Un gruppo sinonimo di innovazione e made in Italy che opera attraverso 24 società controllate e collegate e vanta una rete distributiva tra cui spiccano 55 showroom monomarca nelle principali città del mondo.
Carlotta de Bevilacqua, la “signora della luce”, sale sul palco del secondo Design Summit accompagnata dallo sguardo attento di Ernesto Gismondi, marito e fondatore di Artemide, presente in prima fila. Il suo intervento in veste di vicepresidente unisce l’excursus tra la storia dell’azienda che ha segnato tappe fondamentali dell’approccio-design nell’illuminazione, partendo dalle prime collaborazioni con maestri quali Giò Ponti e Vico Magistretti fino alla partnership con Michele De Lucchi, alla descrizione di una realtà oggi sempre più fondata sulla progettazione, da cui dipende il 55% del fatturato aziendale (124 milioni di euro nel 2015).
Avete trasformato la luce in elemento indispensabile per eventi, installazioni e progetti realizzati assieme ai brand. Cos’ha comportato questa scelta?
La collaborazione tra impresa e designer fa parte del dna di Artemide. Con il tempo ci siamo organizzati per iniziare un percorso insieme ai progettisti che spesso ha dato esiti straordinariamente innovativi. Artemide ha all’interno una grande competenza, che le permette di cavalcare la rivoluzione tecnologica in atto e, attraverso cinque stabilimenti in Europa, di interpretare anche le richieste be-spoke. C’è molta sinergia tra progettisti e aziende che si occupano di luce, ma non è sufficiente.
Cos’altro?
Occorre la capacità di gestire a livello industriale le richieste, che si possono tradurre in grandi quantità perché i partner sono spesso grandi catene di hotel, e al tempo stesso di trasferire a catalogo una parte di quelle innovazioni. Ernesto Gismondi ha scelto di occuparsi della luce con una gamma prodotti completa e questo oggi rappresenta per noi un grande vantaggio competitivo.
L’azienda è sempre più internazionale…
Abbiamo 16 filiali estere e 55 showroom nel mondo, ma ancora oggi l’Italia vale il 25% del fatturato e, lo dico con orgoglio, quest’anno si sta rivelando clamorosamente positiva. Quanto al design, saper ascoltare ciò che accade nel mondo ci offre una grande forza, ma poi è l’Italia il luogo del progetto. Tutto accade da noi.
Vi quoterete in Borsa?
Chi vivrà vedrà, mi han detto di rispondere… Per noi è un tema sempre aperto, ma non attuale.
di Paola Cassola