Ingo Maurer avvia la distribuzione con Nemo in Francia e con Moroso in Italia. Gli accordi rispondono alla necessità di accompagnare la creatività riconosciuta a livello mondiale con una presenza più efficace nei mercati di riferimento. Ce ne ha parlato Claude Maurer
Chi non si è mai commosso di fronte ai piccoli e grandi capolavori di Ingo Maurer? Nei prossimi giorni, durante la design week milanese, il maestro della luce ci farà nuovamente emozionare di fronte a qualcuna delle sue novità: “La festa delle farfalle”, per esempio. Si tratta di una piccola, poetica composizione luminosa, composta da 34 farfalle, una libellula in carta e tre lampadine che, come fossero dei frutti, sono appoggiati su un piatto in porcellana che irradia luce sopra e sotto. Ingo Maurer non è soltanto uno dei più grandi maestri della “luce” contemporanea; è anche un imprenditore, alla guida dell’azienda che porta il suo nome. Insieme a sua figlia Claude Maurer, amministratore delegato (carica condivisa con il padre e Marc Oliver Schneider, manager entrato l’anno scorso in azienda), sta gestendo una delicata fase di cambiamento aziendale, perché è necessario, in questa fase, strutturarsi sotto il profilo distributivo nei principali mercati internazionali.
SPERIMENTAZIONE AUTOPRODOTTA
Claude Maurer ha lo stesso tono pacato e fermo del padre. Dallo showroom di Kaiserstrasse, sede storica dell’azienda nel cuore di Monaco di Baviera, racconta i cambiamenti che l’azienda sta pianificando, mentre la settimana milanese del design già bussa alle porte. E sottolinea come, in Ingo Maurer, si continui a respirare l’atmosfera degli inizi, “del creativo che progetta e sperimenta”, con il quale il padre, negli anni Sessanta, diede il via all’attività e che gli permise di trasformare alcune sue idee in lampade-culto come la Bulb che, dal 1969 ad oggi, è stabilmente presente nella collezione del Moma di New York. Oggi come allora, Maurer mantiene un forte “legame sentimentale” con l’Italia che rimane un mercato fondamentale per la sua attività, una cartina di tornasole. “Allora, quando l’Europa non era unita, avere una buona relazione con l’Italia fu per mio padre molto importante. Lo faceva sentire più forte nelle sue scelte. L’Italia lo incoraggiò a proseguire con le sue idee e progetti”, precisa Claude. Negli anni Settanta, la società si ingrandì e Maurer all’epoca si recava spesso in Giappone alla ricerca di distributori, di produttori, di materie plastiche. Fu allora che scoprì la carta, materiale importante per il suo lavoro: bianca, eterea, leggera, perfetta per trasmettere la sua idea di luce. In Giappone nacque la collezione Uchiwa, e fu un successo di vendite. Agli inizi degli anni Ottanta, con l’avvento del basso voltaggio, Maurer pensò ad nuova generazione di lampade e, sempre negli stessi anni, cominciò a lavorare in team con un gruppo di giovani creativi designer, artisti, artigiani. “Il team è sempre stato fondamentale per mio padre. Non riuscirebbe a lavorare da solo”, ricorda Claude. E oggi come allora, l’azienda è contraddistinta dal bisogno di autoprodurre le sue creazioni. “Sin dall’inizio abbiamo fatto tutto internamente: idee, prodotto, packaging, vendita. Tutto sotto lo stesso tetto. È una scelta di cui andiamo orgogliosi. Insomma, siamo fieri di come lo spirito di Ingo Maurer sia rimasto quello dell’inizio”. Da oltre dieci anni, la produzione si fa fuori città perché lo storico indirizzo di Kaiserstrasse 47, a Monaco di Baviera, non bastava più. Come allora, anche oggi c’è moltissimo “fatto a mano”, che rappresenta l’unicità dell’azienda. A Monaco sono rimasti gli spazi, una sorta di “factory” dedicata alla cultura della luce. Lì vengono progettate le collezioni, realizzati i prototipi, gestita l’amministrazione, le vendite e lo show room, dove si organizzano workshop, eventi e mostre. “È molto ispirazionale, per noi, ospitare esposizioni di altri creativi e designer ed è molto interessante vedere la gente entrare non solo per comprare i nostri prodotti”.
CON NEMO E MOROSO
Claude Maurer ha cominciato a lavorare nell’azienda di famiglia quattordici anni fa: dal 2011 fa parte del management. “Mio padre ha più di 80 anni – racconta – ed è sempre molto operativo, ma da qualche anno, soprattutto dopo il decesso di Jenny Lau, moglie di Ingo, e direttrice per tanti anni, stiamo pensando al futuro dell’azienda. Per questo si è resa necessaria la presenza di una terza persona, che ci sostiene sul fronte distributivo”. Questa terza persona è arrivata lo scorso anno. Si tratta di Marc Oliver Schneider e il suo obiettivo è riorganizzare la distribuzione per accelerare la crescita. Con un fatturato intorno ai 10 milioni di euro e una settantina fra dipendenti e collaboratori, l’azienda, per sostenere la competizione internazionale ed essere più forte sui mercati, ha anche bisogno di ristrutturare la sua distribuzione. “Non si tratta di un cambiamento veloce – ci tiene a sottolineare Claude Maurer – ma di un ‘processo’ che vogliamo non sia traumatico per le persone che lavorano all’interno”. Ed è per questo che Maurer, per non stravolgere la propria identità di azienda creativa, ha avviato una serie di collaborazioni internazionali, puntando su partner italiani. “La strategia distributiva – continua Claude – era affidata esclusivamente ad agenti multimandatari. Oggi quella strada non sembra più l’ unica percorribile. Dobbiamo essere presenti nei mercati in un modo forte e diretto. Inoltre, per troppo tempo, abbiamo fatto riferimento solo a rivenditori di arredamento e luce, lasciando scoperto il fronte della distribuzione specializzata degli architetti e dei progettisti”. Ed ecco che a settembre è stato raggiunto l’accordo con Nemo per la distribuzione delle luci di Ingo Maurer in Francia. Si è aggiunta ora la partnership con Moroso. Le origini delle due intese vengono ricordate dalla stessa Claude. “Un paio d’anni fa, mio padre incontrò Federico Palazzari, alla guida di Nemo, che ha una società distributiva molto solida e radicata in Francia. E ci siamo affidati a lui per quel mercato”. Quanto a Moroso, racconta: “Il nostro showroom a Monaco è molto grande, perciò abbiamo pensato che ci sarebbe piaciuto dargli un nuovo carattere, inserendo l’arredo. Ed è stato naturale pensare a Moroso, con cui c’è una relazione consolidata. Abbiamo un modo simile di pensare il design, lavoriamo entrambi sui materiali e su prodotti molto personalizzati, con uno spirito comune. Ci piace la loro filosofia di creare lifestyle e ci piace l’idea di mostrare i nostri prodotti in un’ambientazione. Potrebbe rappresentare un’opportunità ulteriore di vendita per entrambi”. E poi c’è anche una questione di rapporti umani. “Ci piace la personalità di Patrizia Moroso e del suo team, siamo amici. Così ci siamo incontrati e abbiamo deciso che si poteva fare qualcosa insieme, anche nel loro negozio a Milano e al Salone. Per adesso è l’inizio di una collaborazione. Vedremo come potrà svilupparsi”.
ORDINE IN COLLEZIONE
Un altro obiettivo centrale per Ingo Maurer è quello di fare ordine nella collezione dei prodotti. “Sono troppi”, dice Claude. “In passato, presentavamo dalle sei alle dieci novità ogni anno, e poi diventava difficile trasformare il progetto in prodotto perché non siamo così grandi da poterli sostenere tutti a livello commerciale. Abbiamo delle luci molto complesse, la cui vendita è limitata. Così abbiamo deciso di eliminare alcuni articoli dal catalogo e di concentrare maggiormente la produzione”. Una scelta necessaria, che però non muterà l’impronta del brand. “Non vogliamo cambiare identità, ma semplicemente concentrare le forze”, conclude.