte di un interesse potenzialmente elevato per i brand italiani di design, l’offerta scarseggia. “Ci sarebbero ottime opportunità legate ai grandi mercati extra Ue, ma già l’Europa ci pare un terreno molto fertile per raccogliere quanto stiamo seminando”. Distinguendo per categorie di prodotto, Cerolini evidenzia il successo delle lampade e delle soluzioni da illuminazione, mentre tra i marchi più gettonati le fortune cambiano a seconda della fascia di prezzo e del Paese di riferimento. “In Germania, per esempio, ricercano con particolare attenzione i prodotti di Giorgetti, mentre in una fascia di prezzo accessibile per le lampade c’è l’ottimo riscontro su Flos. E poi c’è tutto un canale legato al modernariato e ai pezzi retrò che prende piede sia in Italia che all’estero”. Deesup ha invece scelto di non operare né come ricondizionatore di prodotti segnati dal tempo (“Anche perché chi compra questi pezzi non li vuole necessariamente rimettere a nuovo”) né nel cosiddetto buy-back. Il pericolo di incappare in pezzi contraffatti viene gestito con attenzione nella fase di selezione dei prodotti e comunque, qualora ci fosse l’incidente di percorso (“Finora non è mai capitato” precisa la CEO), il pezzo incriminato viene restituito al mittente. In termini socio-economici, Deesup si pone quindi come piattaforma sostenibile del made in Italy. “Il nostro modello allunga la vita utile degli oggetti e limita la produzione non necessaria. Poi però il prodotto deve essere ritirato e consegnato, ed entriamo nella difficile questione della logistica. Qui cerchiamo di limitare l’impatto, attraverso la compensazione delle emissioni originate nel trasporto e gestendo ritiri e spedizioni in ambito geografico localizzato per evitare chilometri a vuoto, secondo le previsioni del programma GoGreen di Dhl” conclude.
di Andrea Guolo