Per essere Smart una città non deve semplicemente essere digitalizzata, ma includere anche parametri legati all’inclusività e alla sostenibilità. Milano, ad oggi, è al vertice della classifica tra tutte le città italiane prese in esame.
Il percorso di trasformazione verso la città 4.0 viene definito da parametri che possano considerarla intelligente, digitale, inclusiva e sostenibile. Secondo ICity Rank, rapporto nazionale italiano elaborato annualmente da FPA – ForumPA, delle 107 città capoluogo prese in esame, Milano si posiziona al primo posto. Classifica stilata a partire da 6 indici che corrispondono alle 6 dimensioni che misurano la qualità urbana: solidità economica, mobilità sostenibile, tutela ambientale, qualità sociale, capacità di governo e trasformazione digitale.
La smartness di Milano nel confronto europeo
Punto nevralgico è l’allineamento e il confronto non solo del capoluogo meneghino col resto dell’Italia, ma con il resto d’Europa. “La definizione di Smart City non è ovvia – spiega Gioia Ghezzi, vicepresidente Assolombarda con delega a Sviluppo sostenibile e Smart Cities, Board member EIT (European Institute of Innovation and Technology) e Presidente della ‘Milano Smart City Alliance’ – e cambia a seconda degli interlocutori. Noi siamo partiti dal concetto per cui definire una città ‘smart’ significa parlare di una città più semplice e piacevole da abitare sia per i cittadini che per le imprese. In questo senso si includono quindi tutti gli aspetti ambientali e sociali di equità. Siamo orgogliosi del traguardo raggiunto da Milano, anche se il percorso è ancora lungo ed è importante per questo il confronto internazionale”. Il Booklet Smart City, nato in collaborazione tra Assolombarda e EY, monitora da un punto di vista quantitativo come Milano interpreta e realizza la ‘smartness’ urbana, confrontandola con 4 città capoluogo delle regioni manifatturiere maggiormente produttive a livello europeo, simili per ruolo e vocazione economica: Barcellona, Lione, Monaco e Stoccarda. “Sono città industriali – continua la Ghezzi – e gli indicatori utilizzati aiutano a definire quando una città può considerarsi ‘smart’. Se ci focalizziamo sul territorio nazionale invece, non esiste una ricetta universale: serve adattare la definizione al territorio preso in esame. Non possiamo credere che Milano sia l’unica Smart City italiana, città come Torino e Bologna hanno condotto attività interessanti. Il tema che le accomuna tutte è far recepire l’importanza di unire le forze tra pubblico e privato. Solo così si genera innovazione”. E’ di recente formazione la Milano Smart City Alliance, costituita da Assolombarda insieme a 9 imprese (A2A Smart City, Accenture, ATM, Cisco, Coima, Enel X, IBM, Siemens, TIM) che insieme stanno lavorando per costruire la città del futuro, ideando progetti catalizzatori e sostenendo iniziative per promuovere un modello di sviluppo urbano basato su innovazione, sostenibilità e collaborazione. “I progetti vanno dal tema delle Near Working Communities per favorire il lavoro vicino alla propria abitazione alla Cyber Security, dalla mobilità legata alle data towers e alle mobility platform sino a progetti relativi a Smart District e Living Hubs. Puntiamo poi a portarli a Expo Dubai 2020”.
L’intelligenza della città nel rapporto col cittadino
Il vero passo avanti per Milano, indubbiamente modello virtuoso per il resto del Paese, è avvenuto grazie al policentrismo. Non esiste più solo un centro nevralgico, ma diversi. Jacopo Bargellini, Business and innovation strategic consultant, punta a una riflessione sul nuovo modello urbanistico della città. “La Smart City non deve partire dal tema della digitalizzazione – afferma – ma dalla ‘fisicità’ e dalla relazione, dalle compenetrazioni nel tessuto urbano in cui si generano possibilità. La città del futuro è una città che non parla di spazi, ma di luoghi. Lo spazio è quel volume libero che sta tra due luoghi, ed è quindi privo di senso. Urge trasformare gli spazi in luoghi, che così acquisiscono significato”. Altra parola chiave è ‘diffusione’. “Abbiamo in Italia una vasta quantità di borghi, alcuni abbandonati e trascurati. Lo sviluppo verso l‘innovazione passa anche dal concetto di abitare diffuso nei borghi, tendenza forse accelerata dalla pandemia”. Luoghi, i borghi, in cui non è necessario dare senso al contesto, ma dove urge puntare sui servizi offerti. “La tecnologia è necessaria, ma deve fungere da mero strumento – continua – Il digitale è il mezzo, non il fine per diventare una Smart City”.
Mobilità verticale
Domenico Gagliardi ha iniziato un paio di anni fa ad approfondire il tema della Urban Air Mobility. Oggi è fondatore e presidente di Walle, startup nata nel 2019 che mira a lanciare entro il 2025 il primo servizio di airtaxi per trasporto di persone. Perché parlare di mobilità aerea? “Le città soffrono di un problema di fondo – dichiara -. Oggi sono ancora costruite attorno alle auto. In un futuro non troppo lontano però, i veicoli andranno a sparire perché nei grandi centri urbani, come Roma o Milano, ci si può tranquillamente muovere senza l’auto privata. Entro il 2030 la maggior parte della popolazione abiterà in città: serve dunque ripensare il contesto urbano anche secondo nuove logiche di trasporto. Da quello su gomma a livello strada o su binari sottoterra, dobbiamo prendere in considerazione anche il cielo”. La mobilità del futuro si baserà sull’intermodalità, ovvero l’utilizzo di più mezzi di trasporto per un unico viaggio. “Walle si inserisce all’interno di un contesto legato alle Smart Cities collegando punti strategici delle città: il centro con l’aeroporto, la stazione ferroviaria con il porto più vicino o gli snodi autostradali principali. Il tema dell’air mobility mette sul piatto la sfida infrastrutturale – continua – e il mercato necessita dei vertiporti, paragonabili all’aeroporto per gli aerei o alla stazione per i treni: questa è la base per i velivoli del futuro (chiamati EVTOL, Electric Vertical Take-off and Landing), che modificherannno in modo significativo il collegamento delle grandi città verso l’esterno”.
di Valentina Dalla Costa